Mentre oltremanica la neocapolista Liverpool pareggiava a Londra con la neopromossa Brentford, in Italia si consumava un match infinito a San Siro tra Inter e Atalanta, che potrebbe essere individuato come manifesto di questa corrente inglese della nostra massima serie.

Da anni si aspira allo spettacolo dei match inglesi, mille opportunità, continui ribaltamenti di fronte, agonismo alle stelle e un gioco che scorrevole anche dal punto di vista delle chiamate arbitrali. Il pomeriggio di inizio autunno milanese ha garantito tutto questo. I 40 tiri totali a fine partita quasi equamente distribuiti tra le due squadre, il rigore assegnato e il gol cancellato sono la palese dimostrazione di quanto il nostro campionato sia cambiato e cresciuto negli ultimi anni. Lo conferma anche Mourinho che, a termine del derby romano finito con uno scintillante 3-2 in favore della Lazio, spende parole al miele per la crescita della Serie A rispetto al periodo in cui aveva allenato l’Inter. Risultati roboanti si susseguono di giornata in giornata a dimostrazione del radicale cambiamento apportato alla tattica. Si gioca un calcio più spregiudicato, più offensivo e che non è legato agli antichi dogmi calcistici italiani del ‘catenaccio e contropiede’. Ogni squadra che compare nella classifica odierna non esprime alcun tipo di legame con quel calcio, anzi tutte cercano in qualche modo di intraprendere la strada della costruzione di una manovra che prediliga il gioco palla a terra.

Un altro punto focale su cui porre l’attenzione è come si siano alzati i ritmi, da tempo troppo inferiori rispetto a quelle delle competizioni europee. Per ritmi di gioco s’intende come molto più velocemente la palla venga mossa dai giocatori, come i calciatori stessi corrano a velocità elevate nell’arco dei novanta minuti. E’ storicamente riconosciuto come il problema delle squadre italiane in Europa, soprattutto perché in casa nostra siamo male abituati. Ma anche in questo si sta prendendo una piega molto più inglese e in generale europea. Sempre prendendo spunto da Inter-Atalanta, le due squadre hanno giocato in maniera spumeggiante per larghi tratti della gara. Uno, due tocchi e via la palla, velocità costantemente elevate e ritmo smorzato solo da qualche fischio arbitrale, mai di troppo. Salendo i ritmi, sale anche l’agonismo ed è lì la bravura dell’arbitro nel capire che il contatto mezzo deve essere ignorato, in modo tale da favorire lo spettacolo. Non si tratta, quindi, dei soli calciatori e allenatori, ma è un vero e proprio cambiamento del sistema che comprende ogni tipo di figura presente all’interno. E’ un movimento corale verso la promozione del nostro campionato, per riportarlo sul tetto dei Top 5 campionati Europei e per riportare soprattutto un club italiano in cima all’Europa. Sarà anche per tutto questo che a una partita dal termine della sesta giornata, la vincitrice dello scudetto Inter si trova a quattro lunghezze dalla capolista Napoli, in mezzo a loro il Milan, più attardata la Juve che si vede davanti un gruppone di squadre ben strutturate e che giocano bene a calcio. L’uniformità di pensiero che accomuna le squadre italiane sta promuovendo l’innalzamento del livello tecnico del nostro calcio, che porta per forza di cose maggiore spettacolo, a una classifica meno scontata dove non si bada unicamente al valore delle rose e dove le squadre in lotta per il titolo sono molteplici. Le famose ‘sette sorelle’, di cui si sente parlare dalla passata stagione, quest’anno più che mai sono appaiate ed è, appunto, un’importante similarità con il campionato inglese, che presenta una situazione di classifica molto simile.

Ciò che il campionato nostrano ancora accusa è la mancanza di introiti faraonici come quelli inglesi, che permettono alle squadre di attirare i maggiori campioni e di profanare gli altri campionati dei migliori talenti. La crescita passa anche per l’aspetto economico e di gestione delle risorse, sperando che al più breve tempo possibile vengano nuovamente riempiti al 100% gli stadi e che i tifosi possano godere di questa nuova Serie A all’inglese.