Sì, lo confesso, a me piaceva Pirlo! E allora? La prima risposta è quella che nessuno vorrebbe sentire: l'avevo detto! Poi, dobbiamo fare un calcolo matematico, e vediamo che l'anno scorso la Juventus viaggiava a otto punti di vantaggio rispetto alla attuale, nella stessa giornata di campionato. Certamente, come tutte le analisi eseguite contemplando ogni variabile, si potrebbe obiettare che manca Ronaldo. E questo si avverte proprio nella scarsa capacità realizzativa che la squadra patisce in questo avvio di campionato. Ma non si può nascondere che già negli ultimi tempi la squadra lamentava una difficoltà ad esprimere un gioco convincente e la continuità di risultati che avrebbero dovuto accompagnare la gestione di un gruppo così pieno di nazionali e giovani promettenti. E forse proprio Ronaldo fu la componente doppiamente negativa del gruppo. In primis, a livello finanziario, perché i suoi compensi ed il costo di acquisizione sono costati almeno un terzo di miliardo di euro, ai quali non si capisce dove ci sia stato il ritorno sportivo e di merchandising.  Secondo, proprio lo sperpero di risorse che lo ha accompagnato ha inibito la crescita di investimenti e di acquisizione di nuovi talenti giovani, che si sarebbero inseriti nel gruppo vincente e che avrebbero portato la squadra ad avere degli autentici assets, ovvero valori sia sportivi che di mercato, a compensi minori e di crescita finanziaria ed economica, che avrebbero portato la società su di un binario virtuoso e di probabile continuità di risultati. Non è da sottovalutare nemmeno la disgregazione del gruppo, che un personaggio molto "autoreferente", per non dire egoista, ha portato nell'interno di uno spogliatoio, che si stava "spogliando" di leaders carismatici, quei leaders che hanno sempre fatto della Juventus il gruppo vincente e di carattere forte.  
Un altro discorso che deve essere affrontato è stata la sovrapposizione in tre anni di tre allenatori, con conseguenti bocciature e promozioni di giocatori, che in taluni casi hanno disperso l'unità della squadra e la ricostruzione continua di un sistema di gioco e di distribuzione  dei compiti interni al gruppo. L'esperienza Sarri è stata vista come un rinnovamento del gioco troppo statico di Allegri, ma di tale gioco "spumeggiante" non se n'è mai vista traccia, anzi ha vinto ancora uno scudetto, ma sicuramente più per demeriti altrui che per effettiva potenza di squadra. Per poi vedere anche disperdere le qualità di giocatori frettolosamente bocciati, come Emre Can e Mandzukic, che oggi servirebbero come il pane, specialmente in partite dove la fisicità si rende necessaria per sopperire sia alle folate spesso troppo violente degli avversari (e spesso tollerate ingiustamente dagli arbitri), sia all'esperienza ed alla tecnica che spesso difetta nei nuovi giocatori.  
Sarri non fu ben digerito dallo spogiatotio, forse per via di alcune battute irriverenti che risalgono a quando allenava il Napoli, come se fosse ancora all'ombra del Vesuvio, e non sotto la Mole Antonelliana. Il suo esonero fu automatico, non esistevano più i presupposti per continuare un rapporto mal digerito da tutti, tifosi e dirigenti compresi.  

L'arrivo di Pirlo avvenne in circostanze già difficili. Infatti era stato preso come allenatore dell'Under 23, ma non cominciò neanche, che subito fu chiamato a dirigere la prima squadra. E questo sembrò un primo handicap, molti infatti pensavano che il salto fosse troppo ampio, come se un novellino che proviene dalle squadre giovanili venisse messo lì senza un'adeguata preparazione ed esperienza da allenatore.  
E su questo mi permetto già di dissentire! Pirlo non poteva essere considerato un neofita, perché innanzitutto ha un palmarés come giocatore che pochi possono esibire non solo in Italia ma soprattutto alla Juventus. infatti ancora oggi alla Juventus non c'è un giocatore che abbia vinto, oltre al mondiale con la Nazionale e di club, diverse Champions League, e scudetti sul campo. Inoltre era un giocatore di grandi doti tattiche, oltre che tecniche, e per questo si poteva già considerare un allenatore in campo. Nella sua carriera ha conosciuto i migliori allenatori Italiani, Sacchi, Capello e Lippi, tanto per fare dei nomi. Ora ditemi, Allegri e Sarri dove hanno giocato? Chi hanno avuto come allenatore e cosa hanno mai vinto, da giocatori?   
La risposta è semplice, non hanno mai vinto nulla, e mentre Allegri giocava nel Pescara di Giovanni Galeone, dove al massimo vinse una promozione dalla serie B alla serie A. Peggio ancora Sarri, che fece una grande esperienza di  banca, ma come giocatore militava anonimamente in prima categoria. Chi abbia avuto come allenatori, non si sa, e forse è meglio non saperlo, ma è un esempio tipico di allenatore arrivato non si sa come ad allenare in serie A, dove ebbe la fortuna di allenare il Napoli, e riuscì a non vincere lo scudetto con uno squadrone che ne aveva tutte le qualità ed anche le possibilità, perdendosi uno scudetto già vinto per "spocchiosità" e faciloneria. Di un allenatore si dice che deve soprattutto non fare danni, Sarri invece, ci era riuscito!   
Non ho mai visto allenatori con un passato senza il professionismo, vincere qualcosa di importante, eccezion fatta per Sacchi, ma qui non si può prescindere dalla storia e dal momento dei rivoluzionari cambiamenti che avvennero in quel periodo. Infatti, nei primi anni novanta, oltre alla sentenza Bosman, si riformò il regolamento del gioco del calcio, e sulla spinta di Blatter, si cambiarono alcune regole. La più importante fu il divieto del passaggio indietro al portiere, effettuato con i piedi, e la conseguente impossibilità da parte dell'estremo difensore di raccogliere la palla con le mani, ad eccezione del passaggio di testa, di petto e su tocchi involontari anche di piede. Questo accorciò di molto la disponiblità di campo di gioco, portando le squadre a contendersi la palla in una porzione di campo molto più ristretta. Da qui, la genialità di Sacchi, imitò dal basket il pressing, molto più facilmente eseguibile, e finalmente l'attuazione della zona, quella che fino ad allora eseguivano solo i brasiliani, ma che noi non accettavamo, considerandola una pratica di scarsa attuazione nel calcio europeo.  
E Sacchi ebbe ragione, ma con un distinguo: la rosa a disposizione era stellare! Con Gullit, Van Basten, Rijkaard, Baresi, Ancellotti, Maldini ed altri fenomeni, potevi fare quello che volevi, tutti dotati grande tecnica e di grande fisicità, facevano paura anche agli Olandesi e si permettevano di strapazzare persino il Real Madrid. Insomma una schiacciasassi. Inoltre, il presidente Belrusconi operava sul mercato sempre alla ricerca di talenti e di promesse, inondando di soldi le società che vendevano senza alcuna remora, anche se poi molti di quei giocatori finivano nel dimenticatoio, non essendo mai utilizzati, ma l'importante era che non finissero alle squadre concorrenti. In quel periodo, Berlusconi investì nel Milan non meno di mille miliardi di lire, una potenza di fuoco alla quale tutti si arresero, anche la Juventus dell'avvocato Agnelli, che non intendeva sottoporsi ad aste nelle quali il risultato era scontato, ovvero avrebbe vinto sempre il Milan. 

E proprio nel proseguo di quella tradizione milanista si fece strada un giovane promettente, Andrea Pirlo, che con Ancelotti, altro grande giocatore ed attuale allenatore del Real Madrid, maturò da centrocampista, imparando tutte le fasi del centrocampo, e migliorandosi, grazie ai consigli di chi aveva esperienza sia di allenatore, che di giocatore. E l'arrivo alla Juventus di un giovane allenatore, aveva portato una ventata di rinnovamento e di coraggio non fu semplice. Purtroppo il suo arrivo coincise con una parte triste della storia del nostro calcio e, soprattutto della nostra vita sociale: la pandemia COVID!   
Questo evento funesto, oltre a vittime per colpa del virus, portò anche disastri di ogni tipo, si veda ad esempio problemi economici, finanziari, scolastici, ed anche sportivi. Pirlo quando arrivò non potè neanche fare un'adeguata preparazione, nemmeno un'amichevole, per non parlare di campagna acquisti, ridotta ma con l'individuazione di un giovane che oggi non è in discussione, Chiesa. Ma nonostante tutto ciò, ha sempre preso le critiche e le ha metabolizzate su di lui, non ha mai accampato scuse, e nemmeno accusato i suoi giocatori, anche se ne aveva le ragioni, ma da uomo di spogliatoio, sa che i giocatori di calcio, seppure milionari, sono dei giovani che vanno dai venti ai trentanni, e hanno le stesse spinte della giovinezza che li portano sia ad essere atleti e sia a vivere come tutti i giovani, con le loro debolezze e le loro nuove esperienze, in ogni campo. E quando puniva, lo faceva come un padre  generoso, e non come fa Allegri, come se fosse un Deus ex Machina, che tutto può e tutto dispone. La sua avventura è finita con due trofei in bakeca, una Coppa Italia, ed una Supercoppa  Italiana, battendo l'Inter di Conte e dando una lezione di calcio all'Atalanta di Gasperini (altro allenatore esperto che non ha mai vinto nulla). La società, alla luce dei problemi finanziari, e di una visione sul futuro più adatta al momento, avrebbe dovuto dargli fiducia, invece si è pensato di tornare indietro e affidare la squadra ad Allegri, che fino ad oggi ha solo fatto peggio. Ricordiamo che nello staff di Pirlo c'era anche un certo Tudor, che con il suo Verona, ci ha dato una lezione di calcio. 

Ora, tutto il discorso deve arrivare ad una decisione che tolga la Juventus dall'impasse nel quale sta cadendo, e per prima cosa, Allegri andrebbe esonerato, e nello staff dirigenziale dare spazio a ex calciatori che darebbero quell'apporto oggi distante da un'idea di programma tecnico e di rinnovamento di squadra. Il Milan, chiamando Maldini, ha risollevato le sorti della squadra, ed oggi è in  posizione di vertice nel campionato. Gioca anche un bel calcio. Certo è uscito dalla Champions, ma questo non vuol dire molto, perché la stessa Juventus è arrivata prima nel suo girone, ma non ha entusiasmato più di tanto e giocando così, gli ottavi difficilmente li supera! Quindi, la società dovrebbe fare un salto di qualità, per prima cosa nelle scelte finanziarie, perché l'indagine sulle plusvalenze, seppure troppo enfatizzata dai media, ha comunque il suo fondamento in una gestione poco accurata, seppure abbiano giocato un grande ruolo l'affare Ronaldo e la pandemìa.  
Andrea Agnelli dovrebbe rimanere al suo posto, ma Nedved no. Il suo compito era di consulente tecnico, ed ha sbagliato molto, alla sua successione vedrei Del Piero, Tardelli, Gentile e prenderei un manager che sappia veramente condurre il mercato con conoscenze ed esperienza, come Carnevali, Tare, per non parlare di Pier Paolo Marino, che ancora oggi può vantarsi di avere posto le basi di questo sfavillante Napoli, oltre a costruire una buona Udinese. Bisogna ripartire, rifondare, vendere chi non serve (Rabiot, Ramsey, Bernardeschi) e prendere giocatori di temperamento, quelli che oggi mancano, soprattutto mentalmente. Non vorrei che finisse come con Zoff, campione del Mondo con la Nazionale, pluriscudettato con la Juventus, che fu esonerato dopo avere vinto due trofei, Coppa Italia e Coppa Uefa, per non parlare di quel tre a zero rifilato al Milan di Sacchi, una vera lezione di tattica. Al suo posto arrivò Maifredi, fautore del calcio "champagne", più che altro per la sua attività precedente, ovvero rappresentante di vini! Finimmo l'anno al settimo posto, e fu subito esonerato l'anno successivo.
Fino alla fine, sperando che non sia la nostra!