Nella giornata odierna è arrivata la risposta della commissione regionale per il patrimonio della Lombardia che ha dichiato che lo stadio Giuseppe Meazza "non presenta interesse culturale". Fu il Comune di Milano a sollecitare un chiarimento per vedere se lo stadio avesse dei vincoli che potessero evitare un suo abbattimento totale, come richiesto in principio dal Milan e dall'Inter, all'interno di un progetto che prevedeva la nascita di una nuova struttura sulle ceneri di San Siro.

Il fatto che venga a mancare un interesse culturale viene visto da molti come un passo decisivo ed importante e segna un punto a favore delle due società. In realtà questo passaggio è ormai superato, anche alla luce del dialogo tra società e comune volte a salvaguardare "la storia" riconvertendo quello che rimane del vecchio stadio in un'area destinata alla città.

Prima di arrivare a questo sarebbe comunque meritevole mettere in evidenza come San Siro negli anni, dalla sua costruzione in poi, abbia rappresentato Milano non solo a livello sportivo. La sua storia nasce nel 1925 quando l'allora Presidente del Milan, Piero Pirelli, sollecita la costuzione di un nuovo stadio nella zona del trotto. Finalmente l'anno dopo (il 19 settembre 1926) venne inaugurato con la disputa del derby tra rossoneri e neroazzurri. Lo stadio poteva contenere fino a 33.000 spettatori e nacque ispirandosi agli stadi inglesi.

Dopo 9 anni lo stadio venne ampliato dal Comune di Milano, che lo aveva acquistato, e alla struttura, composta in passato da quattro tribune rettilinee, vengono aggiunte le curve, che portano la capienza a 55.000 spettatori. Nella stagione 1947-48 lo stadio viene condiviso con l'inter, divenendo "la casa" delle due squadre.

Negli anni '50 vengono apportate dei miglioramenti con la costruzione del secondo anello che porta la capienza a 85.000 spettatori, di cui 60.000 a sedere, con la costruzione delle rampe che permettono l'accesso al secondo anello. Nel '57 vengono ultimati i lavori per quanto riguarda l'impianto di illuminazione notturna.

Arriviamo agli anni '80. Lo stadio assume una denominazione diversa, conservando anche quella di San Siro, e viene intitolato a Giuseppe Meazza, giocatore milanese sia dell'Inter che del Milan, campione del Mondo con la nazionale italiana per ben due volte. Parlando proprio dei mondiali, è grazie al fatto che l'Italia si aggiudica quelli del '90 come Paese ospitante, lo stadio cambia per l'ennesima volta pelle. Vi è un profondo rinnovamento che porta alla costruzione di un terzo anello e la copertura di tutti i 85.700 posti a sedere, con la sua inaugurazione che avviene qualche mese prima (aprile) della partita inaugurale del Campionato del Mondo.

Nel 2016 ci furono le ultime modifiche, su richiesta dell'Uefa visto che lo stadio sarebbe stato teatro della finale di Champions League. Una finale tutta spagnola tra le due squdre di Madrid (Real ed Atletico).

Alla storia dello stadio, negli anni, si sono aggiunte le vittorie delle due squadre di Milano, le quali hanno potuto festeggiare titoli nazionali e continentali. Grandi allenatori si sedettero sulle due panchine e grandi giocatori hanno calcato il terreno di gioco, anche da avversari. Insomma San Siro era stato giustamente ribattezzato "La Scala del calcio".

Ma gli anni passano per tutti e già da molto tempo si erano sprecati dibattiti sul suo futuro. In una nazione come la nostra che ha sempre vissuto di divisioni, noi siamo guelfi o ghibellini, e poco inclini a trovare una soluzione condivisa nel minor tempo possibile. E anche su San Siro ci sono state opinioni diverse. In un calcio che cambiava, fatto meno col cuore e più col portafoglio, la parola business o globalizzazione ha cancellato la memoria visiva di stadi che avevano fatto la storia. Prendiamo in considerazione Wembley, uno dei templi del calcio più importanti al mondo, inaugurato nel 1927, viene demolito nel 2003 per far posto, nel giro di quattro anni, ad un nuovo stadio più moderno.

Wembley o perlomeno il "nuovo Wembley" ci porta di rimando alla "Premier" e ai suoi stadi che sono stati anche la rinascita e lo slancio per le varie squadre inglesi. Io ho potuto ammirare da vicino sia lo stadio del Chelsea, in cui ho visto giocare i "blues" allenati da Carlo Ancelotti, e lo stadio dell'Arsenal (L'Emirates) che mi ha impressionato molto e mi ha portato negli anni a riflettere se sia giusto conservare la memoria o affacciarsi al futuro.

Già per i mondiali del 1990 era stata presentata una proposta, poi accantonata, per la costruzione di un nuovo stadio a Milano e, durante gli ultimi anni della Presidenza Berlusconi, con la figura di Barbara che aveva preso potere in società, era stata individuata l'area di Portello come nuova casa dei rossoneri. L'Inter era per conservare il Meazza rendendolo più accogliente e più fruibile dai tifosi.

La storia ci ha insegnato che alla fine lo stadio tanto voluto da Barbara Berlusconi naufragò, nonostante il Milan vinse il bando di Fondazione Fiera, per via di problematiche legate all'area e ai costi. Ci furono diverbi per la bonifica dell'area e, allo stesso tempo, gli abitanti erano contrari per via dei disagi che avrebbe creato la struttura all'interno del quartiere. Tutto finì nel dimenticatoio come finì l'era di Berlusconi nel Milan.

L'avvento dei cinesi all'Inter e del fondo americano al Milan hanno rilanciato l'idea di avere uno stadio di proprietà, al posto di San Siro, vivibile sette giorni su sette, che avrebbe permesso alle due società di veder incrementati i ricavi da stadio secondo standard più consoni al loro blasone.

Nasce così un braccio di ferro con il Comune. Dal momento che, sia il Milan che l'Inter, avevano annunciato di costruirlo insieme, condividendolo come fatto con il Meazza, e richiedendo la presentazione di modelli da presentare, dopo una scrematura, al sindaco e alla sua giunta. Si arriva alle due proposte, la prima di "Populous" (la famosa cattedrale), e quella di "Manica" (gli incroci tra i vari anelli). Le quali avevano tutti e due qualcosa di accattivante e interessante, ma sono state subito bocciate dal Comune, che avrebbe voluto conservare San Siro.

Si attivano sondaggi, c'è anche un comitato per la creazione di un nuovo stadio che va a scontrarsi con "gli innamorati del Meazza" che mai vorrebbero vedere la scala del calcio abbattuta. Nella lungaggine delle scelte da prendere, alla fine il Comune di Milano richiedette delle modifiche da presentare (il sindaco sarebbe stato ricordato, nei libri di storia sportiva, come colui che fece cancellare una parte di Milano conosciuta in tutto il mondo) e tutto lasciava presaggire che si sarebbe arrivati ad un punto di non ritorno.

Invece, le due società, pur potendo far pesare la loro forza e magari pensare ad una zona diversa fuori Milano (Sesto San Giovanni) scelsero di venire incontro alla giunta e finalmente si arriva alle modifiche tanto auspicate, che stanno trovando consenso e conservano e rimodulano alcuni spazi del vecchio stadio.

Ecco perchè, la notizia di oggi, non influenza più di tanto il percorso intrapreso, quello di confronto tra le parti in causa, e non cambierà la scelta di conservare la memoria. Tenendo presente che uno stadio moderno deve avere anche una città moderna (e Milano lo è), una società di calcio moderna ma soprattutto vincente. Altrimenti sarebbe solo un'idea imprenditoriale che col calcio conta poco e non fa ottenere risultati sportivi.

Vecchioni cantava "luci a San Siro non ne accenderanno più" ma la storia non verrà certamente cancellata perchè è impressa nella memoria.

La storia, come i ricordi, è eterna!