Non so a voi, ma a me piace pensare al calcio come un insieme di idee, personalità che si fondono in un’unica mentalità di squadra, quella che con grande attesa scende in campo e si rispecchia in quegli 11 ragazzi che inseguono un pallone, in quell’uomo esperto seduto lì in panchina che cerca un equilibrio, così come in quel pubblico sugli spalti che sogna ad occhi aperti. 

Ma in questo sport è fondamentale conoscere se stessi, capire di che pasta si è fatti e indossare la maglia giusta, perché per vincere è necessario realizzare una sinergia totale con i compagni: numero 9 sulle spalle, sarai tu il riferimento lì davanti, su cui tutta la squadra si appoggerà nei momenti di difficoltà, sarai tu a capitalizzare le occasioni, a volte anche creandole dal nulla, perché sei proprio tu il centravanti, el hombre del partido, l’uomo dalle immense responsabilità. 

Non ti sarà richiesto di essere elegante né tanto meno di correre per tutto il campo, il tuo compito sarà soltanto uno, semplice ma complicato allo stesso tempo, che solo uno del mestiere può portare a termine: trasformare il gioco della squadra in un goal, in un boato dei tifosi che urlano il tuo nome, perché tu, proprio tu diventerai il loro idolo, la maglia che i bambini indosseranno nelle loro prime partitelle, azzuffandosi come matti per essere chiamati come te. 

Inutile negarlo, il ruolo della punta è quello su cui i riflettori vanno spesso con maggiore attenzione: un esempio chiaro e recente è quello legato all’attaccante serbo classe 1997 Luka Jovic, in forza all’Eintracht di Francoforte, con cui ha già realizzato ben 10 goal nel corso di questa stagione in Bundesliga, senza contare le 5 reti messe a segno in Europa League, nelle altrettante partite disputate.  

Una media goal importante che colloca questo giovane 20enne nello scenario dei grandi bomber europei, basti pensare che al momento si trova al primo posto della classifica cannonieri del proprio campionato al pari dello spagnolo Paco Alcacer (anche lui a quota 10) e ben distante dal polacco Robert Lewandowski, che legato ad un andamento del proprio club al di sotto delle aspettative, naviga momentaneamente a cifra 7 centri. 

Semplici dati che non vogliono mettere in discussione le qualità già affermate di un calciatore esperto come il numero 9 del Bayern, ma che servono ad elogiare il notevole senso del goal di un ragazzo giovanissimo, che sta rapidamente tracciando la propria strada verso scenari dall’interessante prestigio: Liverpool, Barcellona e lo stesso Bayern hanno iniziato a seguirlo con attenzione, e chissà quale futuro è pronto ad attenderlo, illuminato magari dalle luci della tanto ambita Champions League. 

Soprannominato “Goal Machine” per la sua spettacolare propensione alla realizzazione dell’azione offensiva, Luka Jovic sembra possedere tutte le qualità del vero campione: tecnica individuale, velocità nel breve, movimenti in profondità, capacità di dialogare coi compagni, il tutto condito da una straordinaria capacità di calciare con entrambi i piedi, che lo rende micidiale per qualunque difesa avversaria; impossibile togliersi dalla testa il gioiello realizzato contro la Lazio in Europa League, con il pallonetto delizioso che ha sorpreso Proto in uscita, non lasciando alcuno scampo ai biancocelesti, battuti per 4-1 nel match della Commerzbank Arena. 

La domanda che mi pongo sorge dunque spontanea: che si tratti di un predestinato?