D'accordo, è un campionato di morra cinese, quel gioco in cui la carta batte il sasso, le forbici battono la carta e il sasso batte le forbici. Il Napoli, sconfitto da Genoa e Atalanta, ha battuto la Juventus, da cui era stato battuto in Supercoppa e che aveva fatto fuori l'Inter in Coppa Italia, dopo essere stata battuta in maniera secca dalla stessa Inter in Campionato. D'accordo pure che Lo Spezia aveva battuto anche il Napoli ed eliminato la Roma in Coppa Italia. E prendiamo anche per buono il luogo comune secondo cui contro i rossoneri tutti diventano dei fenomeni, superficiale leggenda metropolitana molto cara ai tifosi rossoneri. Ma ieri sera il Diavolo ha toccato il fondo, sfornando a La Spezia una prestazione peggiore di quella esibita col Lille in Europa League e contro l'Atalanta nell'ultimo turno del girone di andata. Anzi, si può ben azzardare, parafrasando il titolo della serie televisiva "Ai confini della realtà", che i rossoneri siano caduti non solo ai confini della decenza, ma siano anche scivolati ben al di sotto di questi confini. Se l'inter oggi dovesse vincere contro la Lazio e giocare il derby da capolista, sarebbe un esito meritato e logico per quello che si è visto ieri. Una squadra che parla di scudetto non può disputare una partita come quella persa a La Spezia.

Pronti via e i rossoneri danno subito l'impressione di giocatori che hanno sostenuto un doppio allenamento pesante, mattina e pomeriggio, per cui hanno le gambe grevi e la nausea per il lavoro fisico. Non può essere così, ma la corsa e l'atteggiamento sono quelli. Nel primo quarto d'ora, come già accaduto contro il Crotone (anche se c'è chi ha preferito chiudere gli occhi e ignorarlo), ci sono due occasioni per lo Spezia. Prima Agudelo si ritrova Romagnoli steso per terra dopo uno scivolone, ma resta sorpreso e non finalizza, mentre Saponara, onesto ex-rossonero che non ha mai sfondato, si vede parare un gol fatto da Donnarumma. A differenza che contro il Crotone, però, il Milan non ingrana dopo il quarto d'ora, perché davanti non ha... il Crotone di domenica scorsa, ma una compagine la cui prestazione è stata preparata con meticolosità. I rossoneri riescono solo a inseguire per tutto il primo tempo e durante la ripresa, quando prendono due gol in meno di 25 minuti con Maggiore e Bastoni, continuando poi a inseguire a inseguire a inseguire ecc. senza fare un tiro nello specchio della porta. Alla fine Pioli dichiarerà che il Milan non c'era, lui compreso, ma sembra la classica affermazione fatta per pietire la compassione dei tifosi.

Ora, il Lille aveva stroncato i rossoneri studiando il movimento di ogni giocatore e di ogni reparto per poi contrapporre un movimento uguale, contrario e fatto meglio. Più di recente l'Atalanta ha spezzato in due la formazione rossonera, impossessandosi della terra di nessuno fra mediana e attacco, da cui far partire le ondate contro gli avversari scompaginati e in inferiorità numerica. Lo Spezia ha accorciato la squadra in non più di 30 metri e ha fatto pressing alto e ossessivo per 90'. Tre soluzioni diverse che hanno una cosa in comune: impedire ai rossoneri di ragionare. E' lì il difetto di fabbrica del Milan di Pioli, una tara congenita, cioè che per fare bene ha bisogno di ragionare. Se per vincere, infatti, bastasse applicare le tattiche di Lille, Atalanta e Spezia, queste tre squadre vincerebbero sempre mentre, pur essendo formazioni valide o più che valide, perdono e pareggiano come tutte le altre. A questo difetto congenito, comunque, che per buona sorte non tutte le squadre sono in grado di sfruttare (prestazioni come quelle dello Spezia di ieri non sono facili per nessuno), ieri si è aggiunta un'altra pecca. I rossoneri hanno dato l'impressione di essere entrati in campo con l'illusione, già evidenziata in altre occasioni, che il risultato calasse prima o poi dal cielo in un panierino ricamato. Non è stato questo il motivo principale della sconfitta, però, anche se ha aggravato le difficoltà. I gol sono maturati, infatti, dopo l'intervallo, quando ormai la squadra doveva aver realizzato che c'era da pedalare e tanto.

Come ho scritto, se l'Inter dovesse battere la Lazio e passare in testa, il Diavolo giocherebbe il derby da secondo, ma sarebbe un esito corretto di questo turno, in quanto i rossoneri hanno dimostrato di essere una squadra da tavolino, perché solo in quei giochi si ha il tempo di ragionare. Ma cosa vuole ragionare il Milan? Non sta mica giocando a scacchi? Il calcio è sport dinamico e bisogna essere pronti ad affrontare gli avversari che sanno già cosa farai, come il Lille, quelli che fanno l'onda, come l'Atalanta, e il pressing altissimo e ossessivo dello Spezia.

Ora si va a Belgrado contro la Crvena Zvezda, città e squadra che risvegliano in me piacevoli ricordi giovanili, calcistici e non. Se i serbi saranno in grado di fare quello che ha fatto lo Spezia, il Milan rischierà di uscire dalla Europa League anche contro avversari non eccelsi come lo è oggi la Stella Rossa. Ma una cosa è chiara, la sconfitta di ieri, dopo quelle con Lille e Atalanta, dice che i rossoneri hanno limiti pesanti che possono venire fuori in qualsiasi match. Forse avevano ragione tutti coloro che non consideravano il Milan una candidata seria allo scudetto.

Forse è meglio non prenderci in giro da noi stessi.