Una volta, non so ora, nei vecchi parchi giochi che offrivano le loro invitanti e girovaghe luci, c'era un gioco che mi appassionava e francamente, cosí, a distanza di tempo, forse appare ora anche un poco cinico. Era quello di sparare ad un orso che sulla sua povera pancia aveva un bersaglio facilmente raggiungibile con il fuciletto in dotazione. Per cui il povero orso poteva essere colpito ripetutamente abbassandosi e alzandosi in continuità emettendo sonori ruggiti di dolore.
Forse un poco per esorcizzare questa mia antica cattiveria infantile, tendo sempre a passare quasi istintivamente dalla parte degli oppressi oppure del bersagliato. Ad esempio il finale dell'Iliade non mi è mai piaciuto e soprattutto vedere un eroe come Ettore spregiato da un Achille imbattibile e super-raccomandato dagli dei, era un cosa che mi faceva un poco rabbia.
Oggi guardo con una certa incredulità la selva di frecce che si abbattono sul nostro condottiero. Ovviamente un poco se la è cercata cercando di montare su una bicicletta, magari assistita, o così pensava lui, e invece si trova a pigiare e a cercare il cambio giusto per arrampicarsi su una strada che si sta facendo in salita.
A parte il solito buonismo ex post, la frecciata non gli arriva solo da una stampa supporter che dà chiari segni di non essere disposta ad esserlo più, un poco come la stizza che si ha per una donna corteggiata quando il sorriso lo rivolge a un altro. No pure, dal suo capitano che ha sintetizzato con una crudezza da monologo shakespeariano una evidente situazione di disagio che penso si respiri comunque nelle segrete stanze. E in clima un poco da tregenda, che tanto piace ai cronisti, del dentro o fuori, ci avviciniamo a una situazione molto difficile per il nostro condottiero. Napoli calcistica sta con il coltello tra i denti un poco come me con il fucile contro il povero orso. Deve vendicare una esclusione Champions dove era arrivata un poco spompata, dopo una partenza ventre a terra, e pure uno 0 a 4 del 3 aprile 2023 dove un Leao stellare ha travolto gli azzurri di Partenope.
Non c'è più Spalletti, ma c'è un Garcia che ritrova certezze o meglio ne cerca di nuove. Una batosta di quelle che non si dimenticano facilmente.
C'è una bellissima canzone di Bennato, bellissima combinazione di un rock/soul e musica che esprime un disincanto sul destino umano che è "L'isola che non c'è", che ne richiama un'altra altrettanto bellissima, per parola e di più ancora come musica, che è la straordinaria "Knock knocking" di Bob Dylan che anche qui coinvolge un eroe, come nel film altrettanto straordinario di Peckinpah, di cui è colonna sonora, anche se nelle vesti di un bandito. In fondo troviamo sempre un personaggio che ci prende nell'anima e che va incontro ad un destino inevitabile.
In queste situazioni, mi porto, più istintivamente che altro, dalla parte del bersagliato, prima osannato per le sue scelte, visto che in fondo le ha approvate lui, e ora aspramente criticato.
Ma vedi come è la vita. Se oggi potessimo scorrere le immagini, tra immancabili peana soprattutto della Rosea, di un Pulisic che con perentorio destro fulmina il fedifrago Donnarumma tra un silenzio agghiacciato del Parc des Princes e, grande genialata di mercato, Jovic con elegante colpo di testa, invece di stirarsi, alzandosi dalla panca, cose che capitano, stendere il PSG con un colpo di testa altrettanto perentorio, dopo che i nostri fulmini di guerra di centrocampo hanno dominato il centrocampo condotto da un ragazzino di 17 anni, oggi il nostro condottiero si avvierebbe lui con il coltello tra i denti in quel della Dea Partenope, protetto da ben altri dei. Lui novello Achille.
E invece legge un poco stupito le critiche ingrate di una stampa che si pone domande prima nemmeno accarezzate con la mente. Magari anche su una sua successione, francamente poco probabile visto il braccino corto di chi ha il portafoglio, molto più lesto all'input che all'output. E comunque del Gerry, che mi richiama un altro personaggio mitico che non mi è mai risultato soverchio simpatico, l'Odisseo che ti fa innamorare e che poi ti molla, forse non e' poi il caso di fidarsi più di tanto, perché il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Che si fa inoltre in questi casi, invece di avviarsi mesti versa la digrignante Dea dello stupendo golfo ché lo vedi e poi muori? Si sposta il problemino in avanti. E si comincia a parlare di campagna acquisti di gennaio. Nomi nuovi, e dopo i dieci acquistati che si fa? Si va a caccia di nuove figurine che spuntano dal cervellone di Moneyball? O magari si ripetono nomi importanti che contano e magari hanno l'ardire di scegliere altri lidi. Quelli dati per sicuri.
Ma dei dieci acquistati che si fa? La sfortuna in fondo ci ha impedito di vedere le ubriacanti serpentine di Chukwueze. Purtroppo i muscoli del Bronzo di Riace hanno fatto crack, come mai gli era capitato. Okafor non poteva fare anche il centravanti? Ora non più? E degli altri nemmeno visti di striscio? Jovic non è stato ritenuto più che adeguato dal nostro condottiero? Quindi di centravanti ne abbiamo tre o no?
Magari pure Leao, così con fantasia potrebbe essere il quarto. Ma no dai... cerchiamo il quinto.
Domande da fare al viaggiatore nelle stelle verso l'Isola che non c'è, oppure a bussare alle porte del cielo per scovare la panacea dei nostri mali. Ma si dai parliamo di futuro, di nuovi mirabolanti acquisti, di giocatori da 20 gol da 20 milioni, non di più please, vendiamo illusioni. Può essere però un ricorso storico, in un gennaio di molte lune fa un piccoletto pelato prese il posto di un inglesino soverchiato dallo spleen e ci fece vincere uno scudetto.
Chissà che tiriamo fuori il jolly dal mazzo, quello che fa tornare il sorriso a tutti. E se fosse uno che dice: "Calma ragazzi, non è che si può fare qualcosa di diverso con quello che si ha?".
Uno che mette tutti in riga che ti stampa con gelido sorriso sul tuo armadietto di spogliatoio, o che ti tira fuori attributi nascosti?
Sogni... Miraggi...
Lontanuccio infatti è gennaio, ma intanto parliamone, accarezziamo l'isola che non c'è oppure bussiamo alle porte del Cielo. Importante è comunque sempre sognare e soprattutto far sognare.
Metto in risalto uno di questi sogni della serie "Sogni di una Notte di Mezzo Inverno."
Blog: L'isola che non c'è (nemmeno a gennaio) con un poco di ironia...

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