Leggendo il titolo dell'articolo, a molti verrà in mente la favola della volpe che, non potendo arrivare all'uva, disse che era acerba. Pensiero inopinabile ma che non rispecchia la reale intenzione di un pensiero logico che qui verrà sviluppato in maniera lucida ed imparziale. La vicenda è nota; riguarda il possibile arrivo di Romelu Lukaku all'Inter. L'attaccante belga è stato messo in cima, da tempo, alla lista dei desideri di Antonio Conte, il quale ha espressamente dichiarato di volerlo con sé e per il quale, non meno di dieci giorni fa, iniziò a farsi venire un leggero, quanto palese, mal di pancia. I dirigenti nerazzurri sono stati protagonisti di una lunga trattativa con il Manchester United, cercando di dettare le loro condizioni, forti dell'accordo con il giocatore. Ad una prima offerta di 60 milioni se ne sono aggiunte altre, fino all'ultima proposta, una sorta di prendere o lasciare, di 75 milioni totali. Ma lo United si è mostrato irremovibile, fermo sulla sua prima richiesta di 85 milioni circa. La trattativa, arrivata ad un punto morto con l'Inter, ha cambiato direzione verso Torino, verso la nemica Juventus, la quale ha giocato una carta prestigiosa ed apprezzata dagli inglesi: Paulo Dybala. Incassato il sì di Lukaku e dello United, tra l'altro con un leggero conguaglio a favore della Signora, lo scambio Lukaku-Dybala sembra potersi concretizzare da un momento all'altro. Manca ancora il sì della Joya bianconera, non un dettaglio da poco.

In ogni caso, l'Inter sembra essere tagliata fuori dalla corsa al gigante belga. Sarà forse perchè proprio i bianconeri si sono messi in corsia di sorpasso, o forse semplicemente perchè si perde la possibilità di ingaggiare un top player, fatto sta che nell'ambiente nerazzurro inizia a serpeggiare una velata delusione, un crescente pessimismo che si ripercuote sulla campagna acquisti in generale, per la serie: "fare di tutta l'erba un fascio". Analizzando lucidamente la questione, a priori e a posteriori, come suggeriva Aristotele, poi ripreso da filosofi antichi e moderni, la conclusione è che Lukaku, a quelle condizioni, non rappresenta un affare per l'Inter. Perché? In primis l'esborso economico e le modalità di pagamento, poco dilazionate, rappresentano un rischio troppo grande per i conti nerazzurri. In caso di mancati introiti sufficienti a coprire quella spesa, infatti, l'Inter ricadrebbe immediatamente sotto la lente d'ingrandimento del FPF. In secondo luogo, parlando puramente di questioni di campo, tecniche, la carriera di Lukaku ci racconta di un attaccante ben strutturato fisicamente, in grado anche di fare reparto da solo. Ma è anche vero che non è esattamente un goleador di razza, tolta la stagione del suo exploit con la maglia dell'Everton. In altre parole, lui che dovrebbe prendere il posto del "diseredato" Icardi, non sarebbe un guadagno rispetto al centravanti di Rosario, anzi. 

Lukaku ha sin qui realizzato in carriera 194 gol in 422 partite giocate, media di un gol ogni 161 minuti. Icardi, invece, con praticamente la metà delle partite giocate, 289, ha già messo a segno la bellezza di 164 gol, media di un gol ogni 136 minuti. La differenza è palese. L'Inter, almeno sulla carta, non ci guadagnerebbe nulla. E così, viene quasi automatico pensare al monito della Chiesa cattolica, che dopo la proclamazione del Regno d'Italia e l'annesione a quest'ultimo di Roma, lanciò un monito a tutti i fedeli, espresso nella formula "non expedit", "non conviene", immischiarsi nelle faccende politiche del Regno. Questo monito voglio lanciare adesso alla società Inter, in particolare a mister Conte: "non expedit" prendere Lukaku!