Ci sono canzoni che scandiscono il ritmo della nostra vita, i ricordi e le immagini che accompagnano anche gli avvenimenti più tristi o più coinvolgenti del nostro passato. Specialmente se si allegano i periodi dell'adolescenza, quando si rincorrevano amori impossibili e si vivevano delusioni e illusioni per le quali si consegnava alla memoria la fragilità dei sogni e le tempeste delle realtà nude e crude, che alla fine si dovevano affrontare. Alcune canzoni ripetevano proprio i nostri momenti difficili e le povertà materiali che si attraversavano nel corso della propria vita, con a volte l'impossbilità di avere un'esistenza normale, ad esempio non avere neanche i soldi per comprarsi il gelato che un carretto che passava  lì vicino vendeva e tutti compravano, tranne te che non potevi e dicevi: "Ah, oggi non mi va!" E arrivava Lucio Battisti con la sua "I giardini di marzo" e quasi ti veniva da piangere. Allora ero adolescente e vivevo un periodo molto strano della mia vita, in una periferia di Torino, insieme a tanti altri ragazzi, che avevo la fortuna di conoscere e frequentare. E tra di noi aspettavamo l'ultimo disco di Lucio, e lo commentavamo. Eravamo tutti innamorati di lui, lo amavamo per le sue canzoni e per le sue storie tanto simili alle nostre. Giulio Rapetti, in arte Mogol, sapeva dipingere delle trame favolose alle sue musiche originali e piene di quel talento che solo i grandi musicisti hanno.

Lucio Battisti nasce a Poggio Bustone, in provincia di Rieti, il 5 marzo 1943. Ma la stranezza degli  avvenimenti  vuole che un giorno prima, il 4 marzo 1943, nasce un altro grande cantautore, anche lui di nome Lucio, ma di cognome fa Dalla. Nasce a Bologna, piccolo e pieno di peli e barba, ma con una verve da campione della risata e del buonumore. Contrariamente a Battisti, lui ti infonde la voglia di sfidare il mondo, anche se lui del mondo sembra estraneo, per la sua omosessualità, mai veramente dichiarata, ma vissuta come una specie di diritto di  praticare l'amore "ognuno come gli va" ripetendo le parole dell'"Anno che verrà" uno dei suoi brani più famosi. Nel 1971 si presentò a San Remo e portò sul palco un violinista, con il quale intonò "4 marzo 1943" una canzone semi autobiografica con riferimenti ad una ragazza madre rimasta incinta dopo un rapporto con un soldato alleato. Il testo subì delle variazioni, a causa della censura ed il famoso "..e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto io sono Gesù Bambino", in originale era:"e ancora adesso mentre bestemmio e bevo vino, per i ladri e le puttane io sono Gesù Bambino!"  E non fu l'unica frase "tagliata". allora la censura operava in continuazione, si era preda del perbenismo e del più bietolone bigottismo. E nemmeno Lucio Battisti sfuggì ai giudici della censura, il suo "Mio Dio, no" non fu mai trasmessa in radio ed in televisione, tanto che poi lui compose "Innocenti evasioni" in risposta alla censura che gli contestava l'espressione (Mio Dio) ed il desiderio montante di un uomo che aspettava di incontrare una donna  per poterla amare, seppure senza dire mai una frase troppo osé! E quante storie raccontano le canzoni, come "Fiori rosa, fiori di pesco", un'avventura capitata pare al buon Mogol. Andò un giorno a trovare una donna, della quale era innamorato, per poi scoprire che era in casa con un altro uomo. Dovette porgere le scuse ed andarsene! E stranissima la storia raccontata in "Quest'inferno rosa", canzone bellissima con due assoli di chitarra meravigliosi. Qui sembra che Lucio Battisti racconti l'inferno del suo matrimonio, dove ormai era prigioniero di una donna che amava ma che non era più la ragazza spensierata e dolce che aveva incontrato. 

Lucio Dalla lo incontrai una volta, mentre usciva da un ristorante famoso di Torino, fischiava e chiamava un taxi, sembrava di vederlo cantare, piccolo ma elegante con frac e cappello a cilindro. Allora era famoso ma non ancora il Lucio Dalla che compose brani come "Futura" o "La sera dei miracoli" per poi passare a "Attenti al lupo" "Caruso" e altri brani ormai indimenticabili. Famose le sue apparizioni con grandi artisti, come Gianni Morandi, Ron e Francesco De Gregori, con il quale compone "Ma come fanno i marinai" ...a baciarsi tra di loro e rimanere veri uomini...E non sono poche le sue apparizioni in concerti Jazz, una delle sue passioni, con il suo clarinetto ed una grinta da showman!  

A Montreaux, il 1' marzo 2012, quasi al compimento del suo sessantanovesimo compleanno, Lucio Dalla ci lascia improvvisamente, il suo cuore smette di battere e con lui se ne va uno dei più grandi artisti del nostro tempo. Era cantante, musicista, attore e  strumentista, nonchè un comico molto bravo. Ha lasciato un grande vuoto. 
Lucio Battisti ci lascia ancora prima, ma la sue apparizioni in pubblico  erano già latitanti da molto tempo, dalla metà degli anni settanta. A Milano dopo un ricovero di breve durata, Lucio Battisti muore il 9 settembre 1998. 

Mi ricordo che quel giorno ero in un supermercato, insieme a mia moglie.  La radio comunica la notizia della sua morte. Sparisco improvvisamente, e mia moglie mi cerca, alla fine mi vede in un angolo, e stavo piangendo. Lei capisce e si commuove, anche lei lo amava. Con lui se ne andava un bel pezzo della mia vita, dei miei sogni infranti dell'adolescanza, quel misto di tristezza che mi prendeva il cuore formando una specie di strana gioia. Ascoltando le sue canzoni, trovavo la forza di vivere le mie avversità, le mie povertà e l'angoscia di una famiglia allora divisa nei sentimenti e nelle difficoltà del lavoro, con mio padre costretto ad andare a lavorare distante. Qualche giorno fa ho ascoltato casualmente una sua canzone, "29 settembre" e mi sono riaffiorati ancora una volta i ricordi, e le sensazioni che vivevo da ragazzo. allora ho di nuovo riassaporato la mia adolescenza, la mia famiglia, i miei amici,  e quando andavo  a  scuola e cercavo di scoprire il mio futuro. Ma come diceva una sua famosa canzone..."lo scopriremo solo vivendo". Erano le parole de "Con il nastro rosa", e quel motto divenne una frase storica della Gialappa's Band,  che ogni volta ricordava che solo il vivere ci dona le risposte che vogliamo! Spesso alla televisione fanno rivedere le immagini di Lucio Battisti con Mina. Era "Studio uno", la trasmissione del sabato sera nella quale Mina conduceva e cantava con la sua voce incredibile, che ancora oggi ci fa sognare. Verso la fine della trasmissione, Mina intonava "E' l'uomo per me", uno dei suoi cavalli di battaglia, e subito dopo presentava " l'uomo per me" di quella sera. Ne aveva invitati di eccezionali, come Alberto Sordi, Marcello Mastroianni e divi anche stranieri. Ma quella sera "particolare" arrivò Lucio Battisti, e non era solo, insieme a lui arrivarono anche i "Formula tre" il suo complesso, che aveva portato al successo molti dei suoi pezzi composti appositamente per loro. I duetti tra Mina e Battisti furono un'icona del panorama televisivo, e se ancora le immagini sono in bianco e nero, raggiungono lo stesso un livello stratosferico. Mina cantava spesso brani composti da Lucio, come "Amor mio" e "Io e te da soli", portandoli ad  un successo enorme. Fu un momento di grande televisione ed ancora oggi quando lo rivedo mi vengono i brividi.

Lucio Battisti è stato tumulato nel cimitero di Molteno, paese dove viveva. Ma il suo mito non si estingue e le sue canzoni si trasmettono ancora oggi e non tramontano mai. Un omaggio al grande Lucio Battisti ed al grande Lucio Dalla.  Le loro canzoni saranno sempre con noi!

La grande Mina, invece è ancora tra noi, ma sono decine di anni che non si fa più vedere. Fortunatamente ci consegna ancora canzoni molto belle e cantate con la sua inimitabile voce.
Cara Mina, quando ti fai rivedere? Ti aspettiamo, con immutato amore!