Dietro al castello protettivo che abbracciava con le sue lunghe mura il fascino di un tempo ormai trascorso si piazzava lo strumento decorato, quel bastone per appoggiarsi che nel costume campagnolo veniva adoperato dai pastori per guidare il gregge; lo chiamavano “scettro”, perché ornava la storia con un pizzico di follia dorata, e solo in seguito sarebbe diventato il mezzo di espressione della supremazia del monarca. Storie di re, cavalieri, fiabe e semplici tradizioni che vengono risucchiate nel tempo, unico elemento capace di ricordare quelle masse di pellegrini che si mettevano in viaggio per inseguire un sogno, tappezzato dall’unione e dalla perseveranza, che mai deve mancare nel cerchio ammaliante della vita. Brillava anche la malinconia del non ritorno, dettata dall’immagine suggestiva dei naviganti per mare, attaccati alla tradizione e alle orme dei vicini, maestri del ricordo e dall’affetto terreno, spazzato via dal dovere di superare l’ostacolo a mare aperto, perché il lavoro richiedeva questo e lo scettro dell’onore non poteva essere scansato.

Una serie di circostanze sentimentali che si intrecciano tra loro. Un po’ come succede al tramonto di una stagione calcistica, propiziata dalla malinconia e dall’analisi del viaggio sportivo, meta di emozioni, tensioni, amicizie e desideri avvolti dal fascino della luce o dal triste buio della sconfitta. Immediatamente, si chiudono i verdetti e si aprono le classiche docce estive, quelle in cui subentra il tempo per riflettere, per programmare il futuro con determinazione e per ripartire dall’essenza dello sport, simboleggiata dal cuore d’oro dei tifosi. Prende forma un’entità nascosta, il classico calciomercato che si incunea nelle idee dei tifosi con la forza della vittoria, sognata e sperata fino alla chiusura delle porte dell’hotel Melià. Sembra un paradosso parlare ora di mercato, anche perché manca ancora una giornata di campionato per appiattire tutti i discorsi, ma la vera realtà è che lo “Scettro del desiderio” o meglio, delle trattative, comincia ad incidere già da adesso, con il cuore sulle presunte firme e sulle notizie ingannevoli, che rendono il gioco ancora più affascinante. Ma che cosa sta portando già da ora il fenomeno del calciomercato?

LA GESTIONE AZIENDALE DI AGNELLI.

Possiamo dirlo apertamente: tutto comincia, come sempre, dalla Juventus. L’addio sotto forma di esonero di Massimiliano Allegri ha lasciato molti dubbi sull’ambiente torinese, tanto che già da adesso iniziano a pesare presunti indizi che secondo alcuni mirano a puntare il dito verso il nuovo allenatore. Non è facile entrare in sintonia con i campioni d’Italia, vista e considerata la classica gestione aziendale che ha reso grande la famiglia Agnelli; una gestione, come quella tipica delle vere aziendale, che tende a racchiudere al proprio interno dubbi, incertezze e soprattutto programmi futuri. Ecco che allora appare ovvio che in casa Juventus tutti ormai conoscono il nome del nuovo allenatore. Stando alle varie indiscrezioni lanciate dai vari programmi televisivi, il futuro della Juventus sembra indirizzato su un nome di altissimo spessore, un profilo internazionale che incarna il trionfo con il bel gioco. Le dichiarazioni di Lippi, amico stretto della famiglia Agnelli, portano a pensare alle due finali europee che si giocheranno nel corso della prossima settimana; da una parte la sfida inglese tra il Liverpool di Klopp e il Tottenham di Mauricio Pochettino, dall’altro l’ennesimo derby di Londra che vedrà contrapposto il Chelsea di Sarri all’Arsenal di Emery. Secondo l’ex allenatore bianconero il nome potrebbe uscire da questo doppio incrocio, anche se la verità in un mondo globalizzato come il nostro spesso si nasconde dietro al proprio interesse. Ritengo, ma questa è una semplice opinione, che la vera idea di Agnelli sia quella di portare a Torino Pep Guardiola, se non ora il prossimo anno. Una scelta coraggiosa, alla luce degli ultimi fallimenti europei e di quel bel gioco che spesso è stato chiesto ad Allegri. Se da un lato la pista che porta all’ex allenatore del Bayern Monaco appare vincente, dall’altro la questione economica potrebbe frenare l’affare; ecco che allora Lippi potrebbe aver detto la verità, incentrata sulla figura di Sarri che molto probabilmente lascerà il Chelsea dopo la finale di Europa League.

LA CERTEZZA DI CONTE

Un tema già caldo a partire dal mese di gennaio. Antonio Conte, l’uomo della rinascita a cui vuole affidarsi l’Inter, sponsorizzato da Beppe Marotta e dallo stesso Zhang, desideroso di tornare al vertice dopo la penuria totale della stagione nerazzurra. Un allenatore, l’ex Chelsea, che nonostante la sua abilità professionale, è rimasto attaccato all’ambiente Juve, con una parte di cuore colorata di bianconero e con il desiderio di riprendere a Torino quella squadra lasciata a Massimiliano Allegri in quell’estate assai particolare sotto l’aspetto della programmazione futura. E immaginate un po’: che cosa potrebbe succedere se Agnelli, a seguito di un probabile rifiuto di Guardiola, chiamasse Antonio Conte sulla panchina della Juventus? Difficile dare una risposta certa, anche perché Antonio è un uomo di parola, ma anche qui, come accade molto spesso, lo Spettro del Mercato rende possibile l’impossibile, ed è difficile prevedere quello che andrà a succedere.

TRA IL DIRE E IL FARE C’E’ DI MEZZO…IL FINALE

Durante il corso della settimana, nelle varie trasmissioni televisive, il fenomeno del mercato prendeva il sopravvento su tutto, agevolato dalla voglia di pronosticare la verità, con presunte trattative e ipotetici colpi di scena. Una scelta che sicuramente appassiona il tifoso, desideroso durante l’estate di aggirarsi nelle città del mercato con l’obiettivo di individuare gli incontri segreti e surreali degli attori sportivi, ma dall’altra parte è evidente che mancando ancora una giornata di campionato, appare inutile concentrarsi sulle probabili formazioni e sugli allenatori futuri. Vero è che, se da un lato la Juventus affronterà l’ultima partita della stagione per fare una semplice sgambata, dall’altro la delicata questione delle due milanesi e della Roma obbliga alla massima concentrazione, anche perché la Champions consegna un tesoretto economico non indifferente. Ma se ormai tutti danno per certo Antonio Conte vestito di nerazzurro in caso di qualificazione alla massima competizione europea, perché non ipotizzare un rifiuto all’amico Marotta in caso di arrivo in Europa League? Alla fin fine, in questo periodo vale tutto, e allora è anche giusto riflettere sul nome di Mourinho, che osserverà il finale di stagione con il pensiero rivolto alla sua Inter, sapendo che in caso di chiamata, il suo futuro potrebbe collocarsi proprio nella Milano nerazzurra. Semplici supposizioni, ma lo Scettro del Mercato, con il cuore d’oro del nostalgico pellegrino, talvolta regala emozioni, dimostrando che come diceva il grande Pirandello, nel lungo tragitto della vita l’umanità incontrerà tante maschere e pochi volti.