Lo stalliere del re ha un compito davvero ingrato: conoscere tutti i ladri di cavalli. Ma il protagonista di questo nostro racconto non è uno stalliere qualunque, non è un personaggio convenzionale, uno che ama solo i cavalli e la natura selvaggia entro la quale scorazzano gli equini. Prima di diventare Luciano Moggi, così come lo conosciamo oggi, nell'ambiente giornalistico era conosciuto come "Paletta", dati i suoi trascorsi nelle Ferrovie dello Stato. Modesto calciatore di serie inferiori, aspettava, trepidante, quella svolta in grado di far decollare carriera ed esistenza in un sol colpo. Da calciatore in provincia si reinventa talent scout, secondo l'attuale definizione, raccattando talenti nei campi polverosi di periferia.

Sotto l'egida di Sua Maestà Italo Allodi, primo deus ex machina del pallone italiano, organizza una fitta ragnatela di collaboratori, sparsi un po' dappertutto e mette a segno i primi capolavori di una lunga carriera, condita, come avrete potuto capire, da una gavetta altrettanto lunga. Paolo Rossi, Claudio Gentile e Gaetano Scirea vi dicono qualcosa? La Juve abbraccia, dunque, con il senno di poi, tre giocatori che, fra le tante gesta, riusciranno a trascinare, un decennio dopo, l'Italia intera sul tetto del Mondo. Italo Allodi lascia in eredità al suo allievo notevoli doti da esternare in sede di mercato e dei lunghi tentacoli da muovere in sede extra-calcistica.

Da dirigente della Roma Moggi viene colto in flagrante, in occasione di una cena in un ristorante romano, mentre era seduto a tavola con l'arbitro di Ascoli-Roma, partita che si sarebbe disputata a breve e i due guardalinee della terna arbitrale. La partita terminerà 1-0 in favore dei giallorossi, scatenando l'ira del presidente ascolano Rozzi, il quale, in seguito racconterà l'accaduto al suo omologo Viola, neopresidente giallorosso. Quest'ultimo non esiterà a rimuovere Moggi dall'incarico nell'organigramma societario. Don Luciano affermerà di essere stato invitato a bere qualcosa dall'arbitro e di aver accettato educatamente l'invito.

Occupato nella ricostruzione della Lazio, dopo lo scandalo del calcioscommesse, si accasa al Torino e, infine, al Napoli. Dell'avventura partenopea dello stalliere parleremo prossimamente, tanto più sarebbe opportuno soffermarsi sulla seconda parte dell'operato di Moggi nella Torino granata. Non sono solo i fondi neri della società, sui quali la Procura indaga, a tenere banco, bensì un caso di escort da "elargire" con tanta gentilezza agli arbitri delle gare di Coppa UEFA. Si parla di decine di milioni di lire per l'accoglienza da tributare ai direttori di gara internazionali, comprendenti persino gioielli, abiti e orologi. Pare che proprio Moggi si occupasse dello smistamento delle ragazze fra un hotel e l'altro. I giudici, tuttavia, proscioglieranno Don Luciano dai capi d'imputazione, per incapacità di prove che testimoniassero un reale sfruttamento della prostituzione. Riteneva, Lucianone, che le ragazze in questione fossero delle "hostess" o delle "interpreti". Resta, comunque, acclarata una grande dimestichezza con le lingue.

L'ultimo step della carriera è la Juve, punto d'arrivo di un operato tanto brillante quanto controverso. Proprio nella Torino bianconera viene insignito dei galloni di stalliere del re, un re molto conosciuto, non solo nel capoluogo sabaudo, ma in tutto il Paese. L'Avvocato, grazie al lavoro di Moggi e dei suoi collaboratori Giraudo e Bettega, il primo triumvirato bianconero, godrà di un'età aurea costellata di innumerevoli trionfi sia in ambito nazionale, che internazionale. Un nugolo di campioni metterà piede a Villar Perosa, alcuni dei quali, vedi Zizou, sono frutto di acute intuizioni del nostro eroe. L'epilogo non sarà dei più felici: Moggi e tutta la Juve saranno travolti dall'uragano Calciopoli, al termine del quale lo storico dirigente verrà completamente radiato dal calcio.

Un sistema corrotto, quello, giornali dixerunt, imbastito da Moggi. Un sistema di sim svizzere, rapporti fin troppo ambigui con arbitri e designatori e partite truccate a far da ciliegina sulla torta. Radiato! Per uno come Moggi che ha lasciato la sicurezza di un posto di lavoro, abbandonandosi alla brezza calcistica tanto inebriante, da accompagnarlo nell'arco di un'intera carriera. C'è chi giura di averlo visto piangere...

Non ci si può addentrare nelle carte di Calciopoli, impresa più ardua di un'invasione in terra russa, ma addentrarsi nelle pieghe del Moggi calcistico è sfida complicata e affascinante. Un uomo dal grande carisma, dal grande intuito e dalle mille controversie, in qualsiasi veste si sia calato. Giallorosso, granata, azzurro o bianconero non cambia la sostanza: vittorie e polemiche. Un personaggio che divide a metà l'opinione pubblica, fra chi lo definisce un ladro o forse anche peggio e chi ne idolatra la competenza e l'acume, in un alone di non celata santità. 

To be continued...