Bisognava solo trovare la giusta combinazione, toccare i tasti giusti, cercare la chiave giusta dopo averne provate tante). La chiave dei nerazzurri è quella più attesa, quella più voluta, quella più cercata. Da uno su tutti, sicuramente, quell'omino con la testa affollata (di dubbi e perplessità più che di capelli) fino a una settimana fa, quando una brutta inter usciva sconfitta, o quasi, nell'inferno del Meazza dopo 30 minuti da far ricredere tutti coloro che "quest'anno l'inter è  tornata eh", da far ribaltare tutti i pronostici. Qualcuno, magari a freddo e con una mente certamente più lucida, cercava di ragionare, di mettere becco su una questione che si stava facendo sempre più intricata, intrecciosa, antipatica, ponendo un quesito, un dilemma su cui i tifosi nerazzurri, per una settimana che sia, si devono essere rotti il capo non poco: "due giornate, troppo poco per stabilire una griglia di partenza, per porre ai margini e condannare un'inter che racimola un risicato punto dopo due giornate, e fore contro due squadre, non dico modeste, ma di certo non due grandi?". Risposta, secca, senza analizzare nessun punto o impostare un qualsiasi tipo di discorso: Sì, troppo poco. Perchè il tecnico toscano tira fuori dal cilindro il suo asso, il suo pezzo da novanta, che conosce meglio di tutti, forse meglio di se stesso. Ecco il tasto da toccare, ecco la tessera mancante, ecco il cacciavite da utilizzare (a STELLA, nel vero senso della parola) ecco la chiave, indispensabile più che mai per risolvere una situazione rognosa, in un campo, come quello del Dall'Ara, in cui nessuno è abituato a regalare nulla e che qualche fantasmino, ai tifosi della Milano nerazzurra, l'avrà fatto riviviere. A scacciarli, in un isntante, con un fulmine a ciel sereno (per il Bologna, si intende), l'uomo delle cose impossibili, Radja Nainggolan, da Roma con furore, con la solita voglia, la solita fame, quella di un leone che non tocca cibo da due giorni, nel suo caso, da due giornate, e sa , che si deve dar da fare, che tocca a lui, deve e può pensarci solo lui.  Se c'è una definizione di campione, allora permettetemi di associarmi e sostenere questa, quella del giocatore che con una giocata, un colpo, anche semplicemente con un gol dopo una mischia, ti sblocca la partita e, con cinismo e determinanza innata, te la risolve. E poi? Effetto domino, segna lui e sembrano volere segnare tutti, e menomale che la partita si sia sbloccata solo intorno al 70esimo, altrimenti, la sensazione, è che sul tabellino dei marcatori ci sarebbe finito anche Handanovic, forse per rifarsi dopo la gara di San Siro la scorsa domenica sera. Ecco Radja, ecco l'Inter. Ora una pausa per consolidare un giocattolo, dai dopo stasera diciamo anche una macchina che stasera ha funzionato alla perfezione, grazie al suo nuovo motore, e che motore. E come in seguito a una revisione di un'auto, il pezzo, dopo un pezzo, è arrivato, il pit stop ha fatto solo che bene, ora pronti a ripartire, più forti di prima, per dimostrare che quelle aspettative, quei pronostici, i sognatori, i nostalgici, non sono troppo sognatori nè devono essere nostalgici. Intanto, Spalletti, complimenti anche a te, gli sfrozi sul mercato per quello che definire tuo pupillo, è essere restrittivi e conservatori, non sono stati vani, anzi. C'è da lavorare, è chiaro, e anche molto, come è normale che sia d'altronde. Nel frattempo, è innegabile, avevi (ed hai avuto) ragione tu.