La tecnica clickbaiting, o pesca del click in rete, è una disciplina relativamente giovane ma in rapida diffusione negli ultimi anni. Branca fantasiosa del giornalismo, nasce da una costola guasta dell'ormai defunta figura del cronista sportivo. La tecnica in se è concettualmente molto semplice,  non ha bisogno di particolare attrezzatura o preparazione, ma è necessario rispettare alcuni dettami fondamentali.

Innanzitutto partiamo dal presupposto che si tratta di una tecnica di pesca il cui risultato si basa sulla quantità e non sulla qualità, quindi non puntiamo al pezzo grosso ma a tanti piccoli click.

Primo punto strategico da cui partire è l'individuazione del target: è bene sapersi destreggiare con diversi tipi di prede, ma è consigliabile puntare su quelle specie numericamente più diffuse. Si possono ottenere buoni risultati anche con le altre, sia ben chiaro, ma è con specie tipo lo Juventinum Malignum o il Longobardus Decadutus Europaeum, ad esempio, che si fanno i grandi numeri. Il maestro Giancarlo, vero Guru di questa disciplina, insegna che il segreto sta nella specializzazione: si individua una specie target e la si martella incessantemente con vari approcci, a prescindere dal contesto, e una volta trovate le esche giuste i risultati arrivano sempre.
Ma non è finita qui. L'aspetto geniale di un approccio specialistico sta nel fatto di riuscire magicamente ad attrarre a tiro di click anche tutte le altre prede appartenenti a specie differenti, soprattutto quelle in competizione con la preda target. Massima resa con la minima spesa e presupposti di click a cascata.

Quindi, una volta stabilita la preda, il passo successivo sarà quello della preparazione della pastura. 
Attenzione perché si tratta di una fase fondamentale e delicatissima, dalla quale dipende totalmente il buon esito della nostra battuta di pesca, quindi nulla va lasciato al caso. Una pastura da click che si rispetti ha come ingrediente fondamentale la PROVOCAZIONE, nelle sue varie sfumature in base alla tipologia di tifoso che si vorrebbe attrarre: in generale più sottile e pungente per il tifoso di superficie, più diretta e salata per il tifoso di fondo. Per una pesca mista si possono anche combinare ma risulta più difficile ottenere un risultato credibile, si rischia perdere di vista l'obbiettivo principale e di stancare presto le prede.

La provocazione va poi abbinata a tutta una serie di additivi che ne esaltano le proprietà catturanti e che dovremo essere molto bravi a scegliere in base al clima. Ne esistono un'infinità ma diciamo che i ricorsi storici, le previsioni, le illazioni, il paradosso  e le contraddizioni sono sempre un'ottima base. Funzionano bene anche il materiale giuridico/amministrativo e quello economico/finanziario ma a piccole dosi però perché le prede alla lunga si stufano. In alcuni casi può essere efficace anche qualche etto di buonismo ma va saputo usare bene altrimenti diventa controproducente.

Un ultimo consiglio che mi sento di dare a chi si avvicina a questa meravigliosa disciplina è la fase attiva di pasturazione: la pastura va distribuita gradualmente nel corso della pescata, non tutta subito ma a intervalli irregolari e con dosi e spunti differenti. Le prede non si devono saziare subito ma si devono inferocire, e continuare a ronzare nei paraggi.

Il nostro compito sarà solo quello di scatenare la competizione tra le prede del branco, poi a tutto il resto penseranno loro. Se avremo fatto le cose per bene prepariamoci a riempire i nostri retini di meravigliosi e freschissimi click. In c**o alla balena!