Lo sapevamo da agosto: il confronto tra Romelu Lukaku e Mauro Icardi sarebbe stato uno dei tormentoni di questa stagione.

Il gigante belga, sbarcato a Milano con la pesante veste di colpo più costoso della storia del club, ha scatenato l’entusiasmo del popolo neroazzurro, divenendo già prima di mettere piede in campo idolo incontrastato del nuovo corso targato Antonio Conte, che lo ha desiderato a tutti i costi, mettendolo in cima alla lista dei nomi da portare a casa durante la brillante sessione estiva di calciomercato gestita da Marotta.

L’eredità lasciata dall’argentino non è facile da gestire in quanto, sebbene inviso alla gran parte dei sostenitori della Beneamata, l’attuale centravanti del PSG ha sempre garantito un volume stratosferico di reti, non facile da replicare per chiunque.

Adesso, analizzando freddamente i numeri, l’ex terminale offensivo dei Red Devils ha segnato 7 reti nelle prime 10 giornate: Icardi aveva fatto meglio di lui in due stagioni sulle sei disputate con la casacca interista, nel 2016/17 e nel 2017/18. Il contributo in termini di reti, quindi, potrebbe non essere così tanto differente rispetto al recente passato.

Ciò che è veramente cambiato, a parere di chi scrive, è l’apporto fornito dal nuovo bomber in termini di costruzione della manovra, di lavoro sporco, di partecipazione e di abnegazione per il risultato di squadra, per non parlare dell’entusiasmo che traspare per la nuova avventura, già palpabile dal primo atterraggio a Malpensa.

Ora, paragonare i due giocatori è insensato: sono due prototipi di centravanti agli antipodi e ognuno può avere le sue preferenze. C’è chi può apprezzare i rapaci d’area e chi, invece, i boa che partecipano all’azione collettiva. Non c’è un migliore o un peggiore ma semplicemente il più funzionale o meno: Lukaku, in termini di gioco, è senz’altro maggiormente indicato per gli obiettivi del dinamismo ricercato dal tecnico salentino. Inoltre, anche a livello ambientale, Icardi non aveva più modo di poter ritrovare l’empatia perduta, al contrario del coinvolgimento del miglior marcatore della storia della nazionale belga nel mondo Inter e della vitalità che trasmette.

Altro aspetto molto rilevante da tenere in considerazione è quello tattico: Icardi è sempre stato accentratore del reparto offensivo, non riuscendo a dividere la zona avanzata del campo con altri compagni, issandosi a punta di riferimento per tutta la manovra. Lukaku, invece, permette di giocare in tandem e i benefici sono sotto gli occhi di tutti: Lautaro Martinez è letteralmente esploso in questa prima parte di stagione, al contrario della scorsa, dove le sue potenzialità erano limitate dal modulo che non prevedeva, di fatto, una seconda punta.

Detto ciò, Romelu è partito benissimo, segnando con Lecce e Cagliari e conquistando in modo definitivo il cuore dei tifosi, già impazziti per lui, con la rete del 2-0 nel derby della Madonnina coronando una prestazione collettiva memorabile.

Dopo questo goal, però, sono cominciati i primi mugugni causa digiuno contro Lazio, Sampdoria, Barcellona e soprattutto Juventus, dove addirittura si è levato qualche fischio di insofferenza per l’unica vera partita insufficiente del numero 9 durante questi primi mesi sul Naviglio.

Il rientro dalla pausa ha resituito la miglior versione del goleador, segnando una doppietta contro il Sassuolo, una rete decisiva per il pareggio contro il Parma ed infine regalando una perla nella sfida con il Brescia,

Ora, è lecito attendersi la prima rete in Champions League, dove potrebbe risultare determinante già nella sfida della prossima settimana da dentro o fuori contro il Borussia Dortmund, anche per levarsi di dosso l’etichetta di giocatore che segna solo contro le piccole squadre e mai negli incontri più sentiti.

I confronti sono sempre ingenerosi, ma in questo caso, davvero, non ha ragione di esistere: è una nuova fase per l’Inter e Lukaku deve guardare al futuro e mai alle sue spalle, proprio come la squadra di cui fa parte, già entrata nel suo cuore di gigante buono.