Sin da bambino pensavo che un calciatore avendo giocato per anni in una squadra, diventandone la bandiera, il simbolo e chiudendovi la sua carriera calcistica, avrebbe meritato un ruolo importante, di decisioni ed essere il più qualificato a garantire il bene della squadra.

Beh, oggi invece credo che sia il meno adatto per vari fattori e perché non potrebbe garantire un giudizio e un interesse che possa creare conflitto di interessi, non che non abbia a cuore il bene della squadra ma che i sentimenti e le emozioni lo portino a pensare ed agire come se ancora fosse un calciatore della squadra e non un manager, che non possa avere la freddezza e l'interesse della società ma pensare sempre e solo alla squadra.

Io credo che per il bene della società, dei tifosi, della squadra e dell'individuo stesso, la migliore soluzione sarebbe di diventare sì manager, ds, procuratore, ma di fare esperienze e crescere per altri, per esempio nella squadra opposta, ovvero se hai giocato nella Roma, lavorare per la Lazio perché ti dovresti misurare con una realtà dura, tutti ti sarebbero contro e il tuo unico scopo ed obiettivo sarebbe di dimostrare che puoi avere successo proprio perché non saresti confuso da emozioni e reazioni.

La realtà e' questa, per avere successo nella vita ti devi sempre mettere in gioco in situazioni dove altri non vorrebbero stare, e riuscendo ad avere successo dimostreresti che conta solo ciò che tu vuoi, quanto lo vuoi e cosa saresti disposto a fare, quali sacrifici per ottenere quel risultato agognato, sudato ma voluto.