L'esclusione dai Mondiali pensavo - ahimè sbagliando - desse una decisa svolta al nostro calcio, ma a quanto pare la situazione sembra, addirittura, peggiorata.

Partiamo dalla questione dei diritti tv: non sono d'accordo con i criteri del bando scelti, la scorsa estate, dalla Lega. Penso, e credo, che il calcio sia, almeno per il momento, l'unico movimento in grado di tenere unito un Paese ormai, da anni, alla deriva. E il fatto di dover pagare due abbonamenti, in periodo storico-econimico in cui si fa fatica a vivere, per guardare, e tifare, la propria squadra e l'intera Serie A, proprio non mi va giù: considero tutto questo una mancanza di rispetto verso il tifoso e la propria passione. Un consiglio alla Lega: al prossimo spot cambiate lo slogan da "il calcio è di chi lo ama" a "il calcio è di chi paga".

Passiamo al caos ripescaggi e fideiussioni: a settembre, con la Serie B, a 19 squadre, già iniziata, il CONI ha rinviato, ancora, la decisione finale sui ripescaggi. Quindi alcune squadre di Lega Pro e di Serie D sono ancora in attesa di scoprire il proprio futuro. Assurdo. Addirittura la Serie B, con due giornate già disputate, potrebbe, dopo le sentenze di martedì (finalmente!) tornare a 22 squadre. E una città come Avellino potrebbe ritrovarsi con due squadre, due società diverse, a disputare due campionati altrettanto diversi. Ditemi voi se questo calcio non è malato.

La questione della Nazionale, invece, è semplice: abbiamo, secondo me, una rosa di qualità, con calciatori giovani e promettenti. Lo so che siamo il Paese calcisticamente più tattico, ma per quello che ho visto venerdì, in Italia-Polonia, più che schemi, movimenti, a quei ragazzi serve trasmettergli, innanzitutto, degli ideali - patriottismo, passione, grinta - e soltanto dopo si può pensare di passare al calcio giocato.

Siamo l'Italia, siamo stati quattro volte Campioni del Mondo, e dobbiamo, assolutamente, tornare al posto che ci compete.

Bisogna, però, cambiare questo sistema marcio e corrotto.