77 minuti giocati in Serie A, si diranno, un niente, ma nel calcio per vecchi della Serie A dei nostri tempi sono stati i tempi di gioco più alti per i coetanei del monfalconese Pafundi.
Di lui si parla da tempo, ricorda, guardando i calciatori moderni, l'abruzzese Verratti, delizia del PSG, uno dei migliori centrocampisti di questi ultimi anni al mondo.
C'è chi dice che Pafundi sia solo operazione di marketing, chi come Mancini, invece, va all'estremo opposto, anche se nelle ultime uscite della nazionale maggiore è finito in tribuna e con l'Under 20 due partite le ha viste dalla panchina salvo poi fare un goal alla Recoba determinante per lanciare l'Italia verso il sogno delle notti magiche. L'Udinese è nota per le sue politiche di "transito" o ponte. Cerca talenti, gli dà spazio e poi li vende a buon mercato. Di cessioni importanti ne hanno fatto i friulani, come De Paul, Amoroso, Meret, Sanchez, Cuadrado, Udogie, Muriel, Pizzarro.

Non è un caso che l'Udinese sia l'unica società della SerieA ad essere in attivo nel calciomercato ma delle volte delle eccezioni sono necessarie. E questa eccezione si chiama Pafundi. L'Udinese deve blindarlo, perchè il ragazzo possa diventare un simbolo, per il Friuli, far parte della storia dell'Udinese come Zico, Di Natale.
Arriveranno offerte importanti per Pafundi, tifoso del Napoli, sembra, ci sono momenti in cui è necessario invertire la rotta e strategia. Punti sul monfalconese l'Udinese, lo faccia giocare da titolare dalla prossima stagione e si dia un segnale di controtendenza al calcio italiano. I giovanissimi dell'Under20 meritano spazio, meritano di giocare in prima squadra e il "caso" Pafundi sia da esempio. Esempio di come il nostro non è un calcio per vecchi e la rigenerazione è pronta per ripartire dai giovani frantumando ogni pregiudizio e tabù. D'altronde se non giocano i nostri ragazzi come potranno prendere dimensione e spazio? Come potranno abituarsi al ritmo partita? Alle pressioni?
Gradualità, certo, ma si deve avere anche coraggio. Meglio rischiare un bluff che perdere la possibilità di lanciare un giovane che può dare tanto al calcio giocato italiano.