Chi si ricorda la voce di un noto programma calcistico-comico degli anni novanta che sottolineava "Ma è un calcio maaaalatoooo!". Bhe, se allora si ironizzava sullo stato del calcio, ora non ci resta che piangere. Che bei tempi gli anni novanta, nei quali le squadre italiane primeggiavano in Europa, quando il Sig. Silvio Berlusconi scoprì il sig. Sacchi, con le sue idee di calcio all'avanguardia. Quando perfino la Juventus riuscì a vincere la Champions! Quando ahimè, sempre Berlusconi fu il capostipite dei spendaccioni nel mondo del pallone, inaugurando una corsa a chi spende di più per aggiudicarsi un certo giocatore. Quando un certo Bosman fu artefice di una legge che tutela i calciatori a fine contratto e libera le frontiere europee.
Ora molte società calcistiche, salvo pochi casi, sono indebitate fortemente. Nel caso dell'Inter, la dirigenza cinese è costretta a rinunciare a un allenatore che ha portato la squadra a vincere l'ultimo scudetto, senza contare i giocatori più pagati che dovranno subire tagli al proprio stipendio o cercarsi un'altra squadra. Il Milan è già in mano a un fondo di investimento, che secondo me non vede l'ora di liberarsi della patata bollente (sempre al giusto prezzo). Alla Juventus Alkann è stufo di sbuffare quando puntualmente a fine stagione il cugino gli viene a chiedere i soldi per l'aumento del capitale. Ma è un calcio maaaalatoo!
E allora cosa fare? Come fare a ridimensionare economicamente il calcio in modo che sia più sostenibile? La colpa non è solo della cupidigia delle società di calcio, ma le regole dell'Uefa dovrebbero mirare ad abbassare la spese per i giocatori ed essere più eque (Chi sfora i parametri non può cavarsela solo con una multa).
Qualcosa negli anni è stato fatto, ma la strada è ancora lunga. La soluzione non può essere una super lega che riempie di soldi solo poche squadre "elette" a discapito di altre che magari meritano di più. L'Uefa ha fatto bene a stroncare sul nascere questa iniqua competizione.