Nel romanzo “L’atlante delle nuvole” di David Mitchell, dal quale prende poi origine Cloud Atlas, film del 2012 con Tom Hanks, troviamo questa frase: Il tempo, la forza di gravità e l’amore. Tutte le forze che fanno girare il mondo sono invisibili.

Potremmo continuare sulla stessa falsa riga citando Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry: l’essenziale è invisibile agli occhi.

Ma questo preambolo a cosa ci serve? Probabilmente a capire che ciò che noi vediamo è ciò che riusciamo a vedere secondo i modi della nostra “conoscenza”. In senso proprio, noi non “conosciamo” la realtà, ma la sua apparenza, come essa risulta dall'incontro con le nostre strutture conoscitive. Sta di fatto che la realtà in sé rimane consegnata all’inconoscibi­lità, all’invisibilità. Sembra Kant ma stiamo parlando di Bentancur.

Quando all’inizio della stagione avevamo dinanzi agli occhi i nomi dei giocatori che avrebbero dato peso, consistenza e realtà al centrocampo di Sarri, ci apparivano su tutti quello di Pjanic, dei nuovi arrivi Rabiot e Ramsey, del potente Emre Can e dei professori Khedira e Matuidi. Nel cono d’ombra, distante dalla nostra percezione, restava quello dell’invisibile Bentancur.

Uno spessore palesatosi con la mancanza

Nonostante le 40 presenze totalizzate dal 22enne uruguaiano la scorsa stagione, e le 27 racimolate nel suo primo anno, nessuno osava pronosticarlo come pedina fondamentale della mediana bianconera: semplicemente perché Rodrigo è uno di quelli capaci di esaltare il sistema scomparendo in esso. Il suo spessore e il peso nel gioco di Sarri ci si è palesato, come un εὕρηκα (èureka) ed epifania, in concomitanza con la sua mancanza.

Era il sette dicembre, la Juve affrontava la Lazio e il suo infortunio mise a repentaglio le sorti della partita. Si, perché, prima di lasciare il campo, il ragazzo di Nuova Helvecia si era reso protagonista dell’assist che aveva portato, poi, al gol di Ronaldo, e risultava fondamentale con il suo movimento difensivo a scalare che permetteva al reparto difensivo di ripiegare con i giusti tempi, in fase di transizione offensiva degli uomini di Inzaghi. 

Bentancur ha bisogno di attenzione

Arrivato in Italia nell’operazione che ha riportato Tévez al Boca, Rodrigo Bentancur si è dimostrato negli anni in costante crescita, un giocatore prezioso, forse ancora grezzo, completo fisicamente e tecnicamente, maturo sotto l’aspetto mentale.

Eppure, per chi non presta un’attenzione elevata alle partite, restando fisso alle apparenze e alle giocate, al fenomeno, Bentancur più che influente appare invisibile. Riesce a definire l’identità di una squadra, in un calcio proattivo e posizionale, senza essere appariscente, per meriti e, qualche volta, per il demerito di essere poco convinto in zona gol (la rete segnata alla Roma ieri sera è solo la terza in bianconero).

Quindi, nonostante l’indisponibilità per squalifica nelle ultime tre, possiamo affermare che Rodrigo Bentancur è, al momento, l’uomo che definisce il modo di stare in campo della Juve di Sarri, avendo caratteristiche peculiari lontane da qualsiasi altro centrocampista bianconero.
Per indole, infatti, è perfetto per l’applicazione del sistema sarrista: essendo in grado di gestire con serenità e fluidità il possesso, in modo da sorprendere le difese avversarie per sfinimento, tocco dopo tocco.

Intelligenza posizionale

Il calcio delle big arriva alle vittorie grazie ai gesti tecnici spontanei dei singoli e al controllo del pallone di questi. Dunque, si presuppone la pulizia dei gesti stessi e qualità tecniche al di fuori del comune. Per dirla alla Allegri, bisogna giocare bene tecnicamente. Alla qualità però va corredata la scelta, quella capacità di non sbagliare la presa di posizione e opzione. 

Ecco che la qualità maggiore di Bentancur sta nel senso di posizione. Rodrigo è sempre dove deve essere, sia in fase offensiva che difensiva, e quando ha la palla sa sempre dove sono i compagni o i corridoi liberi da prendere palla al piede. Bentancur è invisibile perché è sempre totalmente e completamente all’interno della partita, capace di essere protagonista delle azioni, essendolo o meno, proiettandosi con i piedi o con il pensiero nelle conseguenze alle quali quelle azioni porteranno.

Immaginare il suo grado assoluto e centrale nel sistema di Sarri non era poi così difficile. Se il tecnico di Figline è ossessionato dal dominio del gioco non può fare a meno di un elemento capace, al tempo stesso, di giocare la palla con qualità e occupare il miglior pezzo di campo a seconda del contesto. 

Case History: Lazio-Juve

Tornando un attimo alla partita con la Lazio degenerata in seguito alla sua uscita dal rettangolo verde.

Bentancur occupava quella che era probabilmente la catena più sbilanciata dei bianconeri, la destra: composta da Cuadrado, che terzino non è, Dybala e, in quel caso, Bernardeschi, che tende spesso ad allargarsi. Giocatori che amano tenere palla tra i piedi e muoversi il più possibile per trovare la posizione dalla quale fare male.
In tale contesto, capirete quanto la figura di uomo capace di adattarsi adeguatamente alle situazioni di gioco sia importante e quanto possa mancare questo dinamismo con l’ingresso di un centrocampista molto più statico come Emre Can.

L’ingranaggio Bentancur

Rodrigo Bentancur è invisibile perché è l’ingranaggio che permette al sistema Juve di funzionare, sia in fase di possesso, sia in fase di gioco posizionale, quando dunque non si riesce ad andare in verticale.

Bravo ad abbassare il ritmo quando la partita lo richiede con qualche passaggio in più, e normale, ma anche di aiutare la mediana a disporsi meglio in campo secondo i principi di quella simmetria più volte invocata da Sarri.

Simmetria che non è solo un cruccio dell’allenatore toscano ma un principio fondamentale del suo gioco. Essere capace, infatti, di occupare le giuste zone del campo in fase di possesso ti permette, poi, di applicare marcature preventive corrette che ti aiutano ad evitare transizioni difensive pericolose (situazioni queste che la Juve soffre molto senza Bentancur).

L’invisibile Bentancur

L’invisibile Bentancur che diventa indispensabile, perché non solo permette lo sviluppo del concetto offensivo ma, soprattuto, permette tale sviluppo senza rinunciare all’equilibrio difensivo.
In fondo è la tradizione sudamericana ad averlo dotato di quella capacità di dominare i ritmi secondo i canoni di pausa, pressione, lettura, conduzione e decisione.

In un contesto abbastanza lineare, infatti, non è raro vederlo manipolare gli avversari attraverso improvvisi cambi di passo e dribbling difensivi in ottica di condurre la palla verso spazi liberi dove trovare nuove linee di passaggio o sbocchi. 
Quando l’invisibile Bentancur diventa appariscente, infatti, lo fa solo per venire fuori a contesti di gioco chiusi, che non farebbero che mandare nel panico altri nel suo ruolo.
Ci sono giocatori che rubano le luci dei riflettori per le giocate sensazionali che ci regalano dandoci l’impressioni di essere i motori delle squadre, altri, invece, sono capaci di scomparire facilitando l’esistenza dei sistemi e dei singoli grazie alla loro intelligenza. Bentancur è parte dei secondi e rende possibile la bellezza degli altri e il funzionamento del piccolo universo nel quale coabitano.


L’invisibile Bentancur ieri si è reso partecipe di una delle sue migliori prestazioni in bianconero, trovando numerosi inserimenti e la rete. La convinzione è che se l’universo Sarri sarà in grado di esplodere, molti meriti andranno al Lolo Bentancur. Perché ricordate che tutte le forze che fanno girare il mondo sono invisibili.