Interrompere le partite, sarebbe un errore, e anche grave. Sarebbe l’inizio della fine del calcio. Veramente.
Le dichiarazioni di Carlo Ancelotti al termine di Inter-Napoli hanno riportato all’attenzione mediatica il problema dei cori razzisti negli stadi. Una piaga del nostro calcio ormai ricorrente e che riguarda in pratica tutti gli stadi italiani.

Il Tecnico partenopeo, fra l’altro, ha detto che il nervosismo di Koulibaly  era dovuto ai buu razzisti di alcuni  spettatori del Meazza e ha sottolineato  che il Napoli ha chiesto alla Procura Federale, per tre volte, l’interruzione della partita, che non c’è stata. Ancelotti ha anche aggiunto che la prossima volta, se la richiesta non verrà accolta, sarà il Napoli ad interrompere la gara.

E’ evidente, che si tratta di dichiarazioni forti; di una vera e propria denuncia verso le Istituzioni, che non hanno fatto applicare un provvedimento al momento in vigore e quindi, alla fine, a danno della squadra napoletana.
Sui cori razzisti, nei giorni scorsi, è intervenuto anche il Presidente della FIGC Gravina, che ha intimato: “Tolleranza zero per chi non rispetta le regole”. In proposito Gravina ha anche specificato che la cooperazione dovrà essere totale e soprattutto perfettamente coordinata.

 La Federazione deve poter contare sull’appoggio dell’Aia e sul designatore degli arbitri di Serie A, Rizzoli: "Le regole ci sono e sono chiare: alla prima infrazione c'è la sospensione della partita, al secondo annuncio si richiamano le squadre a centrocampo. Se ancora non basta, l'arbitro deve mandare tutti negli spogliatoi e la partita è sospesa. Ci vuole la collaborazione di tutti, anche degli organi locali che poi dovranno coordinare il deflusso dei tifosi dallo stadio".

Pensate un attimo cosa diventerebbero le partite! Sarebbe una sorta di non ritorno, come dicevo in premessa: sarebbe l’inizio della fine del calcio. E’ il solito provvedimento all’italiana, che tenta di curare il disturbo, ma non guarisce la malattia. I cori cosiddetti razzisti negli stadi sono di diversa natura e assumono connotazioni diverse, nel senso che non tutti hanno la finalità razzista; tutt’altro.

A Torino, ad esempio, una frangia dei tifosi bianconeri, per protestare contro il caro biglietti, si è divertita ad intonare i cori razzisti per far punire la Juve, che in effetti è stata punita con la chiusura di una curva. Lo scorso hanno è successa una cosa simile all’Olimpico, dove un gruppo di tifosi,  che ce l’aveva con Lotito, intonava cori sulla discriminazione territoriale per fare multare la Lazio. L’elenco potrebbe proseguire all’infinito.

Il problema dei cori razzisti e della sicurezza in generale negli stadi va affrontata - a mio avviso - come recita un famoso detto popolare: prendendo il toro per le corna. Negli stadi c’è la videosorveglianza; con le tante telecamere installate, è possibile individuare i colpevoli. Questi devono essere puniti subito e allontanati dagli stadi e gli deve essere impedito di tornarci, nei casi più leggeri per anni e nei casi più gravi: per sempre.

In Inghilterra, in tribuna, se lanci un aeroplanino di carta verso gli spettatori sottostanti dopo pochi secondi arrivano gli uomini della sicurezza che ti prelevano e ti portano nelle celle che si trovano nei seminterrati dello stadio, di solito: la prossima volta non lo fai!