Mi piace molto seguire le opinioni degli altri e discuterne con loro. Ma stavolta non posso proprio evitare di dire la mia.
Sono mesi, forse anni, che leggo sul web l’idiosincrasia dei tifosi juventini nei confronti di Massimiliano Allegri. Negli ultimi due giorni, complici le notizie sui movimenti della società, già noto una più prudente inversione di rotta e un timore recondito di pentirsi dell’allontanamento del mister.

La prima considerazione è tecnica: salvo i momenti bui della sua storia, in quelli che possiamo considerare floridi, la società non ha mai sbagliato scelte.
La caratterizzazione della Juventus è ed è sempre stata (e, confidiamo, sempre sarà) quella di essere la squadra degli Agnelli.
Questo Agnelli, in particolare, credo sia il più grande mai passato dalla Juventus: con tutto il rispetto per la classe e la signorilità degli illustri predecessori, Andrea si è dovuto “inventare” presidente in uno dei momenti più bassi della storia del club e del calcio italiano in generale (gli altri erano, a vario titolo, i dominatori del Paese). Lo ha fatto con una maestria invidiabile, diventando manager di riferimento anche dei grandi club europei (leggesi la presidenza dell’ECA) e, salutati nell’ordine Del Piero, Conte e Buffon, ha tenuto sempre la barra dritta: prima la società, poi il condottiero, poi i giocatori, infine i tifosi. Se ha deciso così, per sua convinzione o accettando le opinioni dei suoi più stretti collaboratori, non mi resta che fidarmi di lui del quale, onestamente, non condivido solo la battaglia sugli scudetti. Ma non perché sia in disaccordo con lui. Bensì, semplicemente, perché ritengo stucchevole continuarla.

Mi preme però fare un elogio a qualcosa che con Andrea e con la famiglia Agnelli ha molto a che fare. A parte l’eccezione Cristiano Ronaldo, non ricordo nella storia della Juventus un uomo più grande della Juventus stessa. Campioni, allenatori, dirigenti, tutti sono diventati quello che la Storia ricorda di loro nella Juventus e grazie alla Juventus, tranne appunto il fenomeno portoghese.
Quando salutò Conte, che iniziai a non sopportare dopo la sconfitta sacrosanta con il Bayern giustificata solo dal fattore economico (in barba all’ultimo ventennio di successo della società che storicamente spendeva sempre meno delle dirette avversarie), negli improperi generali, ritenevo che Conte fosse l’ennesimo caso di sportivo diventato grande alla Juventus (basti ricordare come fu protetto nel caso-calcioscommesse) e che lo stesso sarebbe avvenuto con Allegri.
E dunque, premesso che nel modo di vedere il calcio in senso tecnico-tattico non mi discosto molto da Max, una cosa però vorrei sottolineare, che sta sfuggendo ai più.
Massimiliano Allegri sembra(va) nato per fare l’allenatore della Juventus. Al netto degli ultimissimi periodi, infatti, è stato quello che più di tutti mi ha fatto godere. E non conta solo il campo (dove, peraltro, trovo davvero strano poterlo contestare).

C’era una volta lo “stile Juve”. Come si a fa non vederlo personificato in Allegri, davvero non me lo spiego.
Elegante, ironico, mai polemico con avversari, mai alla ricerca di scuse, mai le mani avanti, coerente, pragmatico, protettivo o aggressivo a seconda delle esigenze del gruppo.
Ad un certo punto, non mi importava quasi più del campo, purché ci fosse il cappello di Max sulla squadra. Posto che in campo si è vinto tutto tranne una cosa che solo due persone e due sole volte abbiamo vinto nella nostra storia ultracentenaria. Max è stato lo stile degli Agnelli tramandato nel nuovo millennio. E le parole di un certo spessore di Andrea, durante l’ultima conferenza, paiono dimostrare esattamente questo.
Allegri ha sempre parlato di tecnica individuale, ha parlato di tornare a lasciar sognare i ragazzini affinché si esprimano liberamente almeno fino all’arrivo in prima squadra, ha tolto pressioni ai giovani, ha fatto capire elegantemente che la squadra poteva giocare solo in certi modi alcune volte (ma davvero è un caso che il gioco sia peggiorato dopo Cardiff, perso Bonucci e “rotto” il centrocampo e “esaurito” Mandzukić?), ha beccato gli avversari più provocatori con stile unico, ha portato la nave in porto ogni anno. E se avessero fischiato quel rigore su Pogba…E se in quello spogliatoio fosse andato tutto come avrebbe dovuto…Per due frazioni di 45’ ciascuna non stiamo parlando del più grande di tutti i tempi del club. Due frazioni di 45’ ciascuna.
Max Allegri è una delle poche persone rimaste nel mondo del calcio con cui sarebbe spettacolare chiacchierare mezzoretta di qualunque cosa. Uno che metterei Presidente del Consiglio dei ministri.

La vera differenza tra la Juventus e tutte le altre, in Italia almeno, è la famiglia Agnelli. Chi non è con la proprietà, non comprende davvero la Juventus (questo non vuol dire non essere juventino, non esistono patenti di tifo “A” e “B” e successive, ma non c’entra con l’analisi e la comprensione della storia di qualcosa).
E Allegri sembrava proprio un Agnelli deciso per una volta a scendere in campo.
Mi mancherai come nessun idolo sportivo mai prima.
Spero di cuore di non incontrarTi mai come avversario di Coppa. Perché non solo tiferò Juve a fatica come non dovrebbe essere e mai è stato, ma, soprattutto, perché non credo che riusciremo a batterTi.

 

Arrivederci, Mister!

Ps. non l'ho trovata nel momento migliore ma, vi prego, trovatemi un'immagine in cui si vede Max che proprio non ce la fa a non arrossire per la commozione mentre abbraccia Barzagli. In questo calcio così lontano da quello che ci ha fatto innamorare, è stata troppo edificante.