Il vecchio saggio del Nord Gianni Brera chiamava Eupalla la Dea del calcio, perché il calcio, come la vita, è spesso tanto affascinante quanto imprevedibile. Al punto di essere chiamato Gioco, o più propriamente Giuoco, come campeggia nel nome della nostra Federazione che ne governa, malamente, le sorti. Eupalla è un nome (numen) particolarmente evocativo, perché rimanda in primo luogo alla circolarità delle vicende umane e del football, fatte di successi e di insuccessi, di inattesi rovesci e di cicliche opportunità di rivincita. “La palla è rotonda” si sente dire spesso per giustificare le cose del calcio, e non a caso. Ma Eupalla rimanda, per una improbabile quanto efficace assonanza, agli Dei dell’Olimpo, quasi tutti altrettanto capricciosi, imprevedibili e imperfetti. Di Dei del Calcio parlava spesso Sir Alex Ferguson, uno che deve le sue vittorie più memorabili alla pazienza di attendere che il tempo delle sconfitte passi e soprattutto ai rovesci del Fato: gli incredibili cinque minuti finali a Barcellona contro il Bayern Monaco, con il gol finale dell’elfo Solskjaer, e la scivolata del guerriero blu John Terry sul prato di Mosca. E lo diceva invocando il rispetto che si deve avere verso il Mondo Invisibile che contribuisce, insieme all’impegno e alla dedizione, alle nostre vittorie o sconfitte. Lo diceva ad Arsene Wenger, più insopportabile nelle vittorie che nelle sconfitte. Lo insegnano i vecchi ai più giovani nelle osterie quando mischiano e distribuiscono le carte: “nun fa’ torto a ‘e carte” è l’ammonimento del romano verace. Probabilmente Maurizio Sarri se ne frega di Eupalla e degli Dei, almeno da buon comunista quale si professa: il calcio tutto schemi e razionalità, la sua preparazione meticolosa, i droni sui campi di allenamento. Ci sono più Scienza e Ragione nel suo calcio, che Magia. A Napoli, città magica per vocazione, forse è il contrario. Non sappiamo dunque se la scelta di lasciare andare l’Europa League a febbraio sia così propizia. A Napoli, come a Manchester, come a Roma probabilmente il Rito va sempre onorato e vale la stessa regola delle osterie: mai fare torto agli Dei del Calcio.