Ciacole, si dice dalle parte di Trieste. E di ciacole si tratta. Progetti meravigliosi, faraonici, presentazioni da Hollywood, e quant'altro. Progetti che spesso vanno oltre la questione del semplice stadio. Palazzinari da un lato, e investitori dall'altro, vedono nello stadio non il fine ma un mezzo per fare business e favorire nuove colate di cemento e urbanizzazione. In Italia si parla tanto, un Paese da rottamare e amare nello stesso tempo a partire dalla sua vetrina storica, il calcio. Stadi belli affascinanti in alcuni casi, ma che si sono fermati agli anni '90. Da allora poco e niente si è mosso a parte la società più ricca d'Italia, la Juventus, che ha realizzato uno stadio nuovo di zecca, nella migliore delle ipotesi si tratta di ristrutturazioni, come quello dell'Udinese, o dell'Atalanta, ammodernamenti, che rendono più funzionali e dignitosi quelli che dovrebbero essere i nuovi Colosseo di questo secolo. Ma così non è.  
Del Colosseo non sono neanche l’ombra. E intanto i progetti arrivano, non mancano. Da Roma, a Milano, da Firenze, a Bologna, l'Italia in questo si che è unita e non è servita nessuna impresa garibaldina. Le ciacole uniscono tutta l'Italia. Da Palermo, a Trieste che hanno due stadi affascinanti, con una storia interessante, ma non all'altezza di questi tempi. Lo stadio è la prima cosa che si guarda, di una società calcistica. È la casa del calcio. In giro per il mondo sono mete turistiche, fonte di emozione, in Italia, salvo qualche eccezione, rarissima, passano sulla via dell'indifferenza, perché esteticamente osceni, perché non dicono nulla. In Italia c'è bisogno di una rivoluzione radicale, è una questione di vedute, di prospettiva, ma al momento potremmo vincere sicuramente il nobel per le chiacchiere, quelle che attirano anche investitori esteri che vengono qui per fare magari speculazione senza sapere neanche una virgola del calcio. E questo è un dramma in un calcio dove c’è necessità di avere investitori anche italiani, per riuscire a rilanciare il nostro Paese nel mondo e questo rilancio non può non passare anche dal calcio, a partire dalla casa del calcio, dallo stadio. A Liverpool ad esempio l’Everton avrà presto una nuova casa con la riqualificazione di un quartiere malfamato e periferico. Ci sarà una scuola, ci saranno luoghi di socializzazione, area verde ecc. Questo è il calcio che mette insieme business, società, con il giusto equilibrio. Quello che da noi manca.
Certo, è vero che ci sono situazioni nel mondo ben peggiori rispetto alla nostra, è innegabile, un mondo dove si costruiscono stadi per i mondiali in luoghi impossibili spendendo milionate di euro per poi abbandonarli al nulla, e dall’altro dove hai società che per giocare la Champions League devono rivolgersi ad una città diversa dalla propria perché lo stadio non è conforme.
Intanto, coccoliamoci con le ciacole…