Quando pensi al rettangolo verde, pensi ai gol alle geometrie ai tifosi sugli spalti pronti ad urlare gol. Questo è quello che immaginava anche un giovane camerunense di nome Marc-Vivien Foé.
Un gigante di 1,88 centimetri, che giocava a centrocampo e che nel giro di tre anni si è trasferito dal Camerun - sua patria - in Europa al Lens. Quel ragazzo tutto sorrisi, in poco tempo era diventato il beniamino di tutti i tifosi francesi. Il sogno di quel ragazzo si era avverato, quello di arrivare a giocare in Europa, dove tanti campioni camerunensi avevano fatto molto bene.
Quando si trasferì dal Camerun in Francia nella sua testa giravano i volti di Tomas N'Kono,Jay Jay Okocha,Abedì Ayew,Roger Milla,George Weah,Samuel Eto'o, gente che aveva fatto grandi cose sia con la maglia del Camerun che nelle squadre di club. Il diciannovenne quando scese in terra francese si sentì subito a casa, per lui ci fuorono molte attenzioni, lui era felice e pronto a mettersi a disposizione di quel club che aveva creduto in lui. Le attese furono confermate, Mark era un centrocampista centrale, abile di testa grazie alla sua stazza, ma anche un ottimo palleggiatore in mezzo al campo. Riuscì con la maglia del Lense addirittura a vincere un campionato francese, il suo sogno stava per regalargli un'altra grande sorpresa, infatti il Mancester United era pronto a portarlo a casa, tutto era in accordo con il club francese, ma mentre era in procinto di terminare la stagione 1997-1998, ma un grave infortunio fece saltare tutto, per lui anche il sogno di partecipare al Mondiale in Francia, scelto dalla Nazionale del Camerun Jean Vincent francese sulla panchina camerunense. Per Marc-Vivien fu un duro colpo, il suo sogno lo aveva tradito, già si vedeva con indosso la maglia del Manchester United nonchè la magia di partecipare ad un Mondiale, dove molti campioni si ritrovavano per sfidarsi con le varie nazionali.
Ma il ragazzo non si abbattè, anzi... La riabilitazione e il ritorno in campo.
Torna il Foè che tutti ammiravano nel giro di pochissimo tempo. La sua esperienza al Lens era giunta al termine, il suo nuovo club per la stagione 1999-2000 era in terra inglese, nel West Ham. L'appeal con il calcio inglese però non sembra proprio essere facile, infatti dopo una stagione ritorna in Francia, stavolta tra le fila del Lione con cui vince una coppa di Francia e un Campionato in due stagioni 2000-2002, oltre che la sua prima Coppa D'Africa con il Camerun 2000. Ma l'Inghilterra chiama ancora, stavolta è il Manchester City. Stavolta il salto di qualità potrebbe essere definitivo. Il suo passaggio ai Citizen s'intreccia con la seconda covocazione ad un Mondiale, quello del 2002 in Corea e Giappone dove Marc partecipa, dopo tanti sacrifici. Foè era un centrocampista che risultava molto forte anche a ridosso delle punte, con un tiro potente. Amico fraterno di Rigobert Song ex calciatore della Salernitana anni '90. Foè riesce quindi a giocare quel Mondiale,arrivando da protagonista con la sua nazionale che poco prima gli aveva fatto alzare per la seconda volta nella sua carriera la Coppa D'Africa e che quattro anni prima saltò tra il dispiacere di un infortunio maledetto e il passaggio al Manchester United sfumato, stavolta la sua partecipazione era certa, anche se poi la sua Nazionale alla fine ebbe vita corta uscendo a girone, ma sfiorando il passaggio del turno sfuggito per una sconfitta contro la potentissima Germania. Per Marc tutto sembrava brillare, tutto luccicava intorno a lui.
Con il City andava molto bene, la sua impronta nel calcio inglese aveva preso piede. La stagione 2002-2003 passava in tranquillità. In estate 2003 ci sarebbe stata la Confederation Cup, alla quale partecipava anche il suo Camerun. La competizione si giocava in Francia le partecipanti al torneo erano;Francia,Giappone,Colombia,Stati Uniti,Camerun,Brasile,Nuova Zelanda e Turchia. La nazionale camerunense, aveva una rosa importante, tra i più importanti; Kameni tra i pali, Rigobert Song in difesa, Achille Emaná e Eric Djemba-Djemba a centrocampo, mentre in attacco c'era sua maestà Samuel Eto'o. Molte nazionali importanti avevano rifiutato di partecipare, ma c'erano pur sempre Francia e Brasile che si giocavano alla fine la vittoria finale. Il Camerun di Foè vince a sorpresa il girone che comprendeva oltre ai puma africani anche Stati Uniti,Brasile e Turchia battendo le ultime due e pareggiando con gli USA. Tutto sembava scorrere alla grande per Foè che era nel pieno della sua maturità di calciatore oltre che un punto di riferimento per la sua nazionale. Il 26 Giugno nella gara degli ottavi di finale tra Camerun e Colombia sul risultato di 1-0 con gol di Ndefi per gli africani, al minuto 72' Marc sembra bloccarsi, si piega, le pupille si girano e in un momento crolla atterra sotto gli occhi dello Stadio di Gerland (Lione).

Il frastuono diventa silenzio, arrivano i soccorsi che cominciano un massaggio cardiaco ma non ci sono reazioni, portato via tra lo sconcerto e le lacrime per Marc-Vivien Foè dopo un'ora di agonia si spegne la vita di quel gigante buono di soli 28 anni. L'autopsia rivelò che la causa di morte era stato un attacco cardiaco, causato da uno sproporzionato ventricolo sinistro (cardiomiopatia ipertrofica). Secondo molti medici la condizione era congenita (molto diffusa peraltro in Africa) e secondo alcuni specialisti la presenza di un defibrillatore allo stadio avrebbe salvato la vita all'atleta.
Per chi accusava molti giocatori di abusare di doping, per Foè non furono trovate tracce di sostanze dopanti nel suo organismo.

Numerosi tributi al calciatore sono stati espressi. Dopo la scomparsa, oltre al ritiro della maglia numero 23 da parte del Manchester City, si era profilata la possibilità di intitolare a Foé il nuovo stadio dei Citizens, che poi alla fine non venne mantenuta. Il ricordo di questo atleta non deve restare soltanto un ricordo da spolverare ogni tanto quando succede una cosa simile, il ricordo di questo ragazzo, come molti altri che hanno perso la vita come il nostro Piermario Morosini, non devono essere mai dimenticati, ma questo dovrebbe allarmare i molti stadi e campi da calcio fossero anche quelli di periferia a metter un defibrillatore, visto che nessuno deve perdere la vita per un sogno o divertimento chiamato sport.