Marzo è un mese caldo per la bibliografia calcistica italiana, dopo il libro di Dario Hubner, arriva quello di Marco Van Basten: Fragile.

Così uguali, così diversi Hubner e Van Basten, il primo ha iniziato a sognare a 30 anni, proprio da San Siro, l'altro invece, purtroppo, ha dovuto smettere a 29 e proprio la Scala del calcio quel giorno, gli ha tributato una standing ovation da brividi. 

Un addio surreale, l'immagine del cigno in mezzo al campo col giacchetto di rennino e la mano alzata che ringrazia e saluta è rimasta indelebilmente scolpita nella mia/nostra memoria, così come i gol coi quali ha incantato l'Italia e il mondo con la maglia del Milan e quella della nazionale olandese. 

Uno che ha iniziato a giocare nel calcio che conta a 17 anni e mezzo entrando al posto di un certo Johan Cruijff segnando all'esordio, col senno di poi: un predestinato. Lui che tra l'altro con la maglia arancione ha vinto (a differenza di Cruijff) anche un europeo nel 1988 segnando un gol da cineteca in finale contro l'Urss ("con una caviglia sana non avrei mai calciato in quel modo" dirà in seguito).

I tre palloni d'oro, le tre Coppe dei Campioni, i titoli di capocannoniere, la scarpa d'oro e tutte quello che si poteva vincere vinto. Sempre con eleganza, dentro e fuori dal campo. Il cinismo e la disinvoltura del bomber di razza uniti a una classe unica che lo hanno reso uno dei più grandi calciatori di tutti tempi.

Solo una volta un gesto al di là delle righe, quando dopo un gol in Coppa Italia contro il Torino si esibisce in un balletto di scherno sopra Pasquale Bruno, che è sdraiato e non se ne rende subito conto, Capello invece si e lo sostituisce, più che per il gesto per preservarlo dall'inevitabile reazione di 'O Animale. 

Credo che la biografia ufficiale del cigno di Utrecht rappresentasse un vuoto troppo grande nel panorama dei libri calcistici, un vuoto che oggi è stato colmato e non può non essere letta.