Malcom nasce nelle giovanili del Corinthians, squadra della città natale, Sao Paulo. Arriva in prima squadra nel 2014, dopo due anni vince il titolo da protagonista e stupisce il Bordeaux. Nei primi due anni cerca di adattarsi al calcio francese, poi esplode. Calcio spettacolo e 12 gol all'attivo.

Attira l'attenzione della Roma che è disposta a spendere una cifra che si avvicina a 50 milioni, sarebbe uno, se non il giocatore più pagato della storia giallorossa. Accordo trovato con club e giocatore. È in aereoporto per andare a Roma e firmare, il suo arrivo a Roma è previsto per la tarde notte di una giornata d'estate. Passa il check-in, ma non arriva, mistero, la Roma stava chiamando Sherlock Holmes, poi arriva la notizia. Si è intromesso il Barcellona di Valverde, che offre di più al club e, ovviamente, al giocatore.

Malcom ha difronte a sé un dilemma, giocare e essere il titolare a Roma o fare panchina a 6 milioni all'anno al Barça. È qui che si vede la differenza del "calcio" moderno. Sceglie Messi e compagni, sceglie la panchina e il denaro. 

Questa scelta sancisce per l'ennesima volta la morte del calcio bello, romantico, radiolina nell'orecchio per non perdersi niente e le squadre con il proprio giocatore bandiera che non lascerebbero mai la propria squadra. I vari Totti, Del Piero, Antognoni, Riva, Zanetti e Maldini sono solo i primi esempi. Potremmo arrivare a domani. 
Malcom gioca poco e non convince, viene messo sul mercato da Valverde.

Adesso si ritrova fuori forma dopo aver fatto panchina per una annata intera, senza giocare, che a quell'età è fondamentale. Si offre alla Roma, dopo aver aperto una telenovela, inutile, l'anno scorso, e adesso pretende uno stipendio di 6 milioni.
Beh... adesso scegliamo noi, e sinceramente un giocatore così può solo fare la riserva a Barcellona.