Con un tempismo degno di uno sceneggiato televisivo, nella mattina in cui la Guardia di Finanza perquisisce un autorevole magistrato che gli sportivi ricorderanno per i processi contro la GEA di Luciano Moggi, proprio un quotidiano molto attento e informato su quelle inchieste sgancia una bomba sulla As Roma, scossa ancora dalle contestazioni contro la Società per l'addio incomprensibile al capitano giallorosso, Daniele De Rossi. L'inchiesta, insolitamente, non è firmata dai giornalisti sportivi che seguono la Roma, ma da due prime firme della cronaca giudiziaria di grido, autori anche di fortunate pubblicazioni e di serie televisive sulle malefatte italiane e romane.
Inoltre, cosa bizzarra, il pezzo è scritto non da Roma, ma dalla città spagnola di Siviglia, cosa che può essere una svista o una scelta. Sicuramente, però, dà una dimensione internazionale al pezzo, probabilmente innescando un boomerang, che consente di restringere la ricerca del grande ispiratore della vicenda. Che non è naturalmente Monchi, ora a Siviglia, ma qualcuno che vuole avvelenare il clima romano per nascondere i fallimenti sportivi di una squadra e del progetto tecnico voluto dalla attuale dirigenza. Mentre infatti la Lazio di Lotito solleva l'ennesimo trofeo degli ultimi anni, la Roma americana finisce l'ennesimo anno senza vincere, addirittura arrivando sesta, fuori dalla Champions League.
L'inchiesta, roboante quanto priva di contenuti significativi, parte da una supposta mail del preparatore atletico personale di Pallotta, che, dopo essere stato a suo tempo allontanato, torna improvvisamente a Roma, sembra per riferire al presidente sui numerosi infortuni occorsi in questa malandata stagione giallorossa.
Si tratta, dunque, di una dichiarazione priva di qualsivoglia valore oggettivo, che a Londra verrebbe definita "hearsay", utile ai tabloid, ma rifiutata con sdegno da qualsiasi corte del Commonwealth, in quanto, dizionari alla mano, semplice "diceria". Su questa diceria, peraltro proveniente da soggetto palesemente schierato, si costruisce un castello beatifico della nuova proprietà, presentata come vittima di quattro congiurati e di un ambiente ostile, quasi contiguo alla malavita. Si accenna addirittura a rapine contro i familiari dei giocatori, con un effetto scenico meraviglioso, ma con un incomprensibile salto logico triplo carpiato rispetto alla mail da cui si era partiti.
La cosa strana è poi il riferimento allo stadio, nonostante lo stesso quotidiano abbia da sempre messo in luce l'assurdità del progetto e le numerose vicende, queste sì criminali, che hanno interessato i protagonisti della vicenda.
Non sfugge, ai lettori più attenti, il ricordo di un articolo insolitamente benevolo, che il severo giornalista d'inchiesta aveva dedicato otto anni fa alla nuova proprietà americana, appena arrivata, che di lì a poco avrebbe portato, con il ds Franco Baldini, la nuova cultura calcistica di Luis Enrique a illuminare (sic!) con un nuovo verbo il cielo della Capitale. Protagonisti che, come in un thriller televisivo, si intrecciano in corsi e ricorsi storici che solo la memoria più attenta aiuta a dipanare.

Ciò premesso, il contenuto dell'articolo è davvero di poca sostanza. Curiosamente, infatti, a finire sulla graticola sono De Rossi, che ha raccolto intorno a sé tutta la tifoseria e l'opinione pubblica italiana, con una conferenza stampa di rara intelligenza e un addio tanto sobrio quanto meraviglioso. E tre giocatori di punta sul punto di partenza: Kolarov, uno dei leader dello spogliatoio; Manolas, che ha una clausola atta a giustificare una eventuale cessione; e Dzeko, dato per vicinissimo all'Inter di Conte.
Nell'articolo, curiosamente, l'unico dirigente che non viene mai citato è Franco Baldini, forse perché tra i numerosi luoghi che i giornalisti dicono di aver visitato, non ci sono né Londra né il Sudafrica.
Si vocifera in questi minuti, che la As Roma stia per emettere un comunicato, nonostante il sentimento collettivo sia che questo articolo sia un assist alla Società in un momento di scarsissimo gradimento popolare. Una cosa è però di una banalità assoluta: ricollegare gli scarsi risultati risultati della As Roma ai ricatti di uno spogliatoio capeggiato da Daniele de Rossi. Che da quella mail in poi non ha praticamente più giocato e, quando ha giocato, è stato il migliore in campo.
Insomma, davvero un articolo privo di dati significativi, il cui unico obiettivo sembra puntare il dito sui personaggi scomodi alla Società.

Attendiamo, per ridare credibilità al tutto, una inchiesta del severo giornalista sullo stadio della Roma e sulla situazione economica della As Roma, in modo da tranquillizzare una volta per tutti tifosi e azionisti.
Quasi dimenticavo: Dzeko, Manolas e Kolarov con l'accento di Suburra non sarebbero male, in particolare il cattivissimo serbo Kolarov. Mala tempora currunt.