Ieri 17 novembre 2018 è una data da segnare bene nelle proprie menti. A distanza di un anno e poco più, la Nazionale torna a San Siro per cancellare quel secondo posto nel girone e per dimenticare definitivamente quel terribile pareggio a reti bianche con la Svezia nello spareggio mondiale. L’Italia ha di fronte a sé i campioni d’Europa in carica con i quali aveva perso per 1-0 all’ andata. Obiettivo: vincere per tenere vive le speranze di qualificazione alla final four di Nations League. Mancini sapeva che anche vincendo le speranze erano ridotte a un lumicino; perché per non passare, il Portogallo non avrebbe dovuto vincere con la Polonia (già retrocessa); insomma una situazione alquanto improbabile. Ciò nonostante Mancini schiera in campo i suoi uomini migliori, gli stessi che hanno dato una lezione di calcio alla Polonia tranne il neo infortunato Bernandeschi. Uno stadio ricolmo di tifosi, la voglia di riscatto, tanto talento in campo; c’erano tutti gli ingredienti per rendere quella serata indimenticabile nei cuori azzurri. Eppure non tutto è andato secondo i piani.

La Nazionale gioca un primo tempo favoloso distruggendo, anzi polverizzando il Portogallo che non poteva fare altro che piazzare un pullman davanti la propria porta e tentare qualche sterile contropiede. L’Italia dà spettacolo e con pochi passaggi arriva sempre nei pressi dell’area portoghese. Donnarumma si fa un pisolino, I centrali di difesa Bonucci e Chiellini (auguri per le cento presenze) neutralizzano quelle poche volte che il Portogallo si azzarda ad avanzare, i terzini spingono, il trio di centrocampo composto da Jorginho, Verratti e Barella costruisce le trame di gioco, gli esterni offensivi Insigne e Chiesa dribblano, scambiano con i terzini e crossano. Sarebbe tutto perfetto, se non fosse che l’ultimo step, quello decisivo, quello che avrebbe fatto urlare i 70000 di San Siro, non avviene. Immobile non riesce a far valere la propria forza, sia perché marcato a uomo dalla difesa portoghese, sia perché si incaponisce nel cercare il gol rimanendo poco lucido. Gli capitano due occasioni d’oro che non riesce a capitalizzare. Ed è qui il problema dell’Italia di ieri sera (ma anche in generale): non riesce a concretizzare le occasioni da gol, non riesce a rendere onore a quella mole di gioco che c’è dietro a quell’occasione. L’Italia non segna. Il pubblico inizia ad innervosirsi e a fischiare il malcapitato Bonucci non appena tocca palla e i portoghesi continuano a tenere il pullman in divieto di sosta pregando tutte le divinità (anche quelle antiche) di arrivare all’intervallo con la porta inviolata. Il loro desiderio viene esaudito e al 45° le due squadre entrano negli spogliatoi, una sconfortata e l’altra euforica.

Alla ripresa gli uomini di Mancini tornano in campo a testa alta, pronti a sbattere con violenza qualche palla in rete. Gli 11 cuori azzurri partono forte e riprendono da dove si erano interrotti, riprendono a bombardare l’area portoghese, che nel frattempo è stata occupata dal solito pullman (menomale che siamo noi i catenacciari), di cross. Stavolta a differenza del primo tempo, vengono sfruttate di più le corsie laterali, con cambi di gioco effettuati nei tempi giusti, sovrapposizioni azzeccate e qualche finezza stilistica offerta dal buon Verratti. Inizia ad esserci molto nervosismo anche per valutazioni sbagliate dell’arbitro che non punisce diversi falli evidenti dei portoghesi (basti pensare a Cancelo che commette falla da dietro a due giocatori diversi nel giro di 10 secondi) salvandoli di fatto ed evitandogli di concludere in dieci (Cancelo è stato punito solo una volta mentre doveva essere già sanzionato per la situazione scritta prima). Il risultato non cambia e piano piano la stanchezza inizia a farsi sentire. Calano i tre centrocampisti (specialmente Verratti) e cala l’Italia. I portoghesi (complici anche i cambi azzeccati tra cui l’ottimo Joao Mario) cacciano la testa dalla sabbia e iniziano a perforare la difesa italiana che era molto alta per cercare di dare sostegno ai propri uomini offensivi. Non tutti i palloni vengono fermati da Chiellini e Bonucci, e i terzini non riescono più a coprire in modo efficiente per via della stanchezza; Donnarumma si rimbocca le maniche e para l’unico tiro nello specchio della porta effettuato dai portoghesi in tutta la partita.

L’Italia si sta disunendo e Mancini lo sa, inserisce prima forze fresche in avanti sostituendo Immobile con Lasagna, poi inserisce Pellegrini a centrocampo (che sostituisce l’esausto Verratti) e infine si gioca la carta Berardi per il nervoso Chiesa (che aveva simulato un fallo poco prima e per cui era stato giustamente ammonito). Anche quel fifone dell’allenatore portoghese effettua i suoi cambi, e dato che se la sta facendo sotto, toglie due giocatori offensivi (Bruma e Andre Silva) per inserire un difensore (Rafhael) e un centrocampista di copertura (Danilo Pereira) infine toglie un centrocampista (Pizzi) per inserire un giocatore offensivo (Joao Mario).

Nonostante i cambi da ambo le parti, l’inerzia della partita non cambia, con il Portogallo che inizia a osare un pochino di più (con scarsi risultati) ma sempre mantenendo il pullman parcheggiato; con un Italia che è alla ricerca disperata del vantaggio per non gettare tutto alle ortiche. Questa sarà la situazione che accompagnerà i 70000 di San Siro e gli 8 milioni di spettatori a casa fino al 94°. Si conclude qui dunque la nostra avventura in Nations League. Un’avventura che secondo molti è stata disastrosa, ma per me al contrario è stata molto costruttiva per il nuovo ciclo della nostra Nazionale.

In queste settimane Mancini ha schierato molti giovani cercando di fargli fare esperienza internazionale. Barella con lui è molto cresciuto, e lo stesso vale per Biraghi e Chiesa. Molti giovani gioiellini hanno risposto alla convocazione e, nonostante non tutti siano scesi in campo, di sicuro avranno fatto gruppo con i loro compagni. Mancini ha sperimentato nuovi moduli e nuove tattiche, ha rilanciato Balotelli e ha lanciato la coppia Jorginho-Verratti che sarà pilastro del nostro centrocampo per molti anni. Siamo partiti con il freno a mano tirato, ma abbiamo concluso molto bene dando una lezione ai campioni europei in carica e ai polacchi. Sembra che il mister abbia trovato la quadra. Speriamo che ora il nostro maestoso castello non crolli sul più bello. Ora noi tifosi non dobbiamo fare altro che sostenere la nostra Nazionale ancora più di prima. Dobbiamo avere fiducia in questo gruppo e nel suo mister, io ne ho e voi?

 

PS: Auguri a Chiellini per le sue 100 presenze in azzurro!