Lento, fisicamente quasi inesistente, miracolato da un’intuizione di Ancelotti che lo mise davanti alla difesa, talmente educato con i calci di punizione da registrare la media di 3 gol a stagione, ultimo anno e mezzo al Milan: contributo risibile per poi rinascere alla Juve, probabilmente corroborato da un ingaggio insperato ad oltre 30 anni.
Confesso che Andrea Pirlo non mi è mai piaciuto! Pescato dall’Inter in un tunnel di totale anonimato in cui non era in grado di ricoprire alcun ruolo con profitto, fu appunto reinventato da Carletto proprio alla stessa età del Paquetá che ora critica e che, a differenza di lui, ha fatto vedere di ricoprire ottimamente quasi tutti i ruoli di centrocampo ed attacco.

Lo ricordo bene il suo arrivo al Milan: un peso! Lo era perché un’eterna promessa mai mantenuta e perché lo sarebbe rimasto se non ci fosse stata l’intuiazione del tecnico e il fatto di essere circondato da 10 fuoriclasse.
Pirlo, uomo baciato dalle congiunture astrali, mette il becco (a sproposito come gli capita spesso da pseudo-opinionista) su Paquetá dicendo che non lo convince dopo 10 giorni in Serie A, dovrebbe ricordarsi il nulla totale che era quando approdò a Milanello alla stessa età. E che un conto era giocare con Baresi e Shevchenko, altro con Calhanoglu e Rodriguez.

Certo è stato protagonista con gli altri, e sottolineo ALTRI, dei trionfi rossoneri ma, lo ricordo bene, Pirlo quando senza discussione si avvicinava perché doveva per forza tirare tutte le punizioni: 3 gol di media a stagione... nella squadra più forte del mondo. Lo guardavo ogni volta e non mi convinceva.