In silenzio, se ne è andato, l'ultimo allenatore del popolo, Carletto Mazzone.
Imprigionato, suo malgrado, in quell'istantanea della fuga verso la curva degli atalantina, che gli costò giustamente alcune giornate di squalifica, ma che valsero anche a iconizzare per sempre l'immagine di ciò che era Carletto.

Istintivo, tenace, testa dura, uomo dall'animo focoso del "sud" e allenatore delle provinciali che è riuscito anche a portare sul tetto d'Europa, come il Bologna nella vecchia coppa Intertoto di cui non si ricorda forse neanche più l'esistenza. 
Da Ascoli, a Livorno, passando da due storiche salvezze del Catanzaro, al miracolo con il Cagliari portato in Coppa UEFA. Ma di lui si ricorderà il Brescia del codino magico, quella corsa furiosa per rispondere agli insulti subiti durante tutta la partita dai tifosi rivali, e il suo accento da "Sor Carletto".
Ci sono state anche delle vicende drammatiche, come il caso della morte del calciatore Beatrice, la famiglia attende ancora giustizia, su una pagina chiusa in fretta, Mazzone insieme ad altri venne indagato per omicidio preterintenzionale, secondo l’accusa, Beatrice venne sottoposto a un ciclo pesantissimo di raggi Roentgen, oltre cento sedute che ne causarono qualche anno dopo la morte per leucemia. La prescrizione ha prevalso.

Se ne è andato un pezzo di storia del nostro calcio, di quelle che non esistono più, nel calcio di oggi in giacca e cravatta anche con 40 gradi all'ombra, nel calcio sempre più imborghesito e meno figlio del popolo, nel calcio dove lo stile deve essere non più da tuta e maglietta ma da aziendalista.
Con Carletto se ne è andato l'ultimo grande allenatore del popolo, ha fatto record di presenze, ma i numeri contano quanto contano, perchè nella società di oggi dove il tempo di pensare e ricordare ciò che si è stati dura il tempo di sessanta secondi ed una pagina di giornale,  nella migliore delle ipotesi stilistiche, poi, si deve voltare radicalmente capitolo e far avanzare quel nuovo vorace che non lascia alcun spazio e tempo alla nostalgia canaglia ed al calcio del popolo che non esiste più perchè rischia di mettere in discussione quell'esistente avaro di emozioni e omologato verso quella bruttura che priva il calcio della sua anima, quella di cui Carletto ne è stato espressione.

Vi immaginate nel calcio di oggi uno come Mazzone? Sarebbe come fare un salto nel tempo. Impossibile.
Sarebbe come un pinguino vedere nel deserto del Sahara, sperduto, fuori contesto, disorientato, sarebbe come un gioiello grezzo nel bel mezzo di Swarovski, sminuito, semplicemente nel calcio di oggi non ci sarebbe posto per uno come Mazzone.
E non resta dunque altro che dire, cia' Carletto...