Che gli uomini di Gasperini avessero un certo feeling con il palcoscenico europeo non era un mistero. A confermarlo le tre partecipazioni consecutive alla Champions e l’approdo agli ottavi per due anni di fila. Ma la consacrazione è arrivata all’Europeo, dove i ragazzi della Dea si (ci) stanno esaltando a suon di prestazioni e di gol (spesso decisivi).

Italia, Russia, Olanda, Croazia, Ucraina, Danimarca, Germania e Svizzera. Queste le Nazionali di Euro 2020 che hanno in rosa almeno un tesserato della Dea. L’Atalanta è terza per numero di nazioni rappresentate (8), preceduta solo da Juventus (9) e Chelsea (10). Dei 9 giocatori portati all’Europeo, 5 sono approdati ai quarti di finale. E anche in questa speciale classifica la Dea è ai primi posti. Infatti, escludendo Shakhtar Donetsk e Dinamo Kiev che fanno gara a sé, avendo in rosa rispettivamente 7 e 10 giocatori della stessa nazionale (l’Ucraina), l’Atalanta è alle spalle solo di Borussia Dortmund (7) e della coppia finalista dell’ultima Champions, Chelsea (8) e Manchester City (10). Ma non finisce qui! Dopo Anderlecht (1984), Barcellona (2000) e Real Madrid (2012), l’Atalanta (insieme al Manchester City) è il quarto club con 5 giocatori in gol nello stesso Europeo: il croato Mario Pasalic contro la Spagna, Matteo Pessina a segno contro Galles e Austria, il russo Aleksey Miranchuk con la Finlandia, il danese Joakim Maehle in gol contro Russia e Galles e il tedesco Robin Gosens contro il Portogallo.

Gosens. Partiamo proprio da Robin Gosens, uscito agli ottavi per mano dell’Inghilterra, ma protagonista di un ottimo torneo. E pensare che in Germania c’era chi neanche lo conosceva, perché non ha mai giocato in Bundesliga. Invece è stato uno più decisivi della formazione di Joachim Loewe. Nella sfida contro il Portogallo è entrato in tutti e 3 i gol segnati dalla Germania: ha provocato l’autogol di Dias, servito a Havertz l’assist del 3-1 e segnato lui stesso il gol del 4-1, sfiorando addirittura la doppietta.

Pessina. Anche lui, al pari di Gosens, può considerarsi un “protagonista inatteso”. In effetti all’Europeo non doveva neanche esserci, inizialmente escluso (a malincuore) dalla lista dei 26 e poi ripescato dopo il forfait di Sensi. Il caso ci ha messo del suo. Matteo ci ha messo i gol, ben due. Il primo contro il Galles ha regalato all’Italia il primato nel girone; il secondo, ancora più pesante, ha messo in cassaforte il passaggio ai quarti contro l’Austria, dopo l’1-0 di Chiesa e soprattutto prima del 2-1 di Kalajdzic.

Maehle. Il danese non può dirsi un titolarissimo di Gasperini, almeno non al pari dei primi due compagni. Ma, arrivato a gennaio dal Genk, nella passata stagione ha collezionato 25 presenze, non trovando però mai la via del gol. Cosa che gli è riuscita all’Europeo: nel poker alla Russia alla terza giornata del girone e nell’ottavo di finale contro il Galles. E pensare che il torneo per la Danimarca non era partito sotto una buona stella: prima la paura per Eriksen (colto da malore nella gara con la Finlandia e salvato da compagni e medici); poi il rischio di non superare il girone, scongiurato solo alla terza giornata con la vittoria sulla Russia, fino all’approdo ai quarti ai danni del Galles.

Ma il bello deve ancora venire! Sul tabellino dei marcatori potrebbero entrare ancora Remo Freuler (Svizzera), Ruslan Malinovskyi (Ucraina) e Rafael Toloi (Italia). Se anche solo uno dei tre andasse in gol, sarebbe record assoluto. Si scrive “Euro 2020”, si legge “Atalanta”.

Chiara Saccone