Fa specie che, dopo quanto successo in queste prime giornate di campionato, e soprattutto dopo il caso clamoroso che si è verificato nel corso del posticipo serale Atalanta-Juventus di domenica 1° ottobre, nessun editorialista/opinionista abbia messo penna su carta per chiedere lumi a chi di dovere sui limiti di ricorso al VAR.

Il fatto: nel corso del secondo tempo, viene annullato il terzo gol della Juventus, segnato da Mandzukic, su segnalazione dell'assistente al VAR Orsato, che richiama al monitor l'arbitro Damato; nel corso dell'azione Lichtsteiner colpisce al volto Gomez nel tentativo di tenerlo lontano mentre controlla il pallone, il giocatore atalantino cade a terra, l'azione prosegue con pallone passato a Bernardeschi, che triangola con Lichtsteiner, che passa il pallone a Dybala, il quale effettua un cross in area atalantina sul quale Mandzukic fa gol di testa, il tutto per una durata di 13 secondi di gioco. L'arbitro Damato, su segnalazione dell'assistente al VAR Orsato, sospende la partita e va al monitor, dopo di che annulla la rete e ammonisce Lichtsteiner per fallo su Gomez e fa riprendere il gioco con una punizione a favore dell'Atalanta.

È il primo caso di utilizzo del VAR retroattivo, ossia per verificare la regolarità di un'azione di gioco a ritroso nel tempo. In termini logico-giuridici, una verifica a ritroso della catena causa-effetto, dove individuata una causa patologica, si considera l'effetto inesistente: qui la causa è l'azione fallosa di Lichtsteiner e l'effetto è il gol.

Ci hanno spiegato - ma forse mi sbaglio - che il ricorso al VAR non può essere sollecitato dall'assistente per far valutare di nuovo all'arbitro un fallo dallo stesso non rilevato o rilevato (o giudicato o non giudicato tale, il che è lo stesso), a meno che il presunto fallo non sia tale (o sia stato tale) da determinare - a termini di regolamento - l'espulsione diretta del giocatore che lo ha commesso.

Nel caso in esame, sicuramente non vi erano i margini perché Orsato richiamasse l'attenzione di Damato: la prova sta nell'ammonizione irrogata a Lichtsteiner dallo stesso Damato dopo aver visionato le immagini.
Ora, è vero che Orsato può aver ritenuto a suo giudizio il fallo da espulsione diretta, e quindi giustamente abbia richiamato l'attenzione dell'arbitro, ma nel momento in cui l'arbitro non ha ravvisato gli estremi dell'espulsione diretta, doveva senz'altro convalidare l'azione, e quindi il gol, perché l'uso del VAR non era ammissibile.

Agendo invece come ha agito, Damato ha fatto arbitrare l'assistente Orsato, facendo un uso non regolare del VAR, perché il VAR non può essere utilizzato per valutare se un contatto di gioco sia o meno falloso, a meno che esso non avvenga nell'area di rigore, o debba determinarsi se sia avvenuto o meno nell'area di rigore, e l'arbitro - a giudizio dell'assistente - abbia commesso un errore evidente. Diversamente, il VAR dovrebbe essere utilizzato per valutare ogni contatto di gioco dubbio, il che è ovviamente escluso dal protocollo VAR.

Per esempio, nel corso della stessa partita, nel primo tempo - se si fosse utilizzato lo stesso metro - l'assistente al VAR avrebbe dovuto richiamare l'attenzione dell'arbitro sul fallo fischiato a Bernardeschi su Gomez, da cui è originato il primo gol dell'Atalanta: il fallo, infatti, non c'è, dal momento che le immagini hanno mostrato chiaramente l'assenza di contatto tra il piede di Bernardeschi e la gamba di Gomez, che simula l'effetto di un contrasto inesistente. Con l'aiuto del VAR, se fosse stato ammissibile, Damato avrebbe quindi fischiato fallo a favore della Juventus e ammonito Gomez per simulazione. Ovviamente, secondo il protocollo VAR, in questo frangente decide l'arbitro, senza alcuna possibilità di intervento del VAR.

Allora, alla fine dei conti, bisogna ammettere che nessuno ha ben chiari quali siano i limiti di ammissibilità del ricorso al VAR, e che essendo l'assistente egli stesso un arbitro, usato così - cioè su input dell'assistente - tale strumento finisce solo per duplicare la discrezionalità, rendendo l'arbitro di campo soggetto all'arbitro del video.

L'unica soluzione per beneficiare realmente della tecnologia video applicata al calcio, sarebbe limitare la possibilità di intervento dell'assistente al VAR solo per verificare fatti oggettivi, quali la sussistenza o meno di un fuorigioco attivo in caso di gol; se un fallo rilevato sia stato commesso dentro o fuori dall'area di rigore; se la palla abbia superato una linea del terreno di gioco, gol inclusi; se vi sia stato uno scambio di persone in caso di ammonizione o espulsione.

Se poi il ricorso al VAR lo si vuole ammettere anche per rivedere i giudizi dell'arbitro, allora dovrebbero essere le squadre in campo a chiderne l'intervento, per un numero predeterminato e molto limitato di volte nel corso della partita, come nel tennis.