Quando gli antichi Greci avevano qualche rogna bella tosta da risolvere o una decisione difficile da prendere, chiedevano consiglio all'oracolo di Apollo a Delfi. Si formulava la domanda ai sacerdoti che, a loro volta, la riferivano alla Pizia, una veggente, la quale rispondeva biascicando frasi sconnesse che, a loro volta, venivano tradotte dai sacerdoti. Questo passa-parola produceva un responso spesso ambiguo, degno dei migliori enigmisti. Era più facile sbagliare, quindi, seguendo il consiglio di Apollo che facendo di testa propria, ma senza quel responso non si dichiarava guerra né si fondava una colonia. Per esempio, l'oracolo disse a Creso, re di Lidia, che se avesse dichiarato guerra alla Persia, avrebbe distrutto un grande regno. Creso perse la guerra contro Ciro, distruggendo sì un regno... ma il suo.

Questa premessa della quale, con ogni probabilità, non gliene frega niente a nessuno, è servita per introdurre il difficile impegno rossonero di domani a San Siro. In un certo senso, il Diavolo chiederà all'Atalanta, la Dea di Bergamo, un responso sul proprio percorso di ricostruzione. Le ultime 3 vittorie con clean-sheet hanno dato inizio a un percorso virtuoso che ora va confermato. Il Black January 2023 , tuttavia, è stato disastroso e le 3 vittorie rappresentano solo la sostituzione delle tende con i prefabbricati dopo un terremoto. Al Milan restano solo due obiettivi, cioè la qualificazione alla prossima Champions e la stessa Champions nella quale, peraltro, i rossoneri dovranno ancora sudare sette magliette solo per passare ai quarti.

Come la risposta della Pizia di Delfi, quella della Dea sarà ambigua.

L'Atalanta è quella che ha fatto meno punti fra le migliori 7, considerando fra queste anche la Juventus che, senza la penalizzazione, sarebbe con l'Inter (ricordiamolo per giustizia, al di là del fatto che i bianconeri sono simpatici quanto un prurito alle parti intime).  La Dea resta, comunque una delle migliori 7, con un bel mucchietto di punti rispetto al gruppo di centroclassifica, del quale il Bologna è, al momento il battistrada.

E' difficile che la Dea vinca mai il campionato, dal momento che si basa su giocatori ben allenati e forti, ma non così forti da rivelarsi dei fenomeni lontani da quel contesto particolare. Una squadra così, di solito, concentra i propri risultati in filotti entusiasmanti, per crollare qua e là quando tira il fiato o inizia a sentirsi invincibile. Nel turno scorso, i bergamaschi sono scivolati in casa contro il Lecce, che sta facendo molto bene, ma resta 13^ in classifica (da segnalare lo splendido campionato della formazione Berretti dei salentini in Primavera 1). Se mai, l'Atalanta può inanellare la serie di risultati che la fa andare avanti in una coppa.

Se l'Atalanta, d'altra parte, regala ai suoi avversari dei provvidenziali capitomboli, di rado stecca contro gli avversari di rango. Se anche perde, non perde mai male contro i migliori, ma fa soffrire chi fra loro si presenta a chiedere il responso della Dea. Il Milan ricorda un 5-0 a Bergamo nel dicembre del 2019 e uno 0-3 a San Siro a gennaio 2021, quelli che fino al Black January 2023 erano stati i crepantoni peggiori presi dalla squadra di Pioli. 

Gasperini sembra avere il dente avvelenato contro le squadre illustri, perché è vero che Bergamo è un habitat ideale per un tecnico, ma è anche vero che resta solo un bel teatro di provincia. Ogni cantante lirico vorrebbe esibirsi alla Scala o al Metropolitan. Ed è difficile credere che Gasperini non abbia voglia di sedersi sulla panchina di Milan, Juventus e Inter (per queste ultime ha già lavorato a vario titolo).

Forse proprio il Milan farebbe gola al tecnico orobico, considerandosi superiore a tutti coloro che, dopo Ancelotti, si sono seduti sulla panca rossonera. Gasperini è un tecnico di grande valore che, per usare un eufemismo... non tende certo a sottovalutarsi. 

La sconfitta della Dea contro il Lecce, in un certo senso, può essere interpretata come una tappa del tutto coerente nell'avvicinamento al Milan. L'Atalanta ha confermato la regola del tonfo periodico, come confermerà la regola della grande prestazione contro una grande e contro una squadra sulla cui panchina vorrebbe esserci proprio Gasperini.

Milan-Atalanta, pertanto, darà un responso che non dovrà essere considerato necessariamente negativo in caso di mancata vittoria. Certo, perdere i 3 punti contro la Dea vorrebbe dire darli a una concorrente diretta per la qualificazione in Champions. Ma proprio per questo si tratterebbe di una delle avversarie più forti, un avversario pericolosissimo, che poi esprime sempre il meglio contro i rossoneri.

Per una volta, si potrebbe fare un'apparente eccezione alla regola che il calcio è sport di risultato, cioè nel quale occorre segnare e vincere. Qualunque sia l'esito finale, sarà importante capire se il Milan sta comunque correndo su solidi binari in prospettiva futura, quindi se è tornato a essere una realtà importante. 

Non so se qualcuno abbia notato che in questo febbraio il Milan non si è mosso e non si muoverà da Milano. Ha incontrato in sequenza l'Inter nel derby, il Torino e gli Spurs a San Siro, giocando l'unica trasferta facendo visita al Monza, dirimpettaio di pianerottolo. Da Milano a Monza ci si va senza neanche accorgersi di aver lasciato la città della Madonnina. Ciò ci dice che Pioli ha avuto tempo e agio di lavorare a Milanello raccogliendo le idee e comprendendo gli errori commessi nel recente Black January. I giocatori stessi hanno avuto tempo di lavorare con continuità sul 3-4-1-2 o sul 3-4-3 (se qualcuno non se ne fosse accorto, a Monza Diaz era nueve-nueve, centravanti a tutti gli effetti). Le vittorie, quindi, sono state anche il frutto di condizioni favorevoli che potrebbero non ripetersi nei prossimi mesi.

Il Milan deve stare molto attento a non credere di essere tornato per forza quello che, fino a Salernitana-Milan, era il rivale principale del Napoli. Ci saranno momenti in cui la squadra e, soprattutto, il tecnico andranno sotto stress. L'alternanza esaltazione/stress può essere uno dei fattori che scatenano la metamorfosi di Pioli da Jeckyll in Hyde. L'altro fattore, altrettanto pericoloso, sono le voci che possono scollare il tecnico dalla realtà.

Ci si è messo anche Arrigo Sacchi che, in settimana, ha invitato Pioli a scuotersi dalle paure per tornare a un calcio coraggioso. E sono consigli come questi che possono compromettere la ripresa del Milan.

Pioli non ha adottato l'attuale schieramento perché è diventato un vigliacco difensivista, ma perché i disastri gli hanno avidenziato la vulnerabilità del 4-2-3-1 alla luce delle caratteristiche dei giocatori attuali e delle contromisure avversarie. Difendersi non è un sintomo di paura, ma significa gettare solide fondamenta per poi attaccare. Perché attaccare non vuol dire armare la cavalleria leggera, metterci al comando Errlo Flynn e lanciarla allo sbaraglio contro le linee russe nella vallata di Balaklava. Proprio ciò che il Diavolo ha fatto a gennaio.

I consigli come quelli di Sacchi potrebbero rovinare tutto, qualora alterassero la ritrovata serenità di Pioli. Ma sono anche pericolosissimi gli at-teeeenti e presentaaaat-arm dell'opinionismo istituzionale. Gli opinionisti rossoneri istituzionali, infatti, stanno mettendo in atto una sorta di cancel-culture che rischia di sminuire o negare i punti interrogativi che tuttora sussistono e non hanno trovato risposta.

Un noto esponente di questa corrente ha affermato che il problema del non impiego di Wrancx non sussisterebbe, in quanto Wrancx... non sarebbe Modric. E' un non-senso, perché Modric non è nato Modric, e se Wrancx non gioca, non sapremo mai se è un oggetto misterioso o il nuovo Modric.

Del resto, non vale neanche il ragionamento dello stesso giornalista che, se il tecnico non schiera un giocatore deve esserci un motivo. Sarà vero, ma bisogna vedere di quale motivo si tratta e che può non avere nulla a che fare con il valore del giocatore. L'opinionista in questione sembra dimenticare, strano per un rossonero di antica data, che Bearzot non convocò più Baresi a partire dal 1984, sostenendo che Righetti e Tricella erano migliori in fase difensiva.Va bene essere istituzionali, ma la decenza ha le sue regole che vanno rispettate. All'epoca, poi, molti dicevano che Baresi non era Scirea, mentre Kaiser Franz ha fatto, come il compianto collega juventino, una grande carriera nel ruolo.

Wrancx sarà pure un mingabùn, ma non lo si deduce dal fatto che Pioli lo tiene fuori. 

Del resto, Wrancx e il redivivo Bakayoko non si escludono, in un campionato che ha visto troppo spesso i rossoneri in emergenza. Bakayoko è un frangiflutti un po' legnoso, ma roccioso, mentre Wrancx, per quel poco che lo si è visto, sembra un elemento più duttile. Un Baka piantato davanti alla difesa e un Wrancx davanti potrebbero essere soluzioni interessanti. Perché privarsene a priori, solo per la sindrome di sostenere che se è così, vuol dire che così deve essere?

Parlando di voci istituzionali, non è ancora ufficiale, ma ci sono buone probabilità che il Milan scelga di costruirsi uno stadio tutto proprio fuori Milano, senza attendere più il tira e molla del comune e delle istituzioni, nonché le incertezze della stessa Inter. Può anche darsi che la voce sia stata messa in giro per dare una sveglia agli altri attori di questa commedia, ma anche no. E' possibile davvero che si stia pensando di andare a Sesto San Giovanni o a San Donato dove, riportandoci a quanto detto su Monza, il Milan può sentirsi a casa propria quanto a Milano.

Chi scrive ha la sensazione, come anche la stessa società Milan, che sia in atto un gioco delle parti per ritardare la costruzione di uno stadio nella quale il Milan è pronto a lanciarsi, mentre l'Inter non ancora. E se vogliamo essere concreti fino al cinismo, gli investitori non arrivano dall'estero per i begli occhi dei tifosi rossoneri. Vengono per operazioni economiche in grande stile, come la costruzione del nuovo impianto sportivo. Attendere... attendere... attendere, per poi vedersi proposta la ristrutturazione di San Siro, non avrebbe, non ha e non avrà mai senso in un contesto simile.

Se l'Inter pensa a San Siro, investa lì. L'impianto nacque per ospitare il Milan e ora può diventare lo stadio della sola Inter. Perché no? Tutto cambia. 

Se il Milan ha davvero la possibilità di costruirsi uno stadio proprio, lo faccia e non si faccia condurre a passo di valzer verso ciò che fa più comodo agli altri.

E poi, a ben pensarci, il senso di uno stadio proprio è che sia proprio.