Sergej Milinkovic-Savic ha firmato il nuovo contratto con la Lazio del patron Lotito, prolungando la sua permanenza in biancoceleste fino al 2023 (Così come Ciro Immobile ndr).

Si chiude così, forse, una telenovela durata per tutto l'arco del mercato estivo, con il centrocampista serbo al centro di trattative tra Lotito e i maggiori club italiani ed europei. Nonostante la corte serrata di Juventus, Milan e PSG, alla fine è riuscita a spuntarla il Presidente, che ha comunque rivelato come un giorno prima della chiusura del mercato, il DS Igli Tare abbia riportato un offerta di quelle irrinunciabili. 

Il poco tempo rimasto per un eventuale rimpiazzo, con annessa polemica verso la Lega per il restringimento della finestra trasferimenti, ha bloccato la vendita di Milinkovic, che una volta rimasto alla Lazio, con il suo agente Kezman, ha iniziato la trattativa per un rinnovo e un ritocco economico considerevoli

Voci, principalmente giunte da SportMediaset, sostengono che al rinnovo sia stata aggiunta una clausula rescissoria, che sembrerebbe valida unicamente in Italia, di 100mln di €, e la smentita dell'agente del calciatore, è sembrata più una dichiarazione di facciata che una convinta e decisa presa di posizione.

Tutti contenti, forse... 

Si perché una analisi approfondita delle scelte operate da Claudio Lotito negli ultimi anni, mette in evidenza come spesso questa difficoltà nel monetizzare al massimo la vendita dei propri gioielli, sia stata un boomerang per la società. 

L'esempio più lampante dell'ultimo lustro, è sicuramente Felipe Anderson. Il calciatore brasiliano, dopo una straordinaria stagione nel 2014-15, ha attirato l'attenzione dei più grandi club europei e l'offensiva più decisa è stata quella del Manchester United, che ha presentato alla Lazio un'offerta di circa 60 mln di €. La risposta di Lotito è stata negativa, e la richiesta si è fissata sui 100mln. Per Anderson quello è stato il momento della mancata svolta nella propria carriera. L'ex 10 biancoceleste, infatti, dopo quello straordinario exploit, non è più riuscito ad affermarsi su quei livelli, e, complici i continui infortuni, ha subito una netta svalutazione che lo ha portato, in questa sessione di mercato, ad essere ceduto per 38mln di € al West Ham. 

L'errore, se cosi si può chiamare, della Lazio è stato quello di voler tirare troppo la corda sul prezzo del cartellino nel momento di massima appetibilità del ragazzo, e questo è costato, alla fine, una trentina di mln, che alla società biancoceleste ed al suo Presidente, sempre attento al bilancio, avrebbero fatto comodo.

La paura, visto l'altissimo livello di rendimento mantenuto da Milinkovic-Savic nella scorsa stagione, è che con il serbo possa succedere la medesima cosa. Il centrocampista offensivo, specialmente negli schemi di Inzaghi, è uno dei fulcri della manovra e spesso arriva vicino all'area, zona in cui riesce spesso ad essere decisivo, ma già in questo inizio di campionato, non appare più come il giocatore impossibile da fermare dello scorso anno.  E' ovvio che la struttura fisica di Milinkovic è totalmente diversa da quella di Felipe Anderson, cosi come anche la caratura tecnica e la personalità, ma il rischio di una svalutazione è sempre dietro l'angolo. Basta un'annata sfortunata, un periodo storto, a cambiare le carte in tavola.

Paratici, Leonardo e Antero Henrique, rispettivamente DS di Juve, Milan e PSG sono grandissimi conoscitori di calcio, e l'interesse per il serbo dimostra che le qualità ci sono tutte, ma dal punto di vista laziale, l'ennesima svalutazione di un calciatore, sarebbe una perdita grave. 

Vedremo se con questa serenità ritrovata, grazie alla firma, Milinkovic tornerà a spadroneggiare in giro per il campo. Noi ce lo auguriamo, perché il campione ammirato lo scorso anno, è un valore aggiunto per il nostro campionato.