No, non sto mettendo le mani avanti.

Sembrerebbe così a primo impatto, lo so, ma andiamo per gradi. E, per l’occasione, mi sono imposto di essere sintetico (credetemi!).

Per dimostrarvi le mie buone intenzioni, andrò dritto al punto, senza giri di parole.

- Decidetevi: il mercato è promosso o bocciato?

All’indomani della pace fatta tra Conte e la società, il mercato interista ha preso una piega completamente differente da quella che pareva tracciata prima dello sfogo dell’ex tecnico del Chelsea. L’acquisto in prospettiva già effettuato di Hakimi (a proposito, ma quanto è forte?) si è rivelato l’unico, a meno di colpi di scena dell’ultim’ora, realizzato anche con uno sguardo al futuro. La richiesta del mister è stata chiara: calciatori pronti e di spessore. Ed ecco puntualmente arrivare i due pupilli accostati per anni al club meneghino e assolutamente fondamentali per le caratteristiche tanto amate dall’allenatore: Kolarov e Vidal.

Levata di scudi immediata: «sono dei bolliti, non potete competere con questi ultratrentenni» e via di considerazioni sempre più colorite. E attenzione, come di consueto da quando è iniziato il nuovo corso neroazzurro, le polemiche provengono da ogni parte, senza distinzioni.

Il quesito che mi sono posto è il seguente: se il mercato è stato così fallimentare, come è possibile che si possa scaricare tutto il peso sull’Inter?

Ecco, bisogna mettersi d’accordo: se l’operato della dirigenza non è stato ottimale, allora come potete ergere i neroazzurri in cima alle pretendenti per la conquista del titolo?

So bene che molti non vedevano l’ora di poter caricare tutto su Conte, tanto che il motto «Conte non ha più scuse» è diventato il nuovo slogan più amato dagli italiani.

A parte questo, in molti hanno fatto notare un aspetto già più condivisibile: gli acquisti dei due succitati sono assolutamente validi (e ci mancherebbe, mi verrebbe da dire!), ma il problema è che la loro carta di identità non gli consente di avere tante annate spendibili.

Dunque, una volta che lo juventinissimo (…) Antonio Conte lascerà il club (a fine stagione o al massimo nel 2022), la rosa sarà nuovamente da ricostruire e, di conseguenza, bisognerà nuovamente gettare le basi per un nuovo percorso.

Già questa tesi potrebbe avere un suo senso, però…

Però, lo dico francamente, da sostenitore interista e come garantito senza perdermi in chiacchiere: non vinco nulla da dieci anni e a fine stagione voglio alzare un trofeo, arricchire il palmares ed essere soddisfatto del successo. Di ciò che è la pianificazione del futuro se ne occupa la dirigenza, la quale ha dimostrato, al netto dei naturali errori di valutazione che qualunque società sportiva commette, di essere competente e di avere il polso della situazione. Ditemi ciò che vi pare, ma da quando si è insediato Marotta, la musica è cambiata. Ripeto, ci sono state alcune situazioni che avrebbero potuto avere una gestione differente, ma è il meglio che abbiamo avuto nell’ultimo decennio.

Io mi fido.

E poi, andando nello specifico, tra i vari Radu in porta, Bastoni in difesa. Sensi e Barella a centrocampo, ed Esposito in attacco, sceso di categoria per maturare… insomma, non mi sembra che la famosa linea verde sia così trascurata come si vuol dipingere, fermo restando un pensiero: i giovani devono essere bravi. Non devono essere inseriti solo in quanto tali. Devono avere il talento e, su questo credo siamo tutti d’accordo, dei nomi appena fatti di talento ce n’è.

Dunque, in attesa dell’ultimo arrivo (Marcos Alonso?), personalmente mi ritengo più che soddisfatto del calciomercato interista. Sono arrivate le pedine giuste, quelle che servivano per avere dei ricambi all’altezza, come dimostrato nella gara di esordio vinta proprio grazie alle sostituzioni (finalmente!). Certo, ci sono diversi esuberi, ma a questo punto meglio averne in più che in meno.

Allora verrebbe spontaneo: se il mercato è stato soddisfacente, allora l’Inter è la favorita.

Ecco…

- No, l’Inter non è la favorita per lo Scudetto!

L’assortimento nei vari reparti è sicuramente migliorato, non c’è dubbio.

Il gap, classifica finale dello scorso torneo alla mano, si è ridotto.

La sicurezza e la voglia di far bene sono presenti.

Insomma, le componenti per andare a caccia del bersaglio grosso ci sono tutte.

Il punto è: la Juventus.

Ebbene sì, rimane ancora lei la squadra da battere.

Sì, è vero, ha cambiato guida tecnica, puntando su uno dei più grandi interpreti del gioco del calcio quando calcava i campi, ma assolutamente a digiuno di esperienze alla conduzione tecnica di una squadra, tantomeno di una big.

Sì, va riconosciuto, il mercato bianconero non è stato sfavillante: le operazioni alla Higuain e alla Cristiano Ronaldo delle ultime annate sono ormai lontani ricordi.

Sì, probabilmente il nuovo gioco bianconero, sconosciuto e in fase di costruzione, potrebbe rallentare la corsa dei campioni in carica e consentire di approfittare di qualche passo falso che potrebbe essere più frequente.

Tutto questo e anche altre eventuali considerazioni aggiuntive possono essere ritenute argomentazioni assolutamente eccellenti, ma non possiamo negare un fatto: la Juventus ha vinto gli ultimi nove titoli disputati, è una squadra che parte sempre tra le papabili per la conquista della Champions League e, per quanto criticabile, ha tra le sue fila degli elementi che da soli possono cambiare gli equilibri (il mio amato Dybala, ad esempio).

A me pare che si voglia togliere un po' di pressione da chi ormai è abituata ad averne per poggiarla sulle spalle ancora in fase di irrobustimento dell’Inter.

Eh no, non esiste: la Juventus rimane la favorita per vincere il campionato, e non lo dico per scaramanzia o perché non voglio che la squadra da me amata sia messa all’angolo. Ritengo che mai come quest’anno le distanze si siano notevolmente accorciate.

Questo, però, non può sovvertire le gerarchie: la Signora è la principale, potenziale, regina del torneo. Noi partiamo appena indietro, pronti ad inseguire l’obiettivo.

- E allora che stagione ci attende?

Con quanto scritto, non intendo assolutamente dire che ci accontenteremo del secondo posto. Non avremmo dovuto farlo mai, come caratura storica, anche nelle peggiori stagioni, figuriamoci adesso. Solo che non dobbiamo cadere nel più becero dei tranelli emotivi: i facili entusiasmi. A vedere i primi due match mi sono sentito bene e confesso che anche contro la Fiorentina, nonostante fossimo sotto fino a pochi minuti dal termine, non ho mai avuto la sensazione di vedere una squadra arrendevole, anzi, avevo come il sentore che in qualche modo l’avremmo raddrizzata.

Ecco, a mio avviso quello che dobbiamo dimostrare in questa stagione è di non essere mai fuori dalla partita. Concentrazione, abnegazione, spirito di sacrifico, qualità nelle giocate, azioni veloci: io voglio divertirmi e, naturalmente, vincere.

E vale in tutti gli ambiti.

A proposito, consentitemi una breve dissertazione sul sorteggio del girone di Champions League.

Ho già letto di qualcuno che ha parlato di girone facile, che se non passiamo siamo una squadraccia e le solite fesserie.

Premesso che incrociare il Real Madrid parla già da solo, ma chi crede che Shakhtar Donetsk e Borussia Mönchengladbach siano una passeggiata non ha davvero idea di ciò che dice, perdonatemi. Possiamo assolutamente accedere agli ottavi di finale, ma non partiamo con le solite manfrine. Siamo pur sempre provenienti dalla terza fascia, non dimentichiamolo. Quindi, va bene la fiducia, ma anche qui non alimentiamo certezze che non esistono.

Discorso ben differente per la Coppa Italia: ecco, quello è un trofeo che dobbiamo cercare di onorare e, se possibile, di portare a casa. So bene che in molti rimarrebbero delusi da una stagione con solo la coppa nazionale e invocherebbero l’esonero immediato di Conte (lo hanno chiesto persino quest’anno, figuriamoci), ma come per l’Europa League l’anno scorso, arrivare in fondo e cercare di vincere sarebbe sempre un risultato vitale per la crescita.

Il vero nodo, però, è uno solo.

Questo benedetto Scudetto, quindi, lo vinceremo o no?

Naturalmente, nessuno può rispondere a questa domanda.

Io mi permetto di dire che gli altri sono ancora davanti, per i motivi di cui sopra, ma noi siamo pronti ad inseguire l’obiettivo.

Io ci credo, ma non facciamoci prendere dalla voglia di vittoria a tutti i costi.

Restiamo lucidi.

Siamo l’Inter, favoriti o meno, che sia sempre ben chiaro!