Sì, lo so. Avevo data per favorita la Juventus sia in campionato che in Champions, e forse ho commesso un errore colossale. O meglio… resto assolutamente convinto che i bianconeri possano centrare l’italico successo, ma non credo proprio che abbiano le potenzialità per conquistare l’Europa.
Ho preso l’ennesimo abbaglio. Ma attenzione! Noto un pessimismo dilagante nei confronti della Vecchia Signora che, invece, può trasformare ancora l’attuale stagione in qualcosa di magnifico. Per la prima volta dopo 5 o 6 anni, da quando i piemontesi assunsero il rango di squadra top a livello internazionale, chissenefrega della Coppa. Sancire una tale dichiarazione rappresenterebbe assolutamente una pura eresia perciò vorrei spiegarmi meglio…

PREMESSA
Era il 7 agosto 2020 quando il Lione eliminò la truppa di Sarri dalla scorsa edizione della più importante competizione continentale dedicata ai club. Nulla da fare. La doppietta di Ronaldo ribaltò il vantaggio su rigore firmato da Depay, ma non fu sufficiente a spingere la Juve alle Finals di Lisbona. Il problema, infatti, fu l’andata quando, in Francia, gli uomini di Garcia si imposero per 1-0. La dura legge del gol in trasferta fu fatale ai sabaudi e soprattutto all’allenatore toscano che venne esonerato. E’ chiaro che l’addio del mister di Figline non si debba soltanto a tale risultato, ma a una serie di situazioni tra cui la più importante pare essere una distanza incolmabile tra il suo DNA e quello della compagine che guidava. Via il tecnico e nuovo ciclo anche nella rosa. Pjanic, Matuidi e Higuain lasciarono Torino. Khedira non trovò una nuova compagine, ma venne escluso dal progetto e se ne andò 6 mesi dopo. Pirlo si accomodò sulla panchina e, con lui, oltre a Morata, arrivarono Arthur, Chiesa, Kulusevski e Mckennie. Un ottimo ringiovanimento! Poco da dire. Serviva tempo. Così l’inizio di stagione viaggiò con il freno a mano tirato. In questo periodo, però, i bianconeri si resero protagonisti di un buon girone di Champions. Oddio, le avversarie non erano proprio devastanti. La perla del Camp Nou con il 3-0 al Barcellona resta incastonata nell’olimpo delle imprese, ma la realtà ci sta raccontando di come i catalani non rappresentino più l’invincibile armata di qualche anno fa. Dinamo Kiev e Ferencvaros non sono top club. Si giunse quindi al periodo natalizio e il 3-0 patito in casa dalla Fiorentina rovinò leggermente le vacanze. Ma si sa che il campionato è una maratona. Un risultato negativo non modifica il discorso generale. Rientrati dalle festività, il covid ci mise lo zampino: Alex Sandro, Cuadrado e de Ligt. Fortunatamente non nacque un focolaio. La Vecchia Signora abbatté il Milan a San Siro, poi perse nello stesso stadio per mano dell’Inter. I bianconeri, però, si ripresero immediatamente centrando il primo titolo stagionale. Si tratta della Supercoppa Italiana. La grande scoperta fu nel corretto quadro tattico con una mediana finalmente forte e competitiva: Arthur, Bentancur e Mckennie. La squadra riprese il suo cammino positivo nella massima categoria battendo Bologna e Sampdoria prima di iniziare un ciclo devastante. Negli ultimi 20 giorni, gli uomini di Pirlo hanno affrontato: la Beneamata in Coppa Italia, la Roma in serie A, il ritorno della gara con i nerazzurri, il Napoli per lo Scudetto e il Porto in Champions. Non hanno fallito nulla fino alla gara del San Paolo. Si è spenta la luce? Non credo. Esiste uno stato psicofisico denominato stanchezza e dopo un periodo tanto stressante è normale che esso emerga. Sarebbe stato sufficiente un risultato diverso in Portogallo per modificare completamente la prospettiva che adesso è orribile. Attenzione! Non parlo di prestazione. Sarebbe davvero bastato il pareggio in extremis, molto probabilmente negato da una svista arbitrale di del Cerro Grande che non ha fischiato un palese penalty su Cristiano Ronaldo. Il 2-2 in terra lusitana avrebbe modificato le prossime 3 settimane e l’ottica del ritorno che ora appare molto complicata. Si rosica.

LA CHAMPIONS: UNA CHIMERA!
Juve, non sei pronta - Cosa palesa questa storia? Tanto, forse tutto. Occorre leggerla nei meandri e nei dettagli. Immagino che in casa Juve, quella tra mercoledì e giovedì scorso, sia stata una nottata molto difficile. In pochi avranno chiuso occhio. Ci sta. L’amarezza è pesante. Ma credo che sia necessario sempre vedere il bicchiere mezzo pieno. Se non si vuole cadere in una specie di depressione cronica che conduce al blocco, bisogna concentrarsi sul lato positivo degli eventi. E’ difficile che una situazione non presenti qualcosa di rivedibile o sia totalmente da cestinare. Così vale anche per la prova del Do Dragao. Chiaramente non mi riferisco alla prestazione. Quella è sotto gli occhi di tutti. E’ stata pessima. I bianconeri erano molli e privi di ogni genere di idea. La costruzione non era macchinosa, di più. Tecnicamente sono stati commessi parecchi errori e le occasioni da gol sono giunte soltanto nel finale. Chiesa ha trovato la zampata che tiene la sua squadra appesa alla qualificazione come un uomo scivolato da un crostone si aggrappa al primo appiglio. A penzoloni sul baratro. Ammetto che non è la situazione migliore di vivere i prossimi 20 giorni. Da questo punto di vista, si presentano come terribilmente brutti. Sarebbe assolutamente meglio che la gara di ritorno contro i portoghesi si disputasse già la prossima settimana. Credo che questa sia una situazione rivedibile da parte dell’Uefa. Comprendo che l’audience è fondamentale. E’ tutto. Il “calcio spezzatino” con gli ottavi suddivisi in 2 settimane per l’andata e altrettante per il ritorno non può che agevolare tale situazione, ma non le compagini impegnate. Ora lo stress si ripresenterà come un mostro nelle menti della Vecchia Signora che, dopo un momento tanto impegnativo, avrebbe necessità di un periodo più tranquillo. Nonostante tutto, come lo si può ottenere? Non è certamente consigliabile pensare che si debba passare il turno in Coppa a tutti i costi. Se si vive quasi un mese con quello stato psichico vi garantisco che non si centrerà il target. E quindi? Occorre raccontarsi candidamente la verità. Qual è? Beata giovinezza. Il grande psicanalista Sigmund Freud affermava: “se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse”. Sarebbe il caso che le parti si aiutassero. La prima dovrà rappresentare il braccio e la seconda la mente. Da Pirlo ai senatori dello spogliatoio, serve essere calmi e lucidi. Anche per quest’anno la Champions assomiglia a una chimera. Perché? La squadra non è pronta. All’inizio della stagione pensavo che molte compagini avessero un simile problema. Non si trovava una realtà in grado di elevarsi rispetto alle altre, quindi, si poteva sognare. Poi? Proverò a dire la mia…

L’Atletico Madrid - Gli uomini di Simeone hanno recuperato un’interessante quadratura del cerchio e Suarez si è ambientato perfettamente. I Colchoneros dominano la Liga e hanno tutte le carte in regola per centrare l’impresa europea che non è mai riuscita anche per questione di sfortuna.

Il Bayern Monaco – Avrebbe potuto rallentare dopo aver conquistato il triplete trasformatosi poi nella vittoria di ogni trofeo a disposizione che avesse un legame con il 2019-2020. Flick ha confermato di essere un tecnico capace e pronto per restare a certi livelli. La squadra ha mantenuto il passo della trascorsa annata. Insomma, i bavaresi hanno superato i possibili ostacoli e sembrerebbero pronti a concedere il bis. Un dubbio: le tante assenze.

Il Psg – Beh… l’anno scorso ha perso soltanto in finale e pare persino cresciuto. Le perplessità sulla mediana sono state cacciate da Paredes e Verratti. Si tratta di giocatori straordinari. L’attacco è atomico e, contro il Barca, è riuscito a far fronte pure alla mancanza di Neymar. Mbappé è ormai un calciatore da Pallone d’Oro. Kean sarà molto rimpianto dalle parti di Torino sponda bianconera. Poi ci sono Icardi, Di Maria e Draxler. Beata abbondanza. Quanta grazia. I parigini sono finalmente pronti per il colpo grosso.

Il Manchester City – I citizien sanno solo vincere. La squadra di Guardiola ha trovato la migliore condizione nel momento più opportuno. Meglio di così… A tutto questo si aggiunge un magnifico Foden che sta facendo impazzire gli avversari e commuovere gli amanti del calcio. Che sia l’anno buono?

La Juve non sembra ancora pronta a sfidare queste armate. E’ inutile nasconderlo. Nell’ipotesi in cui i sabaudi dovessero superare il turno contro il Porto, avrebbero comunque un cammino molto complicato nella competizione.

Realismo: consapevolezza e serenità - Finita? Macché. Si torna sempre al solito problema. Quando si raggiungono gli ottavi, la Vecchia Signora si scioglie come un ghiacciole al sole estivo. Questa volta sembrava diversa. L’inizio a rilento della stagione e la forma psicofisica recuperata proprio dopo la pausa natalizia faceva sperare in un’inversione di tendenza. Come durante le due annate più fortunate targate Max Allegri. La gara lusitana ha cancellato tale sensazione perché evidentemente il problema non era solo quello. Sono sempre più convinto che si tratti di un difetto nell’approccio. Quel dilemma, coadiuvato dalla sfortuna, rende la Champions simile a una chimera. Qualcuno parla di supponenza. Non so se si tratti di questo stato d’animo o di paura. Probabilmente è un mix letale. Ajax, Lione e Porto, il canovaccio è lo stesso. La Juve parte come favorita per capitombolare in maniera negativa. La speranza è che la sentenza sia prematura e i piemontesi recuperino il risultato contro i biancoblù, ma la convinzione personale è abbastanza diversa. In virtù della sconfitta 2-1 patita all’andata, i sabaudi dovrebbero vincere 1-0 oppure con uno scarto superiore alle 2 reti. L’attuale versione dei Campioni d’Italia non fornisce una simile garanzia. In passato avrei sostenuto che il dilemma sarebbe stato rappresentato dal trovare il primo centro per porre il percorso in discesa. Idea fattibile, ma oggi no. Le premesse non sono delle migliori per pensare che non si possa subire nemmeno una marcatura e, in quel caso, l’ascesa sarebbe come quella dell’Everest. Occorre cambiare registro e, in vista di una prossima occasione che con estrema probabilità si ripresenterà già tra un anno, bisognerà riuscire a essere più realisti. Ecco, questa penso sia il vocabolo giusto. I bianconeri dovranno affrontare la fase finale della Champions con alcune sicurezze: consapevolezza di essere una compagine forte come le altre, ma superiore a nessuna. Serenità in quanto occorre comprendere che trionfare in quella competizione non è un obbligo. A causa del format, nessuno può risultare in grado di porsela come obiettivo. E’ sbagliato pure considerarla un sogno. E’ una sfida che si affronta con la tranquillità di non dipendere da essa.

IL BICCHIERE E’ COMUNQUE RICOLMO
Pirlo e la squadra - E quindi qual è il bicchiere mezzo pieno? Partirei dall’allenatore. Nonostante le critiche, Andrea Pirlo è sulla buona strada. Non si può avere tutto e subito. Serve tempo. Sta apprendendo le arti. In tanti sostengono il contrario ma, nella Juventus, noto un’identità. Cioè? Il 3-5-2/4-4-2. Non è una questione puramente numerica, ma di interpretazione. In fase di possesso, la costruzione parte dal basso e, anche se il risultato è stato negativo, ho apprezzato il fatto che, contro il Porto, i bianconeri non si siano snaturati. Bentancur non è il miglior regista. Non lo è nemmeno Arthur e quando manca Bonucci si nota. Ciò ammesso, è giusto perseverare e sapere che il prossimo anno occorrerà fiondarsi su un giocatore con simili prerogative. Volete un nome? Manuel Locatelli. Spesso la squadra ha necessità di trovare sbocchi esterni e questi sono forti: Cuadrado, Chiesa e Alex Sandro. Occorrerà comprendere il futuro di Bernardeschi e Frabotta che molto probabilmente sarà lontano da Torino. Così servirà un altro uomo in quel reparto. La manovra si chiude sugli attaccanti: Dybala, Morata, Ronaldo e Kulusevski. Continuo a ribadire che l’ultimo è più adatto nel ruolo di mezz’ala. La Joya e CR7 sono indiscutibili anche se sarà necessario comprendere quali siano le loro volontà future. Sono un grande estimatore dell’ispanico, ma di certo serve un suo alter ego e l’ottavo di andata di Champions è lì a dimostrarlo. Si abbisogna di un uomo capace di fornire profondità e tenere alta la squadra. Non credo, invece, che la fase difensiva sia giudicabile dal match di Oporto. Troppo brutta per essere vera. Gli uomini di Conceicao hanno disposto di 3 immense occasioni. Due sono state concretizzate. Trattasi di enormi doni natalizi posticipati. Punto. Da dimenticare. La retroguardia, intesa come singolo reparto, è forte e ben assortita. De Ligt, Bonucci, Chiellini, Demiral, Danilo… Tanta roba.

Beata gioventù - Ciò, però, che più ammiro di tutto questo ben di Dio vestito di bianconero sono i giovani. L’olandese e il turco potrebbero difendere questi colori per parecchio tempo. Hanno rispettivamente 21 e 22 anni. La speranza è che nessuno faccia valere l’elevata clausola rescissoria che servirebbe per strappare l’ex capitano dell’Ajax alla squadra di Pirlo. Il collega è fantastico. Ha un atletismo, una dinamicità e un senso della posizione che sono rari. Walter Samuel era definito The Wall. Credo che, seppur per motivi differenti, si potrebbe ipotizzare un simile soprannome anche per Demiral. La mediana ha ben tre garanzie. La prima si chiama Bentancur. So che non sono i giorni migliori per incensarlo, ma non ci si faccia ingannare troppo dalle apparenze. Ha un difetto. Non è in grado di liberarsi della sfera in fase d’impostazione quando patisce il pressing avversario, ma con il tempo può migliorare. Non si dimentichi che ha 23 anni. Per il resto sembra già abbastanza completo. Arthur è magico e non comprendo ancora come il Barcellona abbia potuto scambiare questo 24enne con un uomo ormai oltre la trentina: Pjanic. Il bosniaco è un buon giocatore, ma il brasiliano è dotato delle stigmate del campione. La palla tra i suoi piedi è come in cassaforte. E’ impossibile rubargliela e la Juve dipende troppo da quelle giocate. Nel calcio, la qualità è fondamentale e proprio per questo ritengo che Locatelli sia perfetto per completare il reparto. Mckennie è l’incursore alla Vidal di cui la Vecchia Signora aveva bisogno. E’ il centrocampista che può portare la giusta dose di inserimenti e di gol. E’ molto roccioso e forte anche in fase di ripiegamento. Il texano sarà in grado di crescere ulteriormente perché ha 22 anni ed è alla prima grande esperienza. Militava nello Schalke. Non una squadretta, ma nemmeno la Juve. Passando al reparto avanzato e agli esterni: Chiesa è il giovane più maturo. Di 365 giorni più anziano del collega statunitense è al suo battesimo europeo, ma ha dimostrato di saperci già stare. Perché? Probabilmente deriva dalla sua storia di vita. Fede è cresciuto a pane e pallone. Il papà Enrico era un grande bomber che ha calcato a lungo i campi della serie A. Aver respirato una simile atmosfera da quando era in fasce ha contribuito a un più semplice adattamento ambientale. Kulusevski, invece, ha 20 anni ed è il più acerbo. E’ un diamante grezzo. Le qualità sono indiscutibili e sotto gli occhi di tutti, ma ha necessità di svilupparle. Deve trovare la sua posizione in campo e, come scritto precedentemente, sono convinto che possa diventare un’ottima mezz’ala d’incursione. In alternativa dovrà migliorare molto il gioco spalle alla porta che pare il suo vero tallone d’Achille. La visione è favolosa e persino superiore alla media dei coetanei. Ha ancora qualche difficoltà nella cattiveria agonistica che spesso lo rende spaesato e addirittura impacciato in certi controlli sbagliati per la pressione avversaria. In quei casi pare scoordinarsi. E’ necessario che acquisti consapevolezza del suo fisico eccezionale. Non lo conosco dal punto di vista muscolare, ma forse abbisogna di un po’ di forza.

In qualche anno sarà una Juve ingiocabile - Sunto? La Juve ha una squadra che in prospettiva fa tremare l’Europa e il mondo. Non noto tante compagini così forti nel lungo periodo. I giovani sono formidabili e potenzialmente devastanti. La società ha intrapreso la strada corretta anche perché ha affiancato loro un mister che ha da poco abbandonato quel mondo. Pirlo sa cosa significhi essere calciatore in questi tempi. Il lombardo è un ottimo conoscitore dell’ambiente e in particolare di quello bianconero. E’ perfettamente inserito nella nuova politica societaria e occorre avere la pazienza di garantirgli il periodo necessario per operare. Questo non può essere una singola stagione. Bisogna perseverare e non abbandonare la linea. Potenziare il gruppo, ma senza acquistare uomini nella fase calante della carriera. E’ giusto affidarsi a giocatori che possano garantire la corretta dose di esperienza, ma comunque nel pieno delle loro potenzialità. Penso, per esempio, a un colpo “alla Morata”. E’ un ragazzo che ha ancora parecchio da dire…

La rimonta, che libidine! - Per quest’anno, poi, ci si “accontenti” di un en plein nostrano. Si può fare. La Supercoppa è già in bacheca. Per quanto riguarda la seconda competizione italica, i sabaudi disputeranno la finale contro l’Atalanta. La serie A è completamente aperta. Le 7 sorelle sono appaiate nel raggio di 10 punti. Considerato che siamo soltanto all’inizio del girone di ritorno, in un torneo così equilibrato, sembra trattarsi quasi di un’inezia. La Juve è quarta e ha 8 lunghezze di distacco dall’Inter capolista, ma dovrà recuperare una gara contro il Napoli. Tutto da decidere… Con questo non intendo sicuramente affermare che si debba abbandonare completamente l’idea di passare il turno in Champions, ma non dev’essere un cruccio perché potrebbe risultare deleterio anche sui risultati delle altre manifestazioni. La rimonta nel Bel Paese sarebbe davvero gustosa anche per i tifosi e regalerebbe loro qualcosa di diverso. Non si tratta, infatti, di un dominio come quello delle altre stagioni che non ha nemmeno mosso l’adrenalina dei supporter. Le rivali, in particolare milanesi, hanno ormai l’acquolina in bocca. Si sono convinte che il grande sogno è pressoché vicino e mai così realizzabile. Dopo 9 anni, il Re starebbe per abdicare e loro sono pronte a raccoglierne lo scettro, infilarsi la corona e accomodarsi sul trono. Un colpo di coda che le sferza lontano rappresenterebbe libidine allo stato puro. Per la Coppa, ci si riproverà con un gruppo più pronto. Ma anche una mentalità differente.