MALE DA DERBY - UN’ANALISI QUANTITATIVA

Derby: “partita a sé”. Quante volte abbiamo sentito questa definizione accompagnare il confronto tra due squadre della stessa città. Una partita aspra, dura, il cui esito sembra prescindere dai valori tecnici espressi in campo, “match da tripla” (1 X 2) quando si giocava la schedina, aperto a qualsiasi risultato. In realtà questa definizione con il passare degli anni ha smarrito parte della sua valenza in almeno una circostanza: il “Derby della Mole” ha progressivamente perduto quel carattere di imprevedibilità che forse è rimasto ancora nelle altre stracittadine più celebri (Milano, Roma, Genova), invece la sempre più ricca Juventus ha avuto la meglio sul sempre più ridimensionato Torino. A partire dagli anni ottanta fino ai giorni nostri, infatti, su 50 sfide di campionato disputate il Torino ne ha vinte 9 (18%), in 10 occasioni (20%) ha spuntato un pareggio e nelle restanti 31 partite (62%) è uscito sistematicamente sconfitto[1]. Una supremazia bianconera incontestabile, aldilà delle polemiche su singoli episodi che hanno puntualmente agitato i vari post partita, cercando di addurre motivazioni extra tecniche alle sconfitte dei granata.

Non è questa la sede per un’analisi dei derby giocati e delle feroci contrapposizioni che li hanno animati. Si vuole invece fornire un’ulteriore evidenza del divario che sta alla base della supremazia bianconera, spostando l’attenzione sulla partita disputata dal Torino successivamente al derby. E a questo punto occorre introdurre una premessa di ordine psicologico: nel calcio, la vittoria è anche il frutto di forza mentale. La squadra più forte vince perchè riesce a tradurre in energia positiva la carica emotiva che si sprigiona durante la partita: non si abbatte nei momenti di difficoltà, nè si esalta nelle situazioni favorevoli, mantenendo sempre un atteggiamento di fredda determinazione per conseguire la vittoria. Ma anche si lascia alla spalle la partita appena conclusa (indipendentemente dal risultato conseguito) per pensare ad affrontare con rinnovata ferocia agonistica la partita seguente. La celebre “fame di successi” della Juventus scaturisce effettivamente da questa capacità di dimenticare subito ciò che si è appena ottenuto  per rivolgere la mente alla sfida prossima ventura.

Proprio una certa fragilità psicologica sembra caratterizzare invece le prestazioni del Torino, che pare soffrire oltremisura il clima del derby: e questa è desumibile non solo dal risultato del confronto stesso (9 vittorie su 50 derby disputati negli ultimi quarant’anni ), ma anche dall’esito della partita giocata dai granata posteriore alla stracittadina. Nelle 50 partite successive al derby, infatti, il Torino è riuscito a vincerne solamente 13 (26%), mentre nel restante 74% la gara si è conclusa con una sconfitta od un pareggio[2]: la stracittadina ha prodotto ansie non solo durante la partita stessa, ma anche sotto forma di “scorie da derby” difficili da “smaltire” che hanno inciso negativamente pure sulla sfida seguente.

Prima di entrare nel dettaglio dell’analisi, è stata necessaria una “scrematura” delle partite, per renderla più attendibile. Sono state escluse le sfide sul cui esito è desumibile che “l’effetto  derby” non abbia avuto alcun impatto. Partite, cioè, il cui risultato (vittoria, pareggio, sconfitta), si sarebbe ragionevolmente manifestato comunque, per oggettiva superiorità/inferiorità dell’avversario di turno. In altre parole, sono state escluse tutte le partite il cui risultato finale non si è discostato dal pronostico della vigilia.  Ad esempio: è ragionevole supporre che  nella stagione 1981-82, la sconfitta del Torino contro la Fiorentina a Firenze (1-2) successiva al derby perso 1-0 si sarebbe concretizzata comunque, poichè i viola era impegnati nella lotta scudetto con i bianconeri e giunsero secondi al termine del campionato. In questo caso, è ragionevole supporre che l’insuccesso  nella stracittadina della settimana precedente non abbia avuto un impatto decisivo sull’andamento della sfida contro la forte squadra gigliata. Allo stesso modo, è difficile ipotizzare una concreta influenza del derby perso 1-3 la settimana precedente nella bruciante disfatta (5-0) del Torino contro il Napoli che avrebbe concluso al 3° posto in classifica la stagione 2016-17: anche questo confronto, pertanto, è stato stralciato dal campione . La selezione “depurata” secondo il criterio di cui sopra[3] ha ridotto a 32 le partite post-derby analizzate: il Torino ne ha vinte 9 (pari al 28% del totale) mentre delle rimanenti, 13 si sono concluse con una sconfitta (41%) e 10 con un pareggio (31%). Una percentale che migliora leggermente il dato “grezzo”senza tuttavia modificarne il trend negativo di fondo: le ansie da derby producono anche un effetto differito sui granata. Tale effetto è ancora più evidente se confrontato con il rendimento complessivo della squadra nell’arco di tempo considerato. Nel corso dei 25 anni analizzati[4], il Torino ha giocato in serie A 850 partite, vincendone 254 (30%), pareggiandone 306 (36%) e perdendone 290 (34%). In particolare, la percentuale di partite perse è sensibilmente inferiore , passando dal 41% al 34% rispetto a quella delle sconfitte rimediate nelle partite successive al derby. La tabella successiva riassume ciò che si è sopra esposto.

Tabella 1- Analisi delle performances del Torino in serie A (dal 1980 al 2018)

1980-2018                                        Vinte   %     Pareggiate  %   Perse  %     Totali

Partita post-derby (dato grezzo)        13   26%      14            28%   23     46%    50

Partita post-derby (dato depurato)       9   28%      10            31%  13     41%    32

Partite totali                                      254  30%     306           36%  290    34%   850

(Dati “Wikipedia” rielaborati dall’autore)

Procedendo nel dettaglio dell’analisi, andiamo a vedere innanzitutto in che maniera ha influito il derby nelle 13 sconfitte (del dato depurato) subite dal Torino nella giornata successiva.

Tabella 2- Analisi delle partite post-derby perse (dal 1980 al 2018)

Esito Derby   Frequenza  Frequenza %

Vittoria          2                 15%

Pareggio        2                 15%

Sconfitta        9                 70%

Totale          13               100%

In ben 9 occasioni, le sconfitte sono state precedute da un derby anch’esso perduto: la debacle nella stracittadina ha prodotto una ripercussione negativa nella partita successiva. I casi più clamorosi si registrano nelle stagioni 1982-83 e 2017-18. Il Torino si trova a giocare la partita post-derby contro una squadra oggettivamente più debole (rispettivamente il Cesena ed il Verona destinate a retrocedere in Serie B). Quale occasione migliore per riprendersi dalle amarezze della sfida contro gli “odiati” cugini? In entrambe le circostanze, invece, la partita che doveva sancire il pronto riscatto si conclude con una brutta sconfitta: un Torino “fumoso”[5] subisce addirittura uno  0-1 contro i romagnoli (che pone fine all’imbattibilità casalinga), mentre il 25 febbraio 2018 i granata escono sconfitti 2-1 in trasferta contro gli scaligeri.

Nelle stagioni 1994-95, 2002-03, 2008-09, con il Toro in lotta per non retrocedere, la sconfitta successiva al derby si concretizza proprio contro una rivale nella lotta per salvezza[6]: in tre circostanze è il Piacenza ad avere la meglio sui granata: nel 1994-95 Piacenza -Torino 1-0, mentre nel 2002-03 i piacentini hanno la meglio sui torinisti in entrambe gli scontri diretti, espugnando 1-3 il Comunale all’andata e vincendo sempre di misura 1-0 nel match di ritorno. Nel 2008-09, invece, è L’Atalanta a battere il Torino (2-1 a Bergamo), nella partita successiva al derby perso dai granata. In tutte queste circostanze, l’avversario era senza dubbio alla portata, per cui è desumibile che la sconfitta nel derby abbia avuto un influsso negativo anche nella debacle immediatamente successiva. Nella stagione 1992-93, invece il Torino perde la partita che segue il derby di andata contro il Genoa, squadra invischiata nella lotta per non retrocedere (2-1 a Marassi): anche in questo caso, una sconfitta contro un avversario più debole, quindi imprevista. Infine,anche  nelle annate 1985-86 e 2013-14, gli insuccessi maturati dopo un derby perduto si concretizzano contro avversari che concluderanno la stagione alle spalle dei granata: nel 1985 il Milan (che si sarebbe classificato al 7° posto) battè per 1-0 il Torino (che avrebbe concluso il campionato al 5°). Nel 2013-14 la Sampdoria (13°) espugnò il Comunale con un secco 0-2, beffando il Toro (7°). Tutte situazioni che vedono il Torino perdere un match sulla carta alla portata. Tutte sconfitte accomunate dalla circostanza di essersi concretizzate nella partita successiva ad un derby perso.

In due circostanze, invece, la disfatta del Torino segue un derby pareggiato: nel 1990-91, dopo aver impattato in un derby casalingo 1-1, i granata subiscono una secca sconfitta a Pisa (2-0), contro una squadra che sarebbe retrocessa, quindi assolutamente di livello tecnico inferiore. Nel 2001-2002, dopo aver concluso in parità (2-2) la stracittadina, i torinisti cadono ancora in maniera netta (2-0) e sempre in trasferta (contro il Perugia), in un confronto tra squadre di metà classifica, sostanzialmente di pari livello (il Perugia avrebbe concluso il campionato con 3 punti in più dei granata): anche in questo caso, pertanto, una partita assolutamente abbordabile.  

Ma esistono anche un paio di circostanze in cui la sconfitta del Torino ha seguito un derby che era stato concluso vittoriosamente dai granata. Questi casi sono davvero importanti, pur nell’esiguità della frequenza, perchè emblematici nel dimostrare l’influenza che il derby produce  comunque nella testa e nelle gambe dei giocatori granata, a prescindere dal risultato. Forse il più famoso in assoluto si manifesta nella stagione 1982-83, allorquando il Torino consegue una vittoria clamorosa 3-2 nel derby contro i bianconeri. E’ il derby della rimonta: in tre minuti e mezzo Dossena, Bonesso e Torrisi ribaltano  lo 0-2 di Rossi e Platini. Dopo quella vittoria storica, la domenica successiva i granata incontrano un’altra squadra bianconera, dal blasone molto differente: il Cesena è invischiato nella lotta per non retrocedere. Di norma, una squadra solida mentalmente e fisicamente, nonchè sospinta da una vittoria di prestigio come quella maturata nella settimana precedente, avrebbe avuto facilmente la meglio contro un avversario obbiettivamente inferiore. La regola non è valsa per il Torino, che al cospetto dei romagnoli incappò  in una bruciante sconfitta senza appello (2-0) e  fuori da ogni logica. Lo stesso copione nella stagione 1983-84: dopo una bella vittoria contro i cugini bianconeri 2-1, i granata si apprestavano  ad affrontare in  trasferta un Genoa malconcio e in piena zona retrocessione. Ebbene, anche in quella circostanza il Torino non riuscì a recuperare le energie mentali e fisiche spese nella stracittadine subendo una sconfitta (2-1) contro i rossoblù che alla fine dell’anno sarebbero retrocessi in serie B.

Tabella 3- Analisi delle partite post-derby pareggiate (dal 1980 al 2018)

Esito Derby   Frequenza  Frequenza %

Vittoria          3                 30%

Pareggio        1                 10%

Sconfitta        6                 60%

Totale          10                100%

L’osservazione delle partite post-derby pareggiate mostra come ben 6 sfide seguivano altrettanti derby conclusi con una sconfitta: anche in questi casi la stracittadina appena giocata pare lasciare  degli strascichi che impediscono di conseguire il risultato pieno la partita successiva. In due circostanze (stagioni 1991-92 e 2017-18) le sconfitte nella stracittadina (rispettivamente per 1-0 e 4-0), precedono la sfida contro un Verona in lotta per la retrocessione: in entrambi i casi, i granata vengono imbrigliati  in un risultato di parità (0-0 e 2-2 in casa) dai gialloblù che sarebbero andati in Serie B: pareggi quindi estremamente deludenti, laddove invece l’occasione era ghiotta per riscattare la sconfitta nella stracittadina. Sempre contro una squadra in zona retrocessione scaturì un brutto pareggio casalingo (1-1) contro il Genoa che, concludendo il campionato al 13° posto, si sarebbe salvato per il rotto della cuffia. La settimana antecedente il Toro aveva perso contro la Juve 2-1. Era la stagione 1992-93. L’anno successivo (1993-94), alla sconfitta nel derby combattutissimo per 3-2 (per ben due volte i granata erano riusciti a pareggiare le reti juventini di Conte e Moeller con D. Fortunato e Sergio, e solo la rete finale di Kohler li aveva puniti), era seguito uno scialbo pareggio (0-0) contro l’Inter. Non tragga in inganno il blasone dell’avversario: i nerazzurri terminarono quell’annata al 13° posto in classifica, sfiorando la retrocessione clamorosa in quello che resta il peggiore piazzamento della storia nei campionati a girone unico: contro una tal squadra, si poteva ottenere di più.[7] Nelle annate 2013-14 e 2014-15, le sconfitte nel derby (rispettivamente 0-1 in casa e 2-1 in trasferta allo Juventus Stadium)  precedono due pareggi  (curiosamente entrambi 2-2) contro squadre di mezza classifica che avrebbero concluso il campionato piazzandosi dietro al Torino: la Sampdoria e il Palermo. Partite che sulla carta avrebbero dovuto costituire un pronto riscatto della sconfitta nella stracittadina della settimana precedente, ma che si risolsero invece in un nulla di fatto deludente.

In una sola circostanza, invece, il pareggio nel derby viene “replicato” nella partita successiva: nell’annata 1986-87, i granata pareggiano in trasferta a Firenze contro i viola 0-0, dopo aver impattato (1-1) contro la Juventus la settimana precedente.

In tre situazioni, infine, il Torino fu incapace di bissare la vittoria conseguita nella sfida cittadina. Accadde innazitutto nella stagione 1994-94, che per certi versi risulta storica. I granata infatti, vinsero entrambi i confronti contro i cugini (1-2 in trasferta e 3-2 in casa), evento che non si verificherà più nella storia. Ebbene, nella partita successiva i torinisti non riuscirono a replicare la bella impresa concludendo in parità la sfida contro la Sampdoria, sia all’andata (0-0 al Delle Alpi) che al ritorno (1-1 a Marassi). Vent’anni dopo quella partita, il Torino tornò a battere nuovamente la Juventus in campionato. La storica vittoria 2-1 (Darmian e Quagliarella ribaltarono il vantaggio bianconero di Pirlo), avrebbe dovuto prolungare  entusiasmo e motivazione anche nella partita successiva: il Torino, invece, venne costretto al pari casalingo da un Palermo tutt’altro che irresistibile (che avrebbe concluso il campionato dietro ai granata).

 

Tabella 4- Analisi delle partite post-derby vinte (dal 1980 al 2018)

Esito Derby   Frequenza  Frequenza %

Pareggio        2                 22%

Sconfitta        7                 78%

Totale            9               100%

 

Infine,  si sono manifestate pure situazioni in cui il Torino è riuscito a vincere la settimana successiva al derby. In larga prevalenza (sette volte), la vittoria è stata conseguita dopo aver subito una sconfitta. La delusione maturata nella sfida stracittadina ha avuto quindi stavolta un effetto “positivo” perchè si è tramutata in spirito di riscatto. Il caso più eloquente si verifica nella stagione 1984-85: i granata, dopo un derby perduto seccamente 0-2, si riprendono andando a vincere in trasferta addirittura a Verona (2-1), nell’anno in cui i gialloblù avrebbero conquistato lo storico scudetto. Anche nel 2015-16, dopo una brutta sconfitta casalinga contro i cugini bianconeri (1-4), il Torino si riprende immediatamente cogliendo un prestigioso successo a San Siro contro l’Inter (2-1) che avrebbe concluso al 4° posto il campionato. Nelle stagioni 1986-87, 1987-88, 2007-08 e 2008-09 il Torino si rialza dalle ceneri del derby perduto battendo squadre che avrebbero concluso i tornei davanti ai granata (rispettivamente Fiorentina 2-1, Roma 2-0, Sampdoria 1-0 e Atalanta 1-0). Anche la seconda peggiore sconfitta della storia del derby, 0-5 nell’annata 1995-96, si trasforma nel trampolino di lancio verso un’ importante vittoria nella giornata successiva contro il Piacenza (4-2) rivale diretto nella lotta per non retrocedere. In un paio di circostanze, invece, la vittoria arriva dopo un derby concluso in parità. Nel 1985-86, i granata battono nettamente il Milan (2-0, doppietta di Comi) dopo aver pareggiato 1-1 contro i bianconeri; nel 2001-02, infine, a cadere sotto i colpi del toro è il grifone di Perugia (1-0), nella settimana che segue il celebre derby pareggiato 3-3 (con la “buca di Maspero “ che sabota il rigore di Salas che avrebbe potuto dare il successo ai bianconeri).

In tutte queste circostanza, quindi, il mancato successo contro la Juventus pare non avere generato traumi, ma è stato trasformato in energia positiva che ha permesso di vincere la partita successiva. Però ciò si è  verificato solo in 9 occasioni su 32 partite analizzate (28%). Nella maggioranza dei casi (72%), invece, la stracittadina ha mostrato uno strascico negativo che ha prodotto i suoi effetti nella partita seguente.

Conclusioni

A partire dagli anni ottanta, Il divario tecnico tra Torino e Juventus si è progressivamente allargato a favore dei bianconeri, tanto da far perdere quelle caratteristiche di imprevedibilità e di equilibrio che tradizionalmente animano i confronti tra le squadre della stessa città: nei 50 derby di campionato disputati, il Torino ne ha vinti 9 (18%), in 10 occasioni (20%) ha ottenuto un pareggio e nelle rimanenti 31 partite (62%) è uscito sistematicamente sconfitto. Il quadro risultante dai dati statistici è di per sè abbastanza inoppugnabile nel certificare la superiorità della squadra juventina rispetto ai “cugini” torinisti.

L’obbiettivo della presente ricerca è stato quello di evincere la supremazia bianconera (o al contrario la sudditanza dei granata) indirettamente, attraverso l’analisi della partita successiva al derby disputata dal Torino.
La sfida stracittadina è diventata sempre più una partita difficile da gestire per la squadra granata - come i numeri sopra hanno evidenziato - che richiede un notevole dispendio di energie fisiche e mentali, a prescindere dall’esito del confronto. Proprio questo abnorme consumo di risorse ha avuto ripercussioni negative nella partita successiva, pregiudicandone il risultato: le cosiddette “scorie da derby” hanno influito anche sulla performance del match disputato dal Torino nella giornata di campionato successiva. A riprova di questa affermazione si è partiti dai dati oggettivi forniti delle statistiche. Nelle 50 partite successive al derby il Torino è riuscito a vincerne solamente 13 (26%), pareggiarne 14 (28%) e perderne 23 (46%). Una performance che si discosta in maniera significativa dal rendimento medio in tutte le partite disputate in quell’arco temporale: nel corso dei 25 anni analizzati, il Torino ha giocato in serie A 850 partite, vincendone 254 (30%), pareggiandone 306 (36%) e perdendone 290 (34%). Si è cercato di “affinare” l’analisi, per renderla più attendibile, escludendo dal campione quelle partite il cui esito presumibilmente non è stato influenzato dal  derby disputato nella settimana precedente: trattasi sostanzialmente di quelle sfide concluse in coerenza con il pronostico. Ebbene, anche l’analisi del campione “depurato” ha evidenziato un rendimento del Torino inferiore ai valori medi totali.
Ma in che maniera, concretamente, queste “scorie da derby” hanno agito, interferendo nella partita successiva?
 In massima parte hanno prodotto un effetto depressivo: la stracittadina non è stata metabolizzata ed ha prodotto un risultato negativo anche nella partita seguente (9 delle 13 sconfitte seguivano un derby perso, 6 dei 10 pareggi seguivano un derby perso).

Si è riscontrato anche un effetto appagamento: l’esito della stracittadina ha generato un’euforia perniciosa che ha pregiudicato il risultato della partita seguente (2 delle 13 sconfitte e 3 dei 10 pareggi seguivano un derby vittorioso).

Solo in casi minoritari si è verificato un effetto positivo, e la stracittadina ha innescato un effetto riscatto nella partita seguente: 7 delle 9 vittorie sono avvenute dopo un derby perso.

Carmelo Cannizzaro


(Autore del libro “Ossessione. La Juventus e la finale di CL. Una storia poco bianco e molto nera”, Herkules Books, 2018)

[1] Fonte: “Wikipedia, Serie A”, rielaborazioni dell’autore.

[2] Fonte: “Wikipedia, Serie A”, rielaborazioni dell’autore.

[3] La classificazione è stata determinata secondo una valutazione dei risultati “da pronostico” effettuata dall’autore .

[4] Dal 1980 al 2018 sono stati disputati 38 campionati di Serie A. In 12 edizioni il Torino non era presente in quanto retrocesso in Serie B. In una edizione (2006-07) la Juventus non era presente . Il totale delle edizioni in cui entrambe le squadre torinesi sono state presenti in Serie A è pari, pertanto,  a 25.

[5] Angelo Caroli, La Stampa, 29 novembre 1982.

[6] Le stagioni citate si concluderanno con la retrocessione del Torino in Serie B (N.d.A)

[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Serie_A_1993-1994.