Nel mondo del calcio, di storie di calciatori dotati di un talento cristallino, ma con un carattere davvero difficile, ce ne sono a bizzeffe. Mario Balotelli, Antonio Cassano, Jay Jay Okocha, Alvaro Recoba, insomma la lista è davvero lunga. Ci sono poi invece, giocatori dotati sempre di un talento innato, ma con un problema che rappresenta completamente l’opposto: loro, al contrario di quelli dotati di un carattere egocentrico, sono fin troppo emotivi. E se non sono felici, improvvisamente il loro talento sparisce. In questa categoria rientra anche quello che finora sta dimostrando di essere uno dei migliori centrocampisti al mondo: stiamo parlando di Luis Alberto, il “numero diez” della S.S.Lazio.

Gli albori

Luis Alberto Romero Alconchel nasce nel 1992 in Spagna, a San Josè del Valle, un piccolo comune spagnolo di appena 4.268 abitanti, uno di quei posti dove i ragazzi fanno solamente due cose: andare a scuola, e giocare a calcio. E di giocare a calcio, a quel bambino nato nella comunità autonoma dell’Andalusia riesce anche bene, tanto che viene subito reclutato dalle giovanili del Jerez, città che per dimensioni e popolazione è considerata il centro dell’Andalusia. Qui il suo talento non passa inosservato e appena un anno dopo viene acquistato dal Siviglia, dove Luis Alberto trascorre i cinque anni delle giovanili. Al termine di queste cinque stagioni, all’alba della stagione calcistica 2009-2010, viene girato in prestito al Siviglia Atlètico, la seconda squadra del club principale, in forza nella Segunda Divisiòn. Non si tratta però di una “squadra normale”: essa infatti, può essere costituita solamente da giocatori al di sotto dei 23 anni, o in mancanza di calciatori con tale requisito, con giocatori che abbiano al massimo 25 anni e che siano sotto contratto con la squadra principale, ovvero il Siviglia. Alla sua vera e propria esperienza da calciatore professionista, Luis Alberto colleziona, in due anni, 77 presenze e 25 goal. Nell’arco di questi due anni però, viene notato dall’allora allenatore della prima squadra Gregorio Manzano, che lo convoca per la prima volta in prima squadra nel 2010, in occasione dei sedicesimi di finale di Copa del Rey, contro il Real Unìon. L’esordio nel massimo campionato spagnolo arriva invece nel 2011, nella sconfitta per uno a zero contro il Gètafe. Nel corso delle due stagioni trascorse al Siviglia Atlètico, colleziona tre presenze nella squadra principale.

Il Barcellona B e la Premier League

Siamo arrivati all’inizio della stagione 2012-2013, e Luis Alberto Romero Alconchel, il bambino nato in un piccolo comune spagnolo, viene venduto alla “cantera” del Barcellona, il Barcellona B, alla modica cifra di 500.000 euro, con l’opzione di riscatto per il Siviglia. Qui trascorre solamente una stagione, lungo cui colleziona trentotto presenze e undici reti, scendendo in campo insieme a Gerard Deulofeu. A fine stagione il Siviglia decide di riprenderselo sganciando ben 5 milioni di euro, ma senza tenerlo in squadra. Sulle sue tracce c’è infatti il Liverpool, che presenta agli spagnoli un’offerta di 8 milioni di euro. Il talento del giovane centrocampista spagnolo è inoppugnabile, ma al Siviglia non possono rischiare di perdere una cifra così grossa per una così giovane e acerba pedina, e alla fine accettano l’offerta. Il giocatore arriva in Inghilterra, ed esordisce con la maglia dei “reds” il 27 agosto 2013, in occasione del secondo turno della Carabeo Cup contro il Notts Country. A settembre arriva invece la prima presenza in Premier League, contro un certo Manchester United. In tutta la stagione arriverà a collezionare 12 gettoni, quasi tutti subentrando a gara in corso. Al Liverpool si convincono di aver sbagliato a investire così tanto sul ragazzo, e a fine stagione decidono di girarlo in prestito: a offrirsi disponibile a pagargli lo stipendio è il Malaga, consentendogli di fare ritorno in patria.

Casa dolce casa

Nonostante il ritorno in patria, Luis Alberto non riesce a fare il definitivo salto di qualità. Scende in campo con frequenza, come testimoniano le 20 presenze, ma trova la rete solamente due volte. Davvero troppo poco per uno che dovrebbe fare la differenza. Il Malaga decide quindi di non riscattarlo, e a fine stagione farà ritorno al club inglese. Ormai rassegnato, lo spagnolo si sta preparando all’avvio della stagione 2015-2016 con l’umore sotto i tacchetti, quando all’improvviso arriva il Deportivo de La Coruna a chiedere di lui. Una nuova occasione, sempre in Spagna, stavolta però a due passi da casa. Luis Alberto non ci pensa due volte e accetta subito, con il Liverpool che non lo cede, ma ancora una volta, lo gira in prestito. Anche qui il fantasista scende in campo con continuità, ma nonostante le sei reti messe a segno, non convince i dirigenti del club, che a fine stagione lo impaccano e rispediscono alla corte del Liverpool. I “reds” a questo punto non sanno più cosa farsene di un fantasista che all’alba dei 23 anni non è ancora riuscito ad esplodere, e così decidono di metterlo sul mercato. Questa volta a titolo definitivo.

La Lazio e la depressione

Quella di Luis Alberto è una storia che sta per abbracciare il più brutto dei finali: il fallimento. Un talento innato, che però non è mai riuscito a venir fuori definitivamente, a brillare di luce propria in mezzo al campo, di elevarsi allo status di fuoriclasse. Un altro talento perso nel mare insomma. Poi però si presenta alla porta del suo agente un’altra, ennesima occasione. C’è una squadra infatti, che da tempo è costantemente alla ricerca di talenti pronti a sbocciare, a cui serva solo tempo e fiducia, prima di mostrare a tutti di che pasta sono fatti. Quel club si chiama Lazio, e al Liverpool mette sul piatto 4 milioni di euro. Il club inglese accettando l’offerta perderebbe altrettanti 4 milioni, ma il valore del cartellino del giocatore, si è nel corso delle stagioni girate in prestito lungo tutta la Spagna, praticamente dimezzato. Dopo una lunga trattativa, arriva alla fine il tanto agognato sì. Luis Alberto è della Lazio, sta per nascere “il mago”.

L’esplosione…

Prima avevamo accennato al fatto che Luis Alberto appartenga a quel circolo di calciatori emotivamente instabili. Dopo aver indossato le maglie di Siviglia, Barcellona B, Liverpool, Malaga, Deportivo e Lazio, senza mai essere riuscito ad affermarsi, tra febbraio e marzo del suo primo anno in biancoceleste, all’età di 25 anni, quello che sta per diventare “il mago”, inizierà a prendere in seria considerazione l’idea di ritirarsi dal calcio giocato. Quella alla Lazio infatti, era considerata da tutti la sua ultima spiaggia, e alla fine della prima stagione, i numeri sembravano ripetere lo stesso copione visto e rivisto nelle stagioni precedenti: dieci presenze e un goal. Poi però qualcosa cambia. Perché la vita può cambiare in un attimo, in un battito di ciglia, o nel caso dei calciatori, nell’arco di novanta minuti. E quei novanta minuti che hanno cambiato la carriera di Luis Alberto sono quelli di un Lazio-Juventus nella finale di Supercoppa Italiana 2017. I biancocelesti porteranno a casa il trofeo grazie a una vittoria per due a tre, arrivata soprattutto grazie a una super prestazione dello spagnolo. È la prima stagione di Simone Inzaghi alla guida dei biancocelesti, e da quel giorno Luis diverrà il perno del centrocampo laziale. Con la maglia numero 18 sulle spalle, il ragazzo proveniente da San Josè del Valle, realizzerà la bellezza di ben 14 assist in campionato: nessuno riuscirà a fare meglio di lui.

…E la consacrazione

La paura di tutti, dopo una stagione davvero brillante, era che Luis potesse perdersi di nuovo. Tant’è che per conferirgli quella fiducia necessaria a non perdere lo smalto di una stagione davvero brillante, a Formello decidono di assegnarli la numero dieci. Il suo sogno si è finalmente realizzato: anche lui adesso, è a pieno titolo “un dieci”, uno di quei giocatori con la giocata sempre in canna. L’attuale numero dieci della Lazio però, nello scorso campionato non ha fatto registrare buoni numeri: in realtà, la stagione si è rivelata fallimentare per tutto l’ambiente, ma a mancare è stata soprattutto la sua creatività. Creatività che però quest’anno sembrerebbe aver ritrovato alla grande: la Lazio è attualmente al terzo posto in classifica, a un punto dal secondo. E se la Lazio, una squadra con ambizioni “normali”, si ritrova a poter sognare qualcosa di veramente proibito come lo scudetto, il merito è in gran parte di quel ragazzo con la dieci sulle spalle, che da inizio campionato sta meravigliando tutti con giocate sopraffine. Ogni pericolo, ogni goal di Ciro Immobile passa infatti dalle sue giocate: stop, giocata di tacco e passaggio filtrante per mandare in porta uno dei due attaccanti. Questo è Luis Alberto, questo è il fantasista di San Josè del Valle, un giocatore che in appena due anni, è passato da un possibile prematuro addio al calcio giocato, a prendersi in mano una squadra, e insieme ai suoi compagni, trascinarla verso un qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato. Quel fiore è finalmente sbocciato, ma non chiamatelo semplicemente Luis Alberto. No, chiamatelo “il mago Luis”.