“La più grande figuraccia della storia”.
Titola così il quotidiano iberico Sport, all'indomani della sconfitta per 4-0 nella semifinale di ritorno di Champions League tra Liverpool e Barcellona.
La Spagna saluta la massima competizione europea dopo cinque stagioni di dominio firmato Real Madrid (quattro successi) e Barcellona (una finale vinta): Lisbona, Berlino, Milano, Cardiff e Kiev. Quest’anno a Madrid (scherzo del destino?), potrebbe essere finale tutta inglese, come non capita dalla stagione 2007/2008 (Manchester United-Chelsea allo Stadio Lužniki di Mosca), oppure sarà sfida tra inglesi e olandesi in caso di passaggio del turno dell’Ajax questa sera. L’ultimo atto senza una spagnola risale al 25 maggio 2013, quando a sfidarsi furono Bayern Monaco e Borussia Dortmund, al tempo allenato dal “giustiziere catalano” della semifinale di ieri, Jurgen Klopp.

“La sonora sconfitta di ieri è il risultato di un accumulo di batoste europee fuori casa nelle ultime stagioni”, scrive Gabriel Sans, giornalista del Mundo Deportivo. Parigi, Torino, Roma e Liverpool: quattordici gol subiti contro zero realizzati. Quella che sembra essere un’invincibile armada tra le mura amiche, si perde in un bicchiere d’acqua in trasferta, dando vita a un “incubo che non si ferma e va avanti”.

Tempo di bilanci, insomma. Periodo in cui, in Spagna, si accetta “l’umiliazione subita, che ha causato una ferita molto difficile da chiudere”. Sono le parole di Javier Miguel, giornalista di AS, che parla di fine di un ciclo: “Il viaggio di ritorno è stato il più duro della stagione con una tensione e una desolazione nell’ambiente che a malapena si poteva respirare. In seno alla spedizione, atterrata alle 5 del mattino, si aveva la chiara sensazione che qualcosa si fosse chiuso e che, a partire dalla prossima stagione, sarebbe partito qualcosa di nuovo”.

La società, intanto, si è presa del tempo: riflessioni da fare, piani da rivedere, uomini da cambiare o riconfermare. Le critiche hanno letteralmente inghiottito l’allenatore dei catalani, Ernesto Valverde. I tifosi vogliono l’addio, il presidente Josep Maria Bartomeu prende tempo, almeno fino a fine stagione. Il Barcellona, infatti, deve ancora disputare la finale di Coppa del Re contro il Valencia: salvare il salvabile, senza dimenticarsi di una Liga già in cassaforte.

Tra i giocatori sono in tre a essere finiti nell’occhio del ciclone: Philippe Coutinho, ex della gara, il veterano Sergio Busquets e Jordi Alba. Per il brasiliano il rischio è quello di una pesante svalutazione sul mercato dopo i 160 milioni spesi nel gennaio del 2018: l'acquisto più caro della storia del Barca. Diverso il discorso per il centrocampista, diventato “emblema del tempo che passa e non si ferma”, nel momento in cui sulla testa del suo connazionale pende la spada di Damocle della “mancanza di concentrazione nei primi due gol degli inglesi”, come riporta AS.

E Leo Messi? In Spagna lo definiscono come lo “specchio del dramma del Barcellona”. Straripante all’andata con una doppietta, assente, o quasi, al ritorno. La sua espressione a fine gara non ha bisogno di ulteriori commenti, fatta eccezione per quelli lanciati dai tifosi spagnoli all'aeroporto di Liverpool.