E’ difficile commentare una partita come quella di ieri dove le due squadre più forti del campionato (in attesa della conferma dell'Inter) hanno stupito nel bene e nel male passando da cose egregie ad errori da principianti. Certo il risultato fa capire che il pubblico si è divertito, tranne i tifosi azzurri per i quali l'autogol di Koulibaly è stato peggio di un gancio di Tyson in pieno volto. Mi soffermo sul Napoli, squadra a due volti, capace di subire come non mai la Juve nella prima ora di gioco e di rimontare, grazie ai cambi di Ancelotti, tre reti in 15'. Ecco, Ancelotti: stavolta sul banco degli imputati ci finisce lui senza ombra di dubbio. Un allenatore della sua esperienza non può fare errori di valutazione così gravi, specie dopo che le amichevoli estive avevano chiaramente fatto intendere che, in attesa di Koulibaly, Maksimovic insieme a Manolas si era comportato egregiamente, specie nella sfida col Liverpool vinta dagli azzurri 0-3. Il gigante senegalese, tornato dalle vacanze solo una settimana prima dell'inizio del campionato, era ancora in ritardo di condizione e lo si è visto a Firenze, e nel calcio moderno se non hai la condizione rischi di esporti a brutte figure anche se ti chiami Koulibaly, ma, cosa più importante, rischi di creare problemi alla tua squadra. E così è stato. Autogol a parte (può succedere pure ai migliori) è stata la prestazione del tutto insufficiente a far restare increduli tutti, e perchè nonostante ciò non avesse richiamato in panchina il senegalese preferendogli il più rodato ed affidabile (in questo momento) Maksimovic. Ma il primo tempo di Firenze non è servito come lezione?

A supporto di ciò che diciamo (non puoi andare in campo se non sei al 100% specie se giochi contro la Juve), ci sono episodi nei quali Koulibaly si è rivelato essere un "MINUS" e non un "PLUS" per il Napoli:

 1) la sua posizione iniziale troppo alta nell'azione dalla quale scaturisce il contropiede dell'1-0, 

 2) il goffo tentativo di contrasto ad Higuain che lo ha saltato con estrema facilità e siglato il 2-0, più tutta una serie di errori che hanno completato forse la sua prestazione peggiore da quando gioca in Italia.

La domanda sorge spontanea: ma Ancelotti si fida di Maksimovic? Sembrerebbe di no, se preferisce far giocare uno che è al 50% della condizione ad un’altro che ha fatto tutto il ritiro con la squadra. Detto questo le note dolenti sono state di più. Diciamolo, il Napoli della prima parte non è piaciuto a nessuno: Zielinski non fa filtro, Fabian trequartista è sprecato e non ne ha il passo, come mezz’ala rende molto di più, ma quello che più preoccupa è Lorenzo Insigne, ieri avulso e mai incisivo, è il vero dilemma di Ancelotti. Lui per rendere al massimo ha bisogno di un 4-3-3 di sarriana o zemaniana memoria. Nel modulo attuale non riesce ad essere protagonista e non ha la grande personalità (e il fisico) per prendere la squadra per mano ed essere trascinatore. Meglio quando è entrato Lozano al suo posto, il messicano si è subito fatto notare per la sua esplosività e furia sotto porta, il gol con il quale ha condito il suo debutto, rispettando una regola che lo accompagna fin dal suo esordio, è frutto proprio di queste doti che al Napoli mancavano: quante volte lo scorso anno è mancato qualcuno così micidiale negli ultimi 16 metri? Sovente l’assist di Zielinski di ieri non veniva sfruttato dagli attaccanti azzurri spesso fuori posizione.

Dunque Ancelotti dovrà essere bravo a mettere i pezzi al loro posto, la sosta cade a pennello per far recuperare la forma a chi è in ritardo e a far integrare i nuovi alla meglio nel gruppo. Alla ripresa ci saranno un Milik ed un Llorente in più che daranno a Carletto più grattacapi di formazione, ma saranno grattacapi che ogni allenatore vorrebbe avere.