Andrea Barzagli è stato una delle colonne portanti degli ultimi quindici anni del nostro calcio. Nato a Fiesole l’8 maggio 1981, cresce calcisticamente nella Rondinella ma è nella Pistoiese che abbiamo la svolta della sua carriera: mister Bepi Pillon lo sposta dal centrocampo alla difesa (nelle pochissima partite in cui viene impiegato). Da lì non si è più mosso.

Dopo anni tra B e C, nel 2003 passa al Chievo, che non è ancora quello dei “miracoli” ma che sta gettando le basi per diventarlo. Resta una sola stagione in maglia clivense, dopodiché decide di volare a Palermo, dove ci resterà dal 2004 al 2008, collezionando grandissime soddisfazioni: prima il debutto in Coppa UEFA e poi la stratosferica vittoria del Mondiale nel 2006 in Germania. A quel campionato del mondo non era sicuramente tra i primi della lista ma ha comunque dato il suo contributo, disputando due gare: parte dell’Ottavo di finale contro l’Australia e tutto il Quarto contro l’Ucraina, a seguito dell’espulsione di Marco Materazzi nel match con i “Canguri”. Nel 2008 viene ceduto al Wolfsburg, insieme al suo compagno e amico Zaccardo, con il quale vince subito la Bundesliga, giocando tutti i singoli secondi del campionato senza essere mai sostituito. Questa, a suo dire, è stata la vera stagione della svolta. Infatti, in un’intervista rilasciata a Federico Buffa qualche anno fa, Barzagli ha raccontato di quanto siano stati importanti gli anni in Germania: lì ha imparato a vincere e a confrontarsi con veri campioni, partecipando per la prima volta nella sua carriera alla Champions League.

Il resto dell’esperienza al Wolfsburg è altalenante, tendente però verso il basso, tant’è che Marotta e Paratici vennero sbeffeggiati dall’opinione pubblica quando lo acquistarono per 300.00 euro il 27 gennaio 2011. Alla fine – come quasi sempre è successo – hanno avuto ragione loro. Trasforma, grazie al lavoro di Conte e dei suoi collaboratori, Bonucci e Chiellini in due difensori di caratura mondiale, permettendo alla Vecchia Signora di vincere il suo primo scudetto nell’Era post Calciopoli e chiudendo con solo 20 reti subite in 38 gare. Una vera e propria “roccia”, com’è stato ribattezzato dal popolo juventino. Negli anni successivi continua a spiegare tattica difensiva a tutto il mondo, Cristiano Ronaldo e Messi compresi. Infatti, come ben sappiamo, è stato uno dei principali artefici dei 7 scudetti consecutivi della Juventus, giocando sia come terzo di destro nella difesa a 3 sia come vero e proprio terzino destro con Massimiliano Allegri, nonostante non fosse il suo ruolo preferito, come ha spesso ricordato. Un aneddoto relativo a Barzagli ed Allegri è che sono anche stati compagni di squadra alla Pistoia: come detto sopra, l’ex Palermo era un giovane centrocampista, spostato in difesa, in rampa di lancio, mentre Max era a fine carriera: “era già un allenatore in campo”. Così il #15 ha definito il tecnico livornese.

Barzagli si sta avvicinando al suo probabile ultimo anno di carriera, che vuole concludere con il nono Scudetto consecutivo. Un record pazzesco. Nell’ultima stagione ha dato comunque il suo contributo, nonostante abbia fatto più fatica rispetto alle altre, giocando 25 sfide di campionato, 4 di Coppa Italia, 8 di Champions League e 1 di Supercoppa Italiana. Ma il suo plus è stato fuori dal campo: ha saputo tenere unito il gruppo - insieme agli altri senatori - anche dopo le pesantissime sconfitte di Madrid e contro il Napoli a Torino, riuscendo ancora una volta a salire sul tetto d’Italia. L’aspetto però più incredibile del nativo di Fiesole è l’eleganza: è un giocatore efficace, sempre puntale, mai falloso in maniera cattiva: in sintesi, al posto giusto, nel momento giusto. Sempre.

L’Italia ha sempre avuto una grandissima tradizione di difensori centrali, da Parola a Cannavaro, passando per Nesta e Scirea, e tra questi merita senza ombra di dubbio una menzione anche Andrea Barzagli, un elegante pianista messo al servizio del canto della vittoria.