In un campionato che, giornata dopo giornata, sembra essere diventato una gara a perdere, con Milan, Inter e Napoli che continuano a sprecare ad ogni turno l’occasione per allungare le mani verso lo scudetto, la Juventus lotta per conquistare il quarto posto. La corsa ancora aperta verso il traguardo minimo, in un torneo tanto modesto, definisce nella maniera migliore quanto deludente sia stata fino a questo punto la stagione bianconera. Tra vittorie letteralmente buttate e partite quasi neppure giocate per eccesso di prudenza, la squadra di Allegri si ritrova invischiata in un testa a testa contro l’Atalanta meno forte delle ultime tre stagioni, mentre pochi ma incolmabili punti più su, tre squadre per niente irresistibili si contendono la vittoria finale a colpi di pareggi inaspettati, qualche vittoria risicata e sconfitte clamorose.

Dopo la partita contro il Villareal, la Juventus è attesa dall’Empoli di Andreazzoli che, aperta la stagione con la sorprendente vittoria allo Stadium, nonostante stia attraversando un periodo complicato, continua la sua corsa verso una salvezza che sembra a questo punto al sicuro, regalando anche buoni momenti di calcio, forse nemmeno immaginabili considerando il valore complessivo di una rosa che ad inizio anno veniva considerata una delle maggiori candidate alla retrocessione. La Juventus si presenta alla trasferta del “Castellani” con la rosa falcidiata dagli infortuni. La notte spagnola di Champions League ha infatti portato via ad Allegri anche McKennie, per lui una frattura al piede che lo terrà fuori praticamente fino a fine stagione, e Alex Sandro. I due vanno ad aggiungersi ad una lista infortunati ormai lunghissima che, tra continui problemi muscolari e infortuni traumatici, priva il tecnico bianconero di ben otto elementi. Il povero Kaio Jorge, vittima della rottura del tendine rotuleo del ginocchio, subìta nella partita della squadra under 23 contro la Pro Patria, è l’ultimo nome aggiunto alla lista. Per sopperire alle tante assenze, entrano, almeno per il momento in pianta stabile, nel giro della prima squadra Miretti, Soulé e Aké, tre dei giovani più promettenti del vivaio juventino. Che tanta sfortuna conceda almeno l’opportunità di scoprire qualche preziosa risorsa per il presente e soprattutto per il futuro.

Le scelte di formazione di Allegri, quasi obbligate, vengono svelate dai canali di comunicazione della società circa mezz’ora prima del calcio d’inizio. Presentato come un 433, lo schieramento bianconero vede Szczesny tra i pali. In difesa, Danilo, Bonucci, De Ligt e Pellegrini formano la linea arretrata. In regia Allegri offre una nuova occasione ad Arthur, che prende il posto di un Locatelli apparso in calo di condizione nelle ultime partite. Ai lati del centrocampista brasiliano agiranno Zakaria e Rabiot, mentre Cuadrado, Vlahovic e Kean compongono infine il trio d’attacco. L’Empoli si dispone sul terreno di gioco con il consueto 4321. Vicario; Stojanovic, Ismajli, Luperto, Cacace; Zurkowski, Asllani, Bandinelli; Bajrami, Di Francesco; Pinamonti; sono gli undici uomini scelti da Andreazzoli per iniziare un incontro che sulla carta sembra avere il pronostico pesantemente orientato verso la vittoria bianconera.

Guidate dall’arbitro Maresca le due squadre fanno il loro ingresso in campo. La partita inizia con cinque minuti di ritardo. Un piccolo gesto di vicinanza verso il popolo ucraino ferito dall’attacco militare portato dalla vicina Russia. I maxischermi dello stadio e i cartelloni pubblicitari si illuminano con i colori della bandiera ucraina. Sulle tribune si scorgono alcuni striscioni contro la guerra. Parole già lette nei vari stadi nei giorni scorsi, durante gli incontri di Europa e Conference League. Le scritte non serviranno a fermare la guerra ma testimoniano la vicinanza e la solidarietà di tutta l’Europa nei confronti di un popolo offeso e ferito. Difficile in questi casi trovare le giuste parole senza cadere nel tranello di una vuota retorica. Dopo la diffusione, da parte dell’impianto audio dello stadio, di un nuovo messaggio di invito alla pace, l’arbitro Maresca fischia l’inizio dell’incontro. Dopo una brevissima fase di studio, utile soprattutto per comprendere come la formazione di Allegri sia in realtà schierata con il 442 “asimmetrico”, Rabiot largo a sinistra, Cuadrado sulla destra, che tanto piace al nostro tecnico, è la Juventus a prendere per prima l’iniziativa. Arrivano subito alcune buone occasioni per sbloccare il risultato. Danilo manca di poco la porta con un colpo di testa su calcio d’angolo di Cuadrado. Zakaria, lanciato verso la rete da una pregevole giocata di Vlahovic, in una situazione molto simile a quella che gli permise di andare in gol contro il Verona, incontra l’opposizione di Vicario. Sul successivo calcio d’angolo, Cuadrado, direttamente dalla bandiera, sfiora il palo più lontano. Vlahovic, infine, conclude una ripartenza avviata da Cuadrado e rifinita da Kean con un tiro in diagonale che esce di poco alla sinistra di Vicario. Il buon momento della Juventus si esaurisce però prima del ventesimo minuto. Come sempre accade quando sono i bianconeri a gestire il pallone, il ritmo della partita non è mai altissimo e, soprattutto, la proposta offensiva non trova la necessaria continuità per chiudere l’avversario nella propria metà campo. L’Empoli riesce a contenere le manovre bianconere senza mai andare in affanno e senza fare barricate, cerca anzi, quando lo sviluppo della partita lo permette, di esibire quelle ripartenze rapide e verticali che tante volte abbiamo visto in stagione. La squadra di Andreazzoli si presenta in diverse occasioni dell’area di Szczesny. Zurkowski reclama un rigore per un intervento di Rabiot giudicato non punibile da Maresca, dagli arbitri al Var e dal commentatore arbitrale Marelli. Sempre Zurkowski, su cross basso di Bajrami dalla destra, anticipa Bonucci ma non riesce ad inquadrare lo specchio della porta.

Bajrami e Di Francesco, i due trequartisti di Andreazzoli, portano pressione su Arthur quando la Juventus inizia l’azione, estromettendo in alcuni momenti il brasiliano dal gioco. Con un Cuadrado che sembra lontano dalla condizione migliore, l’unica soluzione offensiva proposta da Allegri è quella di affidare subito il pallone a Vlahovic. Il centravanti serbo viene continuamente sollecitato con passaggi diretti dalla difesa. Ingaggia un duello fisico con Luperto e Ismajli dal quale esce sempre vincitore. E’ lui alla mezz’ora, dopo aver controllato e protetto il pallone dalla pressione di due avversari, ad aprire sulla sinistra per l’avanzata di Pellegrini. Il terzino innesca la prima corsa verticale di Rabiot lungo il lato corto dell’area di rigore. Il francese calibra un cross perfetto all’altezza del secondo palo. La traiettoria taglia fuori i due difensori centrali empolesi che, attratti dal pallone, perdono l’uomo alle loro spalle e incontra la testa di Kean, bravo in elevazione a deviare in rete il primo pallone giocabile della sua partita. E’ da poco trascorsa la mezz’ora di gioco e la Juventus trova il vantaggio. La festa però dura poco, giusto il tempo necessario a Kean per esibirsi in uno dei suoi balletti che ogni volta riportano alla mente il Presidente Boniperti che da qualche parte, lassù, immaginiamo storcere il naso di fronte a questo genere di esibizioni. La partita ricomincia e l’ennesimo infortunio muscolare priva la Juventus di un altro elemento. Si fa male Zakaria, al suo posto entra Locatelli. Una volta in vantaggio la Juventus rallenta e arretra. Numerosi errori tecnici e di scelta del passaggio inquinano una manovra che riesce a trovare una definizione soltanto con il passaggio in verticale verso Vlahovic. La squadra di Allegri quasi rinuncia all’idea di cercare un raddoppio immediato che indirizzerebbe la partita in maniera quasi definitiva e si allinea a ridosso della sua area. L’Empoli prende coraggio. Pur non creando occasioni da gol nitide, staziona nella trequarti bianconera. Rimedia alcuni calci d’angolo che provocano mischie davanti alla porta di Szczesny. Da una di queste, Zurkowski, anticipa Danilo e Bonucci e, con un tocco astuto e rapido, da pochi passi, batte il portiere polacco. L’Empoli trova il pareggio poco prima del quarantesimo minuto. 

Per l’ennesima volta, il tifoso davanti alla tv si ritrova a riflettere sulle idee di un allenatore che sembra quasi fuori dal tempo. Unico, sicuramente a livello di grandi squadre, a proporre un gioco tanto speculativo. Un gol e tutti dietro. Contro chiunque. Che si tratti di Manchester City, Villarreal oppure Empoli. Giocando in questa maniera, rinunciando in partenza all’idea di poter segnare più dell’avversario, il campionato è scivolato via fin dalle prime partite. Un modo di giocare frustrante, a tratti avvilente, per il tifoso che guarda. La fortuna del tecnico toscano è l'aver ricevuto dalla società, alla fine del mercato di gennaio, un grande centravanti. E’ sbarcato a Torino uno dei migliori prospetti del panorama calcistico europeo. Nonostante la giovane età, Vlahovic già dimostra di essere in grado di caricarsi la squadra sulle spalle. E’ lui a riportare in vantaggio la Juventus proprio allo scadere dei due minuti di recupero concessi dall’arbitro Maresca. Arthur è bravo a leggere un passaggio sbagliato di Asllani, spezzare l’azione empolese e, con la prima giocata utile della sua partita, avviare la ripartenza di Cuadrado. Il colombiano punta la porta, rallenta, sembra indugiare un momento di troppo. Si crea comunque uno spazio per tirare. Vede Vlahovic in buona posizione, rinuncia al tiro e offre il pallone al serbo, al centro dell’area di rigore. Con la massima tranquillità, come se fosse la cosa più semplice del mondo, Vlahovic finta la conclusione, mette a sedere Vicario e mezza difesa empolese aprendosi la porta. A quel punto, per lui è facile realizzare il gol del nuovo vantaggio bianconero.

E’ l’ultima azione del primo tempo. Scaduto il recupero, Maresca manda le due squadre negli spogliatoi per l’intervallo. Un sospiro di sollievo per il tifoso davanti alla tv che, prima della rete di Vlahovic, già immaginava un secondo tempo all’affannosa ricerca di un gol. Sicuramente non è stata una bella Juventus quella vista nei primi quarantacinque minuti al “Castellani”. Apparsa piuttosto incerta in fase difensiva, al punto di regalare agli avversari il gol del momentaneo pareggio, la squadra di Allegri si è appoggiata su Vlahovic per proporre qualcosa in avanti. Il centravanti serbo ha riscosso una grande ammirazione da parte del tifoso davanti alla tv, oltre che per il gol segnato anche per la forza, la lucidità e la pulizia con cui ha gestito ogni pallone ricevuto. “Questo è veramente forte!”, si lasciava sfuggire il tifoso ogni volta che Vlahovic entrava in possesso di palla.

Esauriti i quindici minuti di riposo, le due formazioni tornano sul terreno di gioco con gli stessi undici con cui avevano concluso la prima parte. La Juventus conduce con un gol di vantaggio, non serve quindi spingere per cercare di chiudere la partita. Va in scena un lungo possesso palla prettamente conservativo. Il pallone si muove lento tra gli uomini della difesa e del centrocampo, quindi arriva a Cuadrado che lo ripassa indietro e il giro ricomincia. L’Empoli non sembra avere molto da mettere in campo in questa fase della partita. La gara scorre via a tratti noiosa, ammesso che ci si possa annoiare sapendo che con la Juventus le partite sono sempre in bilico. Un colpo di testa di Locatelli finito altissimo su cross di Pellegrini e un tiro centrale da fuori area di Cuadrado, facilmente contenuto da Vicario, rappresentano l’intera produzione offensiva dei bianconeri nei primi quindici minuti della ripresa. Con il pallone tra i piedi dei padroni di casa, la squadra di Allegri, come sempre, si schiaccia a protezione dell’area di rigore. 

Manca ancora mezz’ora al termine della partita. Per il tecnico bianconero arriva il momento di operare una sostituzione. Manda in campo Morata al posto di Kean. Più propenso rispetto al compagno sostituito a giocare nelle zone più esterne e ad aiutare la squadra in copertura con profondi ripiegamenti difensivi, lo spagnolo si sistema largo sulla sinistra. Prende forma sul terreno di gioco un 451 molto evidente quando è l’Empoli a gestire il pallone. Morata però, oltre alle caratteristiche di contenimento necessarie per essere preso in considerazione da Allegri, ha anche un’altra qualità, sa giocare a calcio. Appena entrato, lanciato in contropiede da Cuadrado nella metà campo avversaria, offre a Vlahovic il pallone del tre a uno. Il serbo naturalmente non sbaglia. Controlla con il sinistro, quindi scavalca Vicario con un tocco morbido con il destro. La squadra celebra la rete sotto la curva gremita dai tifosi ospiti, mentre il tifoso davanti alla tv si illude che forse, per una volta, nonostante tutto, la partita scorrerà placida e tranquilla verso la sua più logica conclusione. Non sarà così. In vantaggio di due reti, la Juventus smette completamente di giocare. L’Empoli, senza più niente da perdere e rinvigorito dai cambi operati da Andreazzoli, si presenta con continuità nella metà campo avversaria. La linea di difesa bianconera si sistema stabilmente davanti all’area di porta. La squadra si abbassa completamente a protezione delle due reti di vantaggio e non cerca nemmeno di ripartire. In possesso di palla, la Juventus cerca un palleggio conservativo allo scopo di far scorrere il tempo residuo. Ne manca però troppo alla fine. Per l’ennesima volta, la scelta esclusivamente di contenimento non porta i frutti sperati. L’Empoli si piazza a ridosso dell’area di Szczesny e alla fine trova il gol. Bajrami calcia una punizione dal lato corto dell’area che, deviata di testa da Rabiot, chiama Bonucci ad un salvataggio sempre di testa sulla traversa. Sul prosieguo dell’azione, da una situazione di mischia, La Mantia, subentrato a Di Francesco, batte il portiere polacco con un rapido sinistro da distanza ravvicinata. La partita si riapre.

La Juventus non esce più dalla sua metà campo. La squadra di Andreazzoli adesso vede concretamente la possibilità di recuperare una partita che aveva ormai perduta. La Mantia ha una nuova grande occasione. L’intervento in chiusura di Bonucci, toglie all’attaccante dei toscani il pallone del pareggio. Gli ultimi dieci minuti sembrano non passare mai. Il tifoso soffre, sbuffa, sospira. Si ritrova a temere per un risultato che rimane in bilico anche contro una squadra ben organizzata ma di livello modesto. Szczesny viene chiamato a diversi interventi in uscita su altrettanti cross che piovono nella sua area. Tra gli uomini di Andreazzoli mancano però giocatori capaci di determinare le sorti di una partita. Il risultato non cambia più. Vlahovic protegge nella metà campo avversaria l’ultimo pallone dalla pressione di tre uomini. Guadagna un calcio di punizione. Esulta. Maresca fischia la fine dell’incontro. 

La Juventus ottiene tre punti tanto sofferti quanto importanti per la corsa al quarto posto. Vince grazie ad un centravanti capace di segnare due reti da tre palloni giocabili ricevuti in area di rigore, di cui solo quello di Morata classificabile come vera occasione da gol. Un centravanti capace di prendersi la squadra sulle spalle. Disponibile a svolgere un grande lavoro fisico, dominante sui due difensori centrali empolesi, pulito nelle giocate e nel servire i compagni dopo aver protetto i palloni che gli venivano sparati addosso dalla difesa. Rappresenta uno degli acquisti più importanti dell’era recenta. L’elemento, assieme a De Ligt, su cui fondare un nuovo ciclo. Tocca ad Allegri adesso non vanificare gli sforzi compiuti dalla società. Per farlo però non basta più giocare quasi esclusivamente in contenimento, rinunciare a qualsiasi tipo di proposta offensiva che non siano ripartenze o iniziative individuali. Come ormai ripetiamo da tempo, c’è bisogno di qualcosa di più.