Osannato fino all'inverosimile, adorato come una divinità, come una sorta di super uomo che nulla aveva da invidiare al superuomo di Nietzsche eppure, Gabriele D'Annunzio, è stato un personaggio che meriterebbe di essere tutt'altro che lodato, osannato e celebrato senza se e ma.

A partire dal suo essere guerrafondaio. Esemplare, nella sua tragicità è la storia, ad esempio, della Brigata Catanzaro.

Composta prevalentemente da Calabresi, Siciliani, Campani, lo guardavano in faccia prima di essere fucilati per essersi rifiutati di ritornare al fronte e morire, inutilmente poi. Si ribellarono cercando di attaccare il luogo ove soggiornava D'Annunzio, ritenuto il simbolo della grande guerra, il simbolo delle loro sventure, dei loro drammi. Non lo trovarono. Trovarono invece la morte per fucilazione. Eppure D'Annunzio, con il potere e l'influenza che aveva, avrebbe potuto anche salvarli dalla fucilazione. Ma non le fece. Assistette alla stessa senza intervenire, e dedicò ai fucilati dei versi, beffa nella beffa. O che dire del primo atto di militarismo conosciuto dal Regno d'Italia? Antesignano del fascismo?

La marcia su Fiume. Che anticipò quella su Roma. Nei cui semi e germi conteneva molte delle peculiarità che saranno proprie del fascismo e che terminerà, l'occupazione della città ora croata, in modo violento, con il Natale di Sangue, che cagionerà la morte di una sessantina di persone tra l'esercito italiano mandato a scacciare i legionari d'annunziani ed i legionari, appunto. Più qualche inerme civile. D'Annunzio è un chiaro simbolo del nazionalismo italiano. Intoccabile e forse il più importante. E tutto ciò che può essere a livello di simbolismo nazionalistico ricondotto allo stesso, lo si riconduce alle gesta audaci e spavalde dello stesso poeta guerrafondaio. Tra queste, si racconta, proprio durante l'occupazione dell'odierna Rijeka, che ebbe origine l'attuale scudetto italiano. Non si sa quali siano le fonti, non risultano prove, nei suoi testi non risulta che D'Annunzio abbia mai trattato questo specifico fatto, così come non parla quasi mai di calcio. 

Si tramanda che in sostanza per sfidare i monarchici, visto che nelle divise della "nazionale" di color azzurro, come accade ancora oggi volutamente in omaggio ai Savoia, si riportava lo scudo crociato bianco e rosso, venne apposto lo stesso,ma con il tricolore, sulla maglia della sua formazione di calcio fiumana. Dunque, un gesto volutamente antimonarchico  o diversamente monarchico come qualcuno lo lesse, visto che il tricolore rappresentava un mero affronto ai Savoia.

E da queste narrazioni orali, si sarebbe arrivati poi al 1924, durante il fascismo, pare nell'agosto del 1924, con l'assemblea della Federazione Italiana Gioco Calcio, che a Torino decise che la squadra campione d'Italia avrebbe avuto la possibilità di usare lo "scudetto" tricolore. Ed il primo ad utilizzarlo fu la squadra più antica d'Italia, il Genoa, nell'autunno del 1924.

La Lega di SerieA in un suo comunicato stampa del 16 maggio 2014, così scriveva:

" Lo scudetto, come simbolo della vittoria del Campionato di Serie A TIM, è un’esclusiva italiana e ha una storia piuttosto antica. L’invenzione del piccolo stemma è, infatti, riconducibile al genio di Gabriele D’Annunzio, che volle apporre uno scudo tricolore sulla divisa di una selezione del comando militare italiano in occasione di una gara amichevole. Nel 1924 venne deciso che la squadra prima classificata apponesse sulla maglia, nella stagione successiva, uno scudetto con i colori della bandiera italiana, rappresentativo dell’unità nazionale a livello calcistico."

Come si può vedere, si parla di riconducibilità, semplicemente perchè non c'è certezza.  Ma nel dubbio si è preferito dire che lo scudetto sarebbe, anzi è stato inventato da D'Annunzio piuttosto che un più corretto ed onesto non si sa. 

Ora, se l'origine dello "scudetto" fu come avversità ai monarchici, pare evidente che aver adottato una simile simbologia da parte della FIGC, durante il fascismo, significava attuare un gesto politico enorme e di sfida e di chiara rottura con i Savoia. 

E' vero che la fascistizzazione dello sport ebbe inizio in Italia effettivamente nel 1925, con la nomina alla presidenza del Co­mitato olimpico nazionale italiano (Coni) di Lando Ferretti,e che lo "scudetto" subirà nuovi adattamenti, ma si era pienamente nel '24, nell'Italia fascista, che non aveva alcun interesse, neanche attraverso il calcio, di consentire la rottura di rapporti proprio con quella monarchia che gli aveva spianato la strada per l'avvento al potere, non impedendo la pagliacciata della marcia su Roma come anticipata da quella dannunziana di Fiume, che poi, però di comico ebbe poco, perchè condurrà l'Italia in un ventennio criminale e disastroso.