Ci sono due aspetti distinti nella partita che il Milan ha vinto a Praga: quello immediato, legato alla vittoria nel girone di Europa League, e quello proiettato nel futuro, riguardante la valorizzazione del parco riserve.

Quanto al primo, l'aspetto legato alla classifica finale del girone, l'esito è stato roseo senza ombra di dubbio. Il Diavolo ha concluso al 1° posto con 13 punti, contro gli 11 del Lille, in quello che era stato definito da tutti un girone tosto appena dopo il sorteggio. Ora, mi sembra ovvio, gli avversari dei rossoneri si sono trasformati in autentiche scamorze, ma ciò che conta, al di là del possibile avversario nei sedicesimi, è che i rossoneri si presentino al sorteggio di Nyon dalla porta principale e non da parenti poveri. Sono particolari da non trascurare. Del resto, il Milan delle seconde scelte ha vinto contro lo Sparta Praga, una squadra presente in pianta stabile nella fascia media del calcio europeo, cosa che, idealmente,  ripropone i rossoneri fra quelle compagini che possono permettersi di fare turn-over con risultati apprezzabili. Fino a marzo, quindi fino a pochi mesi fa, ciò sarebbe stato inconcepibile.

Nel primo tempo, per una manciata di minuti poco prima del 20', il centrocampo milanista si è un po' eclissato, ma anche il giovanissimo Kalulu ha avuto un qualche momento di incertezza, superato peraltro con brillante personalità. Per il resto, i rossoneri hanno avuto quattro palle gol, di cui due con Dalot e Castillejo, un po' defilati rispetto ai pali della porta ceca. Hauge segnava con un'azione personale sulla fascia sinistra milanista, grazie a un doppio tunnel con cui vinceva l'ennesimo uno-contro-uno e poi faceva filtrare un colpo da biliardo nell'ennesima buca d'angolo. Lo stesso Hauge ripeteva la giocata, ma trovava un'ostruzione in area di rigore, a mio avviso fallosa, che gli impediva di andare solo verso il portiere. Va riconosciuto, però, che lo Sparta sarebbe passato in vantaggio per primo se, dopo pochi minuti, tale Polidar non avesse pensato di essere in fuorigioco e, quindi, non avesse concluso con poca convinzione su un lancio spiovente insidioso. Nel secondo tempo, le notizie da Glasgow, mettevano pressione al Milan e caricavano lo Sparta. Il Celtic vinceva 2-1 e, pertanto, i rossoneri si trovavano virtualmente al primo posto, cosa che toglieva un po' di gaia spensieratezza ai rincalzi rossoneri, in quanto vedevano avvicinava un traguardo non preventivato. Lo Sparta, a sua volta, aveva una reazione di orgoglio e, per non sentirsi da meno dei colleghi scozzesi, cercava il pareggio con convinzione. Polidar e il neo entrato Karlsson percuotevano la fascia di Conti e trapanavano l'area del Milan con palloni mortiferi, approfittando di una difesa inedita e priva di intesa. Sul lato opposto dell'area di rigore, prima l'ottimo Tatarusanu parava in uscita su Krejci, poi l'emozione bloccava il promettente ragazzino Vitik, che non osava incornare in rete, temendo forse di macchiarsi del turpe crimine di lesa maestà (il Milan resta il Milan). Leao, appena entrato, metteva il sigillo alla partita involandosi come se corresse su cuscini d'aria. Anticipato Plecharty, veniva da questi agganciato, provocandone l'espulsione. Sarebbe finita qui, perché il Diavolo sfruttava la superiorità numerica con un bel pressing alto favorito dalla timidezza dei cechi, che non pressavano più oltre la propria metà campo. Nel recupero, tuttavia, una palla persa malamente in attacco lanciava Karlsson, che aggirava un Dalot intento a marcare il suo compagno Kalulu. Tatarusanu, in piedi fino all'ultimo, intercettava in uscita guadagnandosi, a mio avviso, la palma dei migliore in campo e consegnando il primo posto nel girone ai suoi.

Come si è detto, vi è un secondo aspetto legato a questa partita. Il match è servito per capire il valore di alcune riserve fin qui poco o niente impiegate. Mi riferisco ai giovani Maldini e Kalulu. Maldini ha un rapporto privilegiato col pallone, cui dà del tu con la confidenza dei grandi, e vede molto bene il gioco, ma è di difficile collocazione tattica nel calcio maggiore. Il passo, lungo e cadenzato di Daniel, sembra molto simile a quello di un centrocampista come Locatelli e il ragazzo non sembra avere il cambio di velocità o la progressione oppure, ancora, la forza d'urto che ne potrebbero decretare l'inserimento nel novero delle punte o dei trequartisti. Mi sembra evidente, quindi, che dopo l'esperimento come prima punta col Rio Ave, il giocatore sia stato studiato accuratamente e si sia arrivati alla conclusione che il suo ruolo sia quello di terzo centrocampista mezza ala che fa da raccordo fra il resto del centrocampo e l'attacco. L'idea, in prospettiva, mi sembra quella di farne un vice-Chala. La prova di Maldini è stata nel complesso incoraggiante, con alcune sbavature in fase di appoggio, comprensibili vista la poca abitudine al ruolo. Vedremo se Pioli insisterà su questa strada.

Kalulu è arrivato come terzino destro, ma in allenamento non deve aver convinto in quella posizione, pur dimostrando di saper giocare a pallone e sapersi muovere in difesa. Ieri ha giostrato da centrale sinistro, mostrando alcuni minuti di defaillance prima del 20', quando però tutta la squadra è andata un po' in confusione. Pressato sulla linea di fondo, non ho potuto fare altro che appoggiarla fuori e, in un paio di occasioni, si è visto Dalot accentrarsi a sua protezione (forse su indicazione di Pioli). Dal 20' in poi, tuttavia, il ragazzo ha giocato bene e con sicurezza, tremando, come tutta la difesa poco amalgamata, solo sui traversoni di Polidar e Karlsson. Nel finale è stato Dalot a farsi soprendere, marcando il compagno e perdendo Karlsson.

Archiviata la pratica del girone, in cui ha conquistato il primo posto pur facendo riposare gran parte della squadra, il Milan passerà al vaglio del Parma, buona squadra, contro la quale potrebbe contare su Ibra, se il risultato tardasse a sbloccarsi. Non sarebbe un recupero da poco, tanto per usare un eufemismo.