Liverpool-Flamengo, una partita dall’esito apparentemente scontato. Da una parte la squadra più forte d’Europa, vincitrice della sua sesta Champions League. Dall’altra la vincitrice della Copa Libertadores, la massima competizione sudamericana. Una partita che doveva essere facile per i Reds, ma che non lo è stata assolutamente.

Il Flamengo ha mostrato sin dai primi minuti un atteggiamento offensivo: possesso palla fluido, triangolazioni rapide e buona spinta sulle fasce. Il Liverpool sembrava quasi stupito dall’aggressività dei brasiliani, che li stavano affrontando senza alcun timore reverenziale. Il primo tempo si conclude sullo 0-0, un risultato che sta stretto ai rossoneri.

Il secondo tempo ricomincia da dove era terminato il primo: il Flamengo gestisce il possesso palla, mentre il Liverpool attacca solo in contropiede. Due ex-bidoni del calcio italiano, Gabriel Barbosa (al secolo Gabigol) e Gerson, guidano con esperienza le folate della loro squadra: l’attaccante cerca il goal spettacolare in rovesciata, ma trova un attento Alisson. Dopo 80 minuti ad alta intensità le gambe dei brasiliani cominciano a cedere e il Liverpool sale in cattedra con alcune azioni importanti: degno di nota il quasi rigore di Sadio Manè, che si invola da solo verso il portiere e tira. Diego Alves para, ma l’arbitro fischia rigore per l’intervento di Rafinha: il difensore si dispera e il VAR gli da ragione. La partita va ai supplementari.

I primi 15 minuti sono quasi solo del Liverpool, che domina e al 99esimo segna con un brasiliano, Roberto Firmino: Henderson lancia in profondità Manè, che alza la testa e serve la punta brasiliana. Dribbling a eludere il difensore e il portiere in un colpo solo e conclusione potente di destro. Il goal che vale il primo Mondiale per Club della storia dei Reds è questo.

Ma Liverpool-Flamengo è una partita che va oltre alla partita: è il simbolo della rinascita del calcio a livello mondiale.
Da tempo non si vedeva una partita così equilibrata fra una squadra europea e una squadra sudamericana: esattamente da 7 anni, quando vinse il Corinthians. Anche se fu solamente una vittoria isolata. Per una competizione “seria” bisogna ritornare fino a prima del 2009. Quest’anno invece il Flamengo ha mostrato una qualità superiore rispetto alle precedenti squadre sudamericane: l’esperto stratega Jorge Jesus ha messo in campo una squadra solida e dinamica, “quadrata” in difesa e frizzante in attacco. I geni di Gabigol, De Arrascaeta e Pinto Henrique sono stati lasciati liberi di gestire le azioni offensive, l’equilibratore Gerson si è occupato di controbilanciare la loro“fantasia brazileira” e i difensori hanno mostrato grande lucidità per tutta la partita.

Insomma, il Flamengo ha dimostrato di essere una squadra molto più “europea” di quanto si potesse pensare. Una squadra capace di mettere in seria crisi la squadra più forte del mondo.

I risvolti di questo match potrebbero essere importanti. Oltre a ridare credibilità al calcio brasiliano, ritenuto molto fantasioso ma poco concreto, potrebbe finalmente riportare quelle emozioni romantiche che caratterizzavano la Coppa Intercontinentale degli anni 60 e 70. All’epoca questa coppa era considerata la più importante del mondo, proprio come dovrebbe essere. Le sfide erano incredibilmente equilibrate, soprattutto perché la maggior parte dei talenti sudamericani giocava proprio in Sud America. Oggi non è così, ma il Flamengo ha dimostrato che combinando esperienza e gioventù con un tecnico capace si è in grado di compiere miracoli.

Oltre alle implicazioni sportive, non sono da sottovalutare quelle economiche: oltre a creare un’altra vetrina di talenti per l’Europa, la Coppa del Mondo per Club potrebbe portare molto denaro nelle casse delle squadre sudamericane e non solo. Potrebbe far persino rinascere l’economia del Sud America, proprio come negli anni 60. Ma qui si entra nella “fantaeconomia”.

Parlando di calcio, Liverpool e Flamengo hanno dato vita ad una battaglia dall’esito tutt’altro che scontato. Alla fine ha vinto la favorita, ma fino al 99esimo tutto poteva succedere. E a chi l’ha guardata è rimasto un romantico ricordo della sfida Sud America contro Europa. Per la rivincita si deve aspettare la prossima Coppa del Mondo per Club.



di Federico Zamboni