Mandzukic  si? Mandzukic no? Sono le domande che spaccano in due il tifo rossonero, che per anni è rimasto a bocca asciutta, per anni ha subito ed incassato prima passaggi di proprietà e poi mercati non all'altezza del blasone che rappresenta la prima squadra di Milano. Per parlare di Mandzukic bisogna però riavvolgere il nastro, tornare alla stagione 2019/2020.

E' estate, il Milan si prepara ad una nuova stagione, c'è incertezza, Maldini viene nominato nuovo Direttore Tecnico, il buon capitano decide di farsi affiancare da due personalità di spicco, il primo è l'ex Zvone Boban e il secondo è un direttore sportivo che tanto bene ha fatto in quel di Roma, Ricky Massara. Il calciomercato è incerto il Milan prende Rebic, Bennacer, Theo Hernandez, Leao, Krunic e Duarte, tutti giocatori che, a parte Rebic, hanno dimostrato poco o nulla, giovani con tante aspettative ma sconosciuti alla piazza. La scelta dell'allenatore fa storcere il naso, Giampaolo, per carità un allenatore con grandi prospettive ma forse non adatto a piazze storiche ed importanti come quella di Milano e Torino poi. La stagione comincia male, i tifosi del Milan capiscono subito che sarà una stagione di penitenza, si soffrirà come mai prima ad ora, Piatek e Suso non convincono, i moduli di Giampaolo mal si adattano all'ambiente Milan e l'allenatore ha bisogno di tempo, tempo che il Milan non ha. L'8 ottobre del 2019 la società decide di esonerare il mister e sceglie inizialmente Spalletti, l'allenatore di Certaldo non riesce a trovare la quadra con l'Inter e nulla si fa, per poi ripiegare su Pioli, interista da bambino, normalizzatore e traghettatore di  una squadra allo sbando, uomo con la U maiuscola, dopo i fatti di Astori e della Fiorentina. I tifosi del Milan e mi ci metto dentro anche io, giudicano ancora prima di poter vedere, l'Hashtag di quei giorni è un PioliOut ancora prima di cominciare. Pioli fa capire però, che non è tanto colpa dell'allenatore, che le prova tutte senza però riuscire a trovare una "normalità", la squadra viaggia su ritmi bassi, un po' per limiti tecnici e un po' perché non c'è una vera Leadership, l'età media è bassa e alle prime avvisaglie i nostri si spaventano e smettono di giocare subendo il gioco di qualsiasi avversario. Il campanello d'allarme arriva nella fatidica trasferta di Bergamo, il punteggio recita 5-0 per l'Atalanta, io ero davanti alla televisione quel giorno, l'ho subita tutta quella partita, non c'è stata storia e ha dimostrato definitivamente che la mente non c'era, l'autostima non è roba per questi giocatori, che non hanno una personalità di caratura internazionale a cui attaccarsi quando le cose si mettono difficili.
Si va in vacanza, quelle natalizie, la società, per  la seconda volta, comprende che bisogna fare qualcosa, intanto Gazidis riprende i contatti con mister Ragnick e l'ombra del tedesco si posiziona sul Milan. All'orizzonte i Milanisti vedono un nuovo stravolgimento e quindi l'ennesima stagione di transizione. Il trio (Maldini-Boban- Massara) però hanno l'imbeccata, si chiama Ibrahimovic, lui è la personalità giusta, lui può dare lo scossone, ha 38 anni, si ma forse forse potrebbe portare quel carisma che tanto serve. Uno però non basta e si decide di aggiungere anche Kjaer, il danese conosce molto bene il calcio Italiano, lo scambio si fa, Caldara ritorna a Bergamo e il vichingo arriva a Milano, entrambi vengono accolti con incertezza e lo sfottò dei tifosi avversari, le parole che echeggiano sono le seguenti: "ma come ci siamo ridotti, ci affidiamo agli scarti dell'Atalanta e ad un vecchio di 38 anni". I milanisti ancora una volta, scottati dal passato,  sputano la sentenza prima di aver visto, tastato con mano.
Le prime partite non sono un granché, prima il pareggio con la Sampdoria, poi la vittoria a Cagliari, con il ritorno di Ibrahimovic dal primo minuto, il derby perso in maniera del tutto sconsiderata avanti 2-0 recuperati 2-2 nel giro di 5 minuti e poi al 90esimo 4-2, un risultato figlio di una mentalità che ancora scricchiola nonostante l'arrivo di due big con grande carisma.

Intanto fuori dal mondo calcistico, in Cina prende piede un virus ignoto che sembra essere molto contagioso: il Covid. Sembra non raggiungerci ed invece in Italia arriva eccome e stravolge le nostre vite. Si gioca l'ultima partita, Milan-Genoa, a San Siro spoglio dai suoi tifosi, ancora una volta la squadra va avanti, ma poi si fa riprendere il tabellino finale dice 1-2 e ancora a mangiare fango per i tifosi. Fortunatamente è l'ultima partita, poi i campionati sono sospesi, arriva il Lockdown, l'Italia ha cose ben peggiori a cui pensare, il Covid colpisce duramente e ci costringe tutti a casa.
La Serie A sembra non ripartire mai, molti consigliano di chiudere la stagione, e i tifosi del Milan sembrano sollevati da questa notizia, almeno si smette di soffrire. Troppi interessi ci sono però, decidere le posizioni della Champions, EL e le retrocessioni. Si decide di ripartire, rigorosamente con gli stadi vuoti, per il Milan la data di ri-inizio della Serie A è il 22 giugno 2020 a Lecce, allo stadio via del mare, la banda di Pioli sembra essere rinata, 1-4 e tutti a casa, 6 giorni dopo c'è la Roma, eccolo lì il Big Match contro una grande che ci farà capire che nonostante  tutto questa è la solita squadra, ma il Milan convince il modulo di Pioli trova la giusta quadra, davanti Ibrahimovic è una statua che segna e fa segnare, Chalanoglu, Rebic e Salmakaers formano un trio perfetto, i due a centrocampo, Kessie e Bennacer si intendono a dovere, la difesa è un fortino, Romagnoli e Kjaer formano un muro, i terzini spingono Theo è un treno quando parte, Calabria rinasce con la cura Pioli e il solito Donnarumma è gigante in porta che si fa quasi fatica a battere, la forma fisica regge, i ragazzini corrono come delle fuoriserie e nonostante uno stop lungo 2 mesi i nostri hanno fame e giocano con pressing e una grinta asfissiante.
Le partite passano e il Milan ha un ruolino di marcia da scudo, sotto la sua marcia ci passano Juventus e Lazio, i pareggi con Napoli e Atalanta convincono, come la media di 2 goal a partita che la squadra mantiene con le piccole. Ma si sa questo viene additato dai detrattori come calcio d'estate, quando la stagione inizia seriamente e tutte saranno a zero, la squadra Milan ritornerà la piccola che è stata in questi anni.
Se il campo convince, a livello dirigenziale la musica sembra diversa, Boban è stato licenziato, il Croato non ci sta e accusa, tramite l'opinione pubblica, Gazidis di tramare contro il Milan e l'ombra di Ragnick sembra essere oramai troppo grossa da poter scacciare, il Tedesco però fa le sue valutazioni e quando viene a sapere che Kjaer è stato confermato decide di tirarsene fuori, Elliot in tutta fretta decide allora di continuare con il dinamico duo, Maldini-Massara e con l'allenatore Pioli, gli sfottò aumentano, "non vi vuole manco uno sconosciuto" "dovete pure pagare le penali dentro il contratto preliminare di sto tedesco".
La stagione finisce e la classifica dice preliminari di EL. Tutti in vacanza e il calcio si ferma qualche settimana, il calciomercato no, sembra un periodo in cui le squadre faranno austerity, dopo la perdita di ricavi avvenuta per via del Covid, ma ecco che ancora una volta Maldini e Massara sorprendono tutti e si infilano nella corsa Tonali, lo portano a San Siro completando la batteria dei centrocampisti, confermano la rosa precedente e aggiungono un giovanissimo Kalulu, Diogo Dalot, Brahim Diaz e un altro scandinavo, un ragazzino di ottime prospettive Jans Peter Hauge, che ha fatto ammattire la difesa nei preliminari di EL, superati poi dalla squadra dopo una lotteria dei rigori contro il Rio Ave. La stagione riparte, il via si ha dopo appena due/tre settimane dopo la fine della stagione appena conclusa, il Milan deve riconfermarsi e dimostrare a tutti che può farcela, i tifosi ancora non posso accedere agli stadi, la prima data della serie A è il 21 settembre contro l'ex Mihajilovic, il Milan sembra riprendere da dove ha lasciato, il ruolino di marcia è impressionante, a Gennaio la classifica recita 40 pt dopo 17 partite giocate, 12 vittorie 4 pareggi e una sola sconfitta, cocente contro la Juventus ma lieve grazie alla vittoria nel Derby.
Tutti sappiamo com'è andata e come sta andando, ma allora perché sto RECAP, ne avevamo davvero bisogno? Certo rispondo io, mai dimenticare cosa siamo stati anche se ora le cose sembra che vanno meglio. Il Milan non è la squadra adatta a vincere il campionato, per quello ci sono Inter e Juventus, ben più quotate e più forti di quella squadretta Milan, che però per il momento conduce alla testa della serie A. Il recap ha però anche un altro motivo, nella storia raccontata c'è un minimo comun denominatore, il tifoso, che da sempre dà giudizi affrettati ed ecco che qui ci agganciamo alla prima domanda, Mandzukic si o no? Per come sta andando tutti noi dovremmo dire Sì, ma per il semplice motivo che Mandzukic è un personaggio che ha carisma ed esperienza, ciò che ora il Milan ha bisogno, la fase calda si avvicina e servono giocatori che non si perdano nel momento più "caldo", l'intelligenza di Maldini è avergli fatto 6 mesi di contratto, se funziona allora sarà un matrimonio, se non funziona le strade si separeranno senza problemi, ma fidatevi di un Milanista, Mandzukic ora come ora è oro colato per un Milan, che si rinforza prendendo altri giovani, e l'inserimento di un giocatore carismatico può solo giovare a questa squadra, che si sta costruendo mattone dopo mattone, le fondamenta sono state gettate ora bisogna costruire i piani, chissà magari si riuscirà ad arrivare alle stelle e tutto il popolo rossonero sarà d'accordo, per il momento darei fiducia a Maldini, che sa quello che fa.