La “logica” ha dimostrato che gli aerei non possono volare e che le bombe H non funzionano e che le pietre non cadono dal cielo. La logica è un modo per dire che tutto ciò che non è accaduto ieri non accadrà domani.

Questo pensiero dell'autore di fantascienza statunitense Robert A. Heinlein, riportato tra le tante citazioni sulla logica, trasporta il pensiero verso una possibile concezione di quest'ultima, come un mondo chiuso, relegato alla staticità di ciò che si conosce.

Il gioco è molto semplice: si conoscono due punti, uno considerato di partenza (chiamato A) e uno di arrivo (la meta B), la logica si sfrutta in questo modo per elaborare un percorso, quanto più efficiente possibile, tra queste due locazioni; ma se consideriamo che questi, non sia altro che una piccola costola di un universo ancora più vasto...bé tutta la logica perde un po' la sua maestosità cervellotica.

Trattando quest'argomento viene semplice e diretto collegarlo a ciò che sta accadendo in quest'ultimo periodo a Napoli, alla corte della società partenopea: Maurizio Sarri, ormai ex allenatore degli azzurri ha deciso di abbandonare la sua creatura, minuziosamente creata a propria immagine e somiglianza per partire verso nuovi orizzonti, lasciando il passaggio del testimone ad un personaggio come Carlo Ancelotti.

Viene dunque da chiedersi allora quale sia il perché di questa così "drammatica" decisione, che assomiglia quasi ad una tragedia teatrale dove il protagonista assapora la vittoria per poi essere sconfitto definitivamente ad un passo dal traguardo, e non poter più tornare sul palcoscenico.

Ed è questa la domanda che mi pongo, il perché di questa resa, di questo cedimento allo strapotere della Juventus; la ragione non può legarsi solo a questioni economiche, del resto Carletto non avrebbe mai accettato senza alcuna garanzia di un mercato importante, e di una certa quota di investimento da immettere sul mercato, per completare una rosa che ha ceduto alla stanchezza di una stagione quasi perfetta.

Probabilmente il tecnico toscano si è reso conto di aver esaurito quella magia che l'ha reso grande in questi anni tra gli allenatori della serie A, addirittura il migliore sotto il profilo del gioco, ma anche se duole ammetterlo, egli è stato il peggiore sotto quello della tenacia, non un "dettaglio" nel calcio, dov'è mancata quella fame, affinché si potesse consumare la vittoria totale, e non parziale di un 1-0 conquistato con un colpo di testa al novantesimo, perché se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, Sarri non l'ha nemmeno cercata, riproponendo sempre lo stesso assetto di squadra, con quell'undici dove la mancanza dell'attaccante polacco Milik per buona parte della stagione non può essere l'unica prerogativa di una sconfitta insensata, dove un'intera città è stata privata di uno scudetto che avrebbe meritato per il calore verso i priori colori.

Qualcuno potrebbe dire che ci è mancato davvero un soffio, che è stato comunque un successo raggiungere e superare il record di punti conquistati in campionato, ma considerata la situazione, questa sembra la più triste delle consolazioni, insufficiente a dare un lieto fine all'opera di un maestro che ha deciso di lasciare il palcoscenico senza festeggiare.