Oggi, nel mondo del pallone siamo abituati a vedere e sentire presidenti "freddi", interessati più al bilancio che all'andamento della squadra, come chi nel corso degli ultimi anni, ha preferito retrocedere pur di mettere mano al tanto discusso "paracadute" piuttosto che rimanere un altro anno nella massima serie. Chi però ha vissuto a pieno il periodo d'oro della Serie A, a cavallo tra gli anni 90' e l'inizio del 2000, sa che la situazione non è sempre stata così.

Una "milanese" romana

Altro che Pallotta -sempre più contestato dai tifosi-, Lotito -a cui la stessa sorte tocca ormai da anni- e De Laurentis, che nonostante abbia riportato il Napoli ai grandi livelli partendo dai bassifondi, è considerato un estraneo da quasi tutto il popolo partenopeo: quella che vogliamo raccontarvi oggi è la storia di un uomo che ha costruito la sua fortuna grazie alla follia, alla sregolatezza. Stiamo parlando di Luciano Gaucci, presidente dell'AC Perugia dal 1991 al 1999. Sembrerebbe banale ma per presentare un personaggio così folkroristico basta partire dagli inizi: la sua storia prende il via infatti a Milano, con una società di pulizie chiamata "La Milanese". Vi state chiedendo il motivo del nome? «al nord non avrei mai lavorato se avessero saputo che la società fosse romana». Questo è il personaggio che abbiamo di fronte, un uomo sregolato, senza peli sulla lingua, nel bene e nel male. Il boom però arriva grazie alla sua passione per i cavalli, che lo porta ad acquistare una scuderia che si rivelerà una vera e propria miniera d'oro grazie a Tony Bin, un cavallo che tutti consideravano un vero e proprio brocco, ma che inizia ad incanalare vittorie su vittorie, fruttando al suo padrone la bellezza di 3 miliardi di vecchie lire. È anche grazie a questo colpo di fortuna che Gaucci decide di espandersi, prima con la "Galex", una marca di abbigliamento, e poi entrando nel calcio grazie all'acquisto del Perugia, pagato due miliardi di lire.

La scalata fino alla Serie A

Inizia così l'avventura del Perugia, che dalla Serie C arriva nella prima stagione a giocarsi lo spareggio per accedere in B. Sulla panchina c'è un'emergente Walter Novellino, che viene però esonerato -sarà il primo di una lunga serie-: si oppone alla presenza di alcuni politici sul volo charter della squadra per una trasferta, venendo sostituito da Castagner. Nonostante il cambio di panchina a stagione in corso la squadra riesce a raggiungere l'obiettivo promozione, ma c'è qualcosa che non quadra e dopo appurate indagini viene fuori che Senzacqua, il direttore di gara che in quella stagione ha arbitrato due partite del Perugia, ricevette in regalo dalla "All White Star", la scuderia di Gaucci, un cavallo da corsa; il presidente cerca di difendersi dichiarando che si è trattato solamente di un regalo, ma in un interrogatorio l'arbitro confesserà di essere stato comprato, condannando quindi la sua squadra a rimanere in C1. Oltre alla revoca della promozione arriverà una condanna di tre anni, che però Luciano non rispetterà mai, pagando per ogni presenza allo stadio, una multa di ben 10 milioni di lire. La sua squadra riesce nella stagione successiva a ottenere nuovamente la promozione in B, e insieme alla promozione c'è l'arrivo di un nuovo allenatore, che però tutto si rivelerà tranne che essere un allenatore: Viviani infatti, verrà beccato sprovvisto di tesserino e sospeso dalla Lega Calcio. Ritrovatosi senza allenatore sulla panchina, e con un Perugia-Udinese da giocare, è lui stesso a scegliere di scendere in campo. Nonostante le sue follie però i risultati continuano ad arrivare e la squadra viene ancora promossa, approdando questa volta in Serie A, dove a metà campionato si ritrova in quarta posizione. Le cose però iniziano a precipitare e dopo aver esonerato l'allenatore di turno (Galeone), decide di inserire in rosa 10 calciatori della nazionale etiope richiedenti asilo politico, nella speranza di "beccare" tra di essi un campione che non arriva, ma al compenso viene premiato con il premio di "Cavaliere della Pace". La squadra retrocede, Perotti (l'allenatore arrivato dopo Galeone) viene esonerato e al suo posto torna Castagner, che riporterà il Perugia in Serie A. Celebre è la frase dell'allenatore Perotti, che dichiarerà alla stampa «la mia squadra viveva nella paura continua del ritiro, questo allenatore è un pazzo».

Una campagna acquisti "particolare"

La fortuna si sa, è una ruota che gira, e dopo la bellezza di ben tre anni, decide di tornare a bussare alla porta di Gaucci, che nell'acquisto del primo giapponese introdotto nel campionato italiano riesce a trovare una vera e propria miniera d'oro. Nakata infatti si presenta subito con una doppietta alla Juventus e nel giro di poche settimane diventa un business vero e proprio: innanzitutto l'Umbria diventa famosissima in Giappone e la maglietta del giocatore va letteralmente a ruba nel Sol levante. Che poi si scoprirà essere stato tesserato illegalmente è un'altra storia, che Gaucci cercherà di nasconderà in tutti i modi, mettendosi in testa di esportare il Perugia in tutto il resto del pianeta, iniziando a comprare letteralmente a caso da ogni parte del mondo. Ed è così che arrivano Ivàn Kaviedes e Hilàrio: il primo, scovato grazie a internet, è il miglior attaccante del campionato ecuadoriano, con 43 reti in 34 partite, ma in Italia si rivelerà un vero e proprio brocco, realizzando solo 4 goal in 15 presenze; del secondo invece non si saprà mai nulla, visto che sparirà appena arrivato in Italia. Ma nonostante questi due fallimenti Luciano non si perde d'animo e pesca dalla Finlandia Lehkosuo e Rapaiç; quest'ultimo sarà la causa che scatenerà il secondo licenziamento di Castagner: durante l'intervallo delle partite infatti, Gaucci è solito entrare negli spogliatoi obbligando l'allenatore a sostituire Rapaiç, colpevole di mandarlo ogni volta su tutte le furie. L'allenatore, non tollerando più questa situazione, presenterà le sue dimissioni.

Pescare il coniglio dal cilindro

Dal colpo di Nakata sono oramai passati anni (e allenatori), tanto che il padron del Perugia non si dà pace, vuole a tutti i costi pescare un altro colpo di fortuna, un altro coniglio dal cilindro. Decide di ingaggiare per la Viterbese, una società satellite, Carolina Morace, la prima allenatrice donna che si dimetterà dopo 4 partite per incompatibilità con l'uomo più strano del calcio italiano. A fine stagione vende la Viterbese per comprare il Catania, mentre sul fronte mercato decide ancora una volta di andare in Oriente, tornando con con due acquisti: Ma Mingyu, il primo cinese nella storia del calcio italiano, e Ahn Jung-hwan, uno sconosciuto coreano che darà modo agli italiani di farsi ricordare a vita per via del golden goal al mondiale nippocoreano del 2002. Il cinese, che verrà ribattezzato con il soprannome di "Mah", ha un fisico adatto a tutto tranne che al calcio: magrolino e con un volto scavato dal duro lavoro (stiamo parlando della Cina dei primi anni 2000) sembra essere a Perugia un pesce fuor d'acqua, tornando in Cina a fine stagione. Il vero capolavoro però siede sulla panchina, e porta il nome di Serse Cosmi. Il periodo dell'internazionalizzazione non è certo finito qui, visto che a gennaio arrivano in rosa due iraniani: Ali Samereh, che con un bottino di zero goal farà subito ritorno in Iran e Rahman Rezaei, che invece avrà più fortuna, arrivando a giocare anche al Messina e al Livorno. Nel marasma di acquisti impresentabili però c'è anche qualche nome buono, come quello di Miccoli, Gattuso, Materazzi, Grosso, Obodo e Zè Maria, scovati grazie alla sala regia allestita da suo figlio: otto schermi con cui seguire tutti i campionati principali più quelli più imbarazzanti esistenti al mondo.

1+3

Un'altra particolare caratteristica di Gaucci è quella di essere maledettamente scaramantico, e a farne le spese è Roberto Baronio, che dopo i fasti vissuti alla Lazio, viene girato in prestito al Perugia. Le sue qualità di centrocampista sono indiscutibili, ma per "Lucianone" è solamente uno iettatore: «Gli brucio la maglia e non giocherà più. Ha giocato cinque minuti con la Juventus e abbiamo perso, ha giocato un tempo contro la Lazio e abbiamo preso due gol». Baronio verrà messo fuori squadra e sarà costretto a fare ricorso al Codacons. Il motivo di tutto ciò? Il suo numero di maglia (13), secondo il presidente, è causa del brutto periodo della squadra, e per arrivare a una soluzione si adotterà il segno di addizione. La sua maglia diverrà quindi quella del 1+3.

La ciliegina sulla torta

Se fin'ora vi siete fatti l'idea di una persona folle e sopratutto spendacciona, significa che siete pronti per la vera e ciliegina sulla torta: il tesseramento -anch'esso al limite della legalità- di Saadi Gheddafi, il figlio del dittatore libico. Il motivo di tale scelta non ha ovviamente motivazioni calcistiche, bensì imprenditoriali, visto che Saadi è il padrone della Tamoil, azienda di famiglia e possessore del 33% della Triestina e del 7% della Juventus. Giocherà una sola partita, 15 minuti proprio contro la Juventus e inoltre risulterà positivo all'antidoping, venendo squalificato per tre mesi. Dopo la vicenda con il figlio di Gheddafi, Gaucci, vero e proprio intrattenitore mediatico, decide di assoldare due donne, ma stavolta non per qualche sua squadra satellite, bensì, proprio per il suo Perugia. Offre così un milione di euro (siamo nel frattempo passati dalla lira all'euro) a Birgit Prinz, numero uno della classifica delle calciatrici femminili secondo la Fifa. La Birgit rifiuta però il trasferimento, e un Luciano oramai perso nel suo mondo psichedelico pensa alla soluzione finale con cui fare il botto definitivo: vuole ritirare la squadra dal campionato con la motivazione dei torti arbitrali ricevuti. Nel frattempo però i debiti si fanno sempre più grossi e mentre la squadra riesce ad arrivare allo spareggio salvezza contro la Fiorentina, lui accumula 38 milioni di debiti con il fisco italiano, che gli negheranno il ripescaggio in Serie A dopo la sconfitta con la Fiorentina e il fallimento del Parma. Dichiara bancarotta e lascia il Perugia in mano ai suoi due figli Alessandro e Riccardo, mentre lui fugge in "vacanza" a Santo Domingo, per evitare la pena inflittagli di 3 anni di reclusione, ma a finire in carcere saranno proprio loro, con l'accusa di bancarotta fraudolenta.