Doveva essere una giornata spartiacque e così è stata.
La 34° di Serie A ha sancito che a darsi battaglia per il titolo saranno le due milanesi, che nonostante la doppia sfida contro le romane sono rimaste indenni in cima alla classifica grazie anche a due prestazioni convincenti che lasciano tutto in equilibrio tra le due compagini lombarde.
Esce, invece, dalla corsa al titolo il Napoli, che ancora una volta deve fare i conti con i propri fantasmi che questa volta si impersonificano nell’Empoli e in Pinamonti, che negli ultimi dieci minuti ribaltano la partita e fanno entrare i partenopei nell’ennesimo campionato di rimpianti e che ora dovranno affrontare l’avversario più forte e temuto: la delusione.

Ad aprire la giornata ci ha pensato l’Inter, che in un San Siro a dir poco bollente ha ospitato una Roma rigenerata nell’ultimo periodo e vogliosa di provare il clamoroso aggancio alla zona Champions. Per avere la meglio sui giallorossi, Inzaghi ha puntato sulla formazione tipo, ad eccezione di Dimarco preferito a Bastoni (alle prese nell’ultimo periodo con alcuni problemi muscolari), con Dumfries al rientro sulla destra e la coppia Dzeko-Lautaro chiamata a fare la differenza come accadeva ad inizio stagione.
Primo tempo di marca nerazzurra con gli uomini di Inzaghi che dominano grazie al palleggio mentre la squadra di Mourinho si limita a difendere compatta in attesa che gli avversari allentino la pressione per colpirli in contropiede. Lo stallo dura fino alla mezz’ora quando grazie ad un’uscita difensiva fatta di passaggi di prima e ottimi movimenti senza palla Calhanoglu lancia per la diagonale offensiva di Dumfries che evitato il fuorigioco si trova a tu per tu con Rui Patricio. 1-0 e nerazzurri che legittimano il dominio proposto fin lì. Passano dieci minuti e l’Inter raddoppia grazie ad un’altra abile giocata in uscita con Dimarco che lancia Perisic (bravo anche lui ad evitare il fuorigioco) che stoppa la palla e serve la corrente Brozovic che si incunea in area, dribla gli avversari e mette la palla all’incrocio dei pali opposto: un gol d’antologia che premia il cervello pulsante della squadra e dimostra ancora una volta l’importanza del croato per questa Inter.
Nella ripresa l’Inter si limita a controllare il match anche perché dopo 53’ i nerazzurri triplicano grazie all’incornata vincente su calcio d’angolo di Lautaro ormai ripresosi dal momento di difficoltà.
Nel finale c’è anche spazio per il gol della Roma che con Mkhitaryan accorcia le distanze per il 3-1 definitivo. Una vittoria larga e meritata per l’Inter tornata ai livelli di novembre proprio nel momento più importante della stagione e che ora avrà grazie al recupero di Bologna la possibilità di tornare in testa alla classifica.

Testa, al momento, ancora occupata dal Milan, che nonostante un inizio difficile ribalta la partita con la Lazio riprendendosi così il primo posto passato ai cugini qualche ora prima. Match insidioso quello che attendeva i rossoneri visto che la Lazio è in corsa per un posto in Europa (e corre il rischio di non andarci) e che, soprattutto, in casa è capace di prestazioni di livello. Cosa questa suggellata proprio dall’inizio di partita visto che bastano solo quattro minuti ad Immobile pero portare in vantaggio i biancocelesti sfruttando il preciso cross di Milinkovic-Savic (troppo molle Theo Hernandez) e la netta disattenzione del duo Kalulu-Tomori che come nel derby di Coppa con Lautaro si dimenticano la marcatura sul bomber napoletano che da due passi segna il gol del vantaggio.
La reazione del Milan è affidata a Leao e Messias, che sulle loro corsie fanno la differenza senza però riuscire a colpire la difesa avversaria anche perché oltre a mancare l’ultimo passaggio (e in alcuni casi la conclusione giusta) la manovra del Milan spesso è troppo frenetica e confusionaria come dimostra l’assalto sul finire della frazione dove i rossoneri si sono lanciati all’attacco senza considerare che di tempo ce n’era ancora moto. Nella ripresa, infatti, i rossoneri ritrovano lucidità e gioco (anche grazie al netto calo degli avversari) e dopo appena cinque minuti segnano il gol del pareggio con Giroud bravo in scivolata ad insaccare il preciso passaggio di Leao sfuggito ancora una volta alla difesa avversaria.
Fino al 92’ i rossoneri continuano il dominio senza però riuscire a raddoppiare un po' per via di Strakosha (bravo in alcune situazioni) un po' per la stanchezza che inizia a sentirsi anche per gli uomini di Pioli (anche alla luce del Derby di Coppa giocato in settimana).
Poi però arriva il fatidico 92’ con Marusic che perde un pallone sanguinoso sulla corsia di destra, Acerbi allontana maldestramente il cross messo in mezzo dagli avversari e la palla finisce sulla testa di Ibra che, quasi involontariamente, serve Tonali che si tuffa sul pallone e segna il gol del 2-1 che permette ai rossoneri di battere la Lazio e tornare in testa alla classifica.
Al di là di come andrà a finire la crescita del Milan è netta sia dal punto di vista del gioco che dei singoli (vedi Leao e Tonali) e i presupposti per restare tra le grandi sono enormi.

Come detto, per lo Scudetto sarà corsa a due visto che in Napoli ha sprecato l’ultima possibilità di restare attaccato alla testa nel pomeriggio di Empoli subendo una rimonta che ha del clamoroso e che riaccende le solite polemiche su una squadra incapace di fare il salto di qualità.
Nonostante il netto dominio della squadra di Andreazzoli, il Napoli era riuscito addirittura ad andare in doppio vantaggio grazie ai gol di Mertens e Insigne figli del Napoli sarriano che volevano chiudere degnamente la loro storia sotto il Vesuvio. La vittoria di Empoli sarebbe stata benzina nel motore di un Napoli che proprio nella gestione Sarri era accusato di non saper vincere in maniera sporca: insomma nelle giornate no non arrivavano punti e come si sa per vincere il campionato bisogna saper vincere anche quando non lo si merita (e Allegri ne sa qualcosa).
Il 2-0, quindi, poteva ridare slancio e dimostrare che con Spalletti si era intrapresa la strada giusta, invece i dieci minuti finali (con le annesse follie di Meret e Malcuit) costano al Napoli non solo lo Scudetto ma anche il progetto intrapreso solo la scorsa estate: con mezza squadra in uscita e Spalletti che potrebbe lasciare, il Napoli dovrebbe praticamente ripartire da zero.