Mettere insieme cavoli e patate può dar luogo a un buon minestrone, peraltro fuori stagione visto il caldo luciferino di questi giorni per di più con l'aria mossa dallo scirocco africano, ma di sicuro non giustifica i trionfalismi italiani che mescolano la vittoria all'europeo di calcio con il record di medaglie olimpiche.

Sono due cose assolutamente estranee tra loro che non solo non hanno punti di contatto, ma addirittura muovono motivazioni contrapposte. 

Il calcio in Italia è lo sport nazionale, coinvolge milioni di tesserati e milioni di spettatori; La FIGC - federazione calcistica- fa da traino, sovvenziona e mantiene in vita economicamente tutte le altre federazioni affiliate al CONI; cosa questa concettualmente rifiutata dai beneficiari di tali erogazioni e persino dallo stesso Presidente Malagò, peraltro pronto a salire su tutti i carri vincenti, ivi compreso l'antipatico calcio.

Il calcio deve dare, ma guai a chiedere; il Covid ha messo in ginocchio la totalità dei club, ma CONI e GOVERNO se ne sono altamente infischiati; il grido di dolore è rimasto inascoltato; gli spettatori causa Covid solo ora si riaffacciano timidamente alle biglietterie, ma solo se possiedono Green Pass; La quasi totalità dei nostri stadi è fatiscente, persino seriamente inadeguata a ospitare un evento sportivo; ma le amministrazioni comunali se ne fregano; da Roma a Milano si parla di nuovo stadio da anni, si mobilitano studi di architettura le cui parcelle sono milionarie, si producono plastici che sembrano monumenti in miniatura, si presentano progetti che hanno un unico slogan "il più bello del mondo".

Poi, poi passano 2-3-5 anni e ancora non c'è uno straccio di autorizzazione comunale; anzi il piano A diventa B, quello B cessa di esistere, perchè nel frattempo il lotto è stato ceduto a terzi, o una autorità ha tolto il pubblico interesse o magari lo ha messo su un area che andrebbe demolita e la cui esistenza rende inattuabile il progetto.

Insomma il calcio veleggia con tutti i tipi di mare e di vento.

Altro discorso per quanto riguarda l'exploit olimpico della nostra nazione, accompagnato da trionfi in discipline dove i nostri atleti non avevano primeggiato quasi mai o proprio mai.

Avendo già parlato dell'assenza di mezzi economici, intuitivamente sappiamo come sia difficile preparare una olimpiade per qualunque Federazione; discipline come l'atletica, il nuoto, la scherma, la lotta  necessiterebbero di impianti nuovi e tanti,

Soprattutto necessiterebbero di una riorganizzazione strutturale a partire dall'età giovanile: possibile che l'ultima volta che si è pensato a qualcosa del genere risalga al 1968 con la prima edizione dei Giochi della Gioventù? A distanza di 53 anni siamo ancora ancorati a questa iniziativa, peraltro fermatasi nel 2018 causa Covid.

Ci vorrebbe un Ministero dello Sport con un ministro capace, un Presidente CONI appassionato e lungimirante, delle federazioni propositive e collaborative.

Ecco che allora le medaglie arriverebbero come frutto della programmazione e della organizzazione, magari toglierebbero ai vincitori l'aurea divina di cui oggi viene permeata la loro impresa, frutto interamente delle loro qualità e spirito di sacrificio.

Esiste comunque un altro aspetto secondo me decisivo, nella crescita esponenziale di discipline come i 100 mt e la 4x100 mt; è nata una nuova generazione di italiani, l'italiano nero, l'italiano derivato dall'integrazione dei tantissimi emigranti che dall'inizio del nuovo millennio hanno trovato radici nel nostro Bel paese e dato il via alla nuova etnia indigena.

Lo vediamo dalla massiccia presenza di ragazzi statuari di colore che festeggiano avvolti nel tricolore; ai Mennea di un tempo si sostituiscono gli Jacobs di oggi; ecco perchè, nella velocità pura, aver battuto Giamaicani, statunitensi e canadesi è stato possibile.

Averli accettati, finalmente equiparati ci aiuterà a crescere nel processo di interazione, ancora più bello e sincero se non avrà bisogno di medaglie al collo.