La partita di Sofia ha visto ancora una volta l'Italia di Mister Mancini volare verso altri record e, soprattutto, prepararsi a conquistare un posto degno di questa nazionale tra le migliori d'Europa. 

Dopo i disastri delle precedenti nazionali, che dopo Germania 2006 non hanno più raccolto risultati lusinghieri, si ha di nuovo la sensazione di avere trovato un gruppo finalmente forte, giovane e motivato. Sappiamo che un allenatore di nazionali si deve considerare più un selezionatore che proprio un allenatore, e questo perchè i giocatori li ha a disposizione per pochi giorni all'anno e deve confidare molto sulle informazioni dei club, e ancora, deve capire i momenti di forma e di salute dei giocatori che segue. Il gruppo è ampio, eterogeneo, giovane, ma con quel mix di giocatori esperti non ancora alla frutta. Questo permette di fare crescere i giovani senza responsabilizzarli troppo, anche se taluni di questi hanno già la capacità di assumersi responsabilità e resistere alle pressioni che si sopportano  nel ruolo  di azzurro e rappresentante del calcio italiano. 

A parte Donnarumma, non abbiamo il fuoriclasse assoluto, ma ci sono nuove leve molto interessanti e di carattere. Ad esempio Barella, Locatelli, Belotti, Bastoni, Berardi, Chiesa, Verratti e Giorginho sono giocatori di grande personalità, in grado di cambiare la partita con le loro giocate. Ci sono inoltre giovani che possono essere molto interessanti, tra questi, Spinazzola, Lazzari, Di Lorenzo, Orsolini(capocannoniere mondiale under 20), Romagnoli. A questi vanno aggiunti gli odierni under 21 Tonali, Lovato, Rovella, Scamacca, Frattesi(giocatore del Monza, molto interessante), Del Prato e il portiere Carnesecchi, vero talento di proprietà dell'Atalanta.

Mancini ha raccolto un percorso da record, 24 partite senza sconfitte, con 19 vittorie e 5 pareggi e cinquecentoquindici minuti senza prendere reti. Ieri Locatelli ha segnato, ed è il ventottesimo giocatore a segno della gestione Mancini. Insomma, le premesse ci sono, insieme ad un sistema di gioco moderno, con molto movimento, possesso di palla con passaggi veloci, ed un pronto pressing per il recupero palla immediato. I "vecchi" sono Sirigu, Chiellini, Bonucci, Acerbi , Caputo, Florenzi, Insigne, ai quali si è ultimamente aggiunto Quagliarella, che però difficilmente farà parte di qualche spedizione europea o mondiale, ma se il fisico tiene, potrebbe sempre essere utile. Nel giro di questa nazionale, restano numerosi altri giocatori interessanti, che si aspetta che esplodano o che crescano nella loro carriera, come Kean, Zaniolo(forse un altro futuro fuoriclasse, ma con l'incognita infortuni gravi), Okaka, Lasagna, Grifo, Petagna, El Sharawy, Pellegrini, Gianluca Mancini, Pessina, Cristante, Emerson Palmieri. E ultimamente si è aggiunto al gruppo Rafael Toloi, brasiliano naturalizzato ultimamente, trentenne e con buona esperienza da difensore. 

Indubbiamente le partite disputate hanno presentato dei lati oscuri, ad esempio il secondo tempo contro l'Irlanda del Nord, giocato sotto tono e con mancanza di concentrazione, forse convinti di avere già vinto, ed anche il secondo tempo contro la Bulgaria hanno presentato dei problemi, almeno fino al secondo gol, dopo il quale la squadra si è come svegliata ed ha espresso ancora un gioco spettacolare e si è resa pericolosa, sfiorando più volte il terzo gol. A scusante di queste prestazioni non limpide possiamo considerare che quest'anno, con incontri ravvicinati di campionato e coppe, mancanza di pubblico e squadre che giocano un calcio ostruzionistico e fisico, tendente più alla rissa che alla tecnica, è difficile esprimersi come sarebbe più logico aspettarsi. In più mettiamoci che i giocatori hanno poco tempo per interiorizzare le tattiche di gioco e l'intesa tra giocatori e reparti, abbiamo il quadro completo delle difficoltà nelle quali il nostro Roberto Mancini deve lavorare, con il plauso comunque di fare lo stesso un ottimo lavoro. L'impressione è che oltre ad un certosino lavoro tecnico e tattico, il Mister sappia anche essere un bravo consigliere e confidente dei suoi giocatori, ed ha instaurato un rapporto ideale e di fiducia con i suoi ragazzi, nell'ottica di rispetto reciproco e di comprensione dei problemi che ognuno può attraversare, sapendo che il gruppo può superare tutti i problemi. E qui vedo analogie con il grande Bearzot, che ebbe il coraggio di fare esordire dei giovani sconosciuti ai mondiali, come Cabrini e Bergomi, con molto coraggio, così come Mancini stesso ha scovato tra i giocatori che il panorama calcistico nazionale gli metteva a disposizione, taluni "outsider", come" Ciccio" Caputo, arrivato in serie A a trent'anni, o Vincenzo Grifo, che gioca in Germania. Oppure all'opposto, fare esordire giovanissimi come Kean, Bastoni, Zaniolo, ottenendo sempre ottime risposte.

Il carisma di Mancini non può essere ignorato, è stato un grande giocatore, sfortunato con la nazionale, dove fu chiuso da altri giocatori non certo migliori, ma sicuramente sopra di lui nelle gerarchie delle scelte dei selezionatori dell'epoca, seppure a sua sfortuna giocò quella partita giocata in nazionale da titolare, dove non solo giocò male, ma sbagliò anche un rigore. Fece parte della spedizione di Italia '90, ma era chiuso da giocatori del calibro di Baggio, Vialli, Schillaci, Serena, Giannni, Donadoni e Ancelotti. La sua classe cristallina ci ha sempre consentito di ammirarlo, nel Bologna dove esordì a 17 anni, nella Sampdoria, dove vinse lo scudetto, e per finire alla Lazio, dove fece vedere giocate ancora memorabili, come un gol di tacco intercettando un corner tirato basso, girandosi spalle alla porta: un capolavoro. I primi passi da allenatore li ha fatti nell'Inter, quella di post calciopoli, vincendo scudetti, poi ha fatto esperienze all'estero, per poi tornare in Nazionale dopo il disastro della nazionale di Ventura, forse l'unico selezionatore non all'altezza del compito assegnato. Ed infatti con lui abbiamo collezionato l'unica esclusione da un mondiale, quello di Russia, dopo sessant'anni dall'ultima volta. 

Non resta che augurare a Mister Mancini buon lavoro, sperando che sappia regalarci le emozioni che ci diedero Bearzot in Spagna nell'82 e Lippi, in Germania nel 2006, dove trionfammo portando in processione il nostro tricolore nel giubilo collettivo e, considerati i tempi, ne abbiamo molto bisogno.
Buona fortuna Roberto.